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avere il terzo settore contro

Creato il 23 maggio 2015 da Plus1gmt

Dal giardino di qualche villa privata qui intorno giunge copioso un profumo che ricorda quello di una macchia più meridionale con quel misto di eucalipto, liquirizia, menta e chissà quali altre specie vegetali. Un gioco a premi su questa attitudine olfattiva a discernere ogni singola essenza da un insieme sarà già stato inventato e avrà fatto la fortuna di qualche autore di programmi televisivi. In ambito sapori oggi c’è pieno di cose del genere, forse l’odorato è un senso di serie B e non attira introiti pubblicitari, anche se sono certo che proposta a qualche multinazionale di prodotti di bellezza si tratta di un’intuizione in grado di suscitare l’interesse che merita. Comunque la peculiarità di tutto questo è che ci troviamo nel quartiere Città Studi di Milano, ben lontani dalle coste della Sardegna dove il profumo della macchia non ti dà tregua. Sono in visita nella sede della fondazione del momento, quella di cui parlano tutti costituita da operatori che si occupano di fornire help desk culturale alle persone che, in estate, sono costrette loro malgrado alla città forzata per tutti i problemi che la gente in questa epoca di recessione può soffrire. Mancanza di risorse ma anche, e soprattutto, solitudine. Uno dei coordinatori mi fa notare che nella stessa scala del loro centro operativo vive una ex starlette dei programmi Mediaset, una specie di modella olandese che ha trovato successo in Italia e che non è difficile incontrare a spasso sulla sua bici con i freni a bacchetta. Ma si tratta solo di una delle poche distrazioni che i volenterosi ragazzi lì dentro si possono permettere. Lo scopo, d’altronde, è nobile. Con il caldo e le vacanze c’è poco da fare se sei costretto a stare chiuso in casa. Dopo un po’ anche la tv a pagamento ti stufa, non c’è nemmeno l’ombra (che con questo clima torrido non sarebbe per nulla sgradita) di musicarelli sulla tv pubblica e di tutta la pubblicità di impianti di condizionamento sui canali privati ne hai le palle piene. Ma anche l’Internet non se la passa bene. Blogger e influencer sono al mare e i loro siti languono privi di novità succulente, il palinsesto dei portali di informazioni lo si conosce a menadito tra i consigli su come ripararsi dalle temperature elevate, qualche episodio di cronaca nera, l’esodo e le partenze intelligenti, animali abbandonati e tutti i numerosi tormentoni sfruttati al massimo per ogni tipo di gadgettistica intellettuale. L’intuizione nobile è stata proprio quella di un impegno volontario a scrivere contenuti che possano occupare il tempo di chi non riesce a fare a meno di stare con il pc acceso. L’operatore che si è prestato all’intervista mi descrive la rubrica che cura in prima persona su uno dei principali quotidiani nazionali che riguarda le tendenze con cui ciclicamente si commentano gli interventi altrui sui social network. In estate il pubblico è nervosetto, mi dice, quindi meglio assecondare sarcasmo e provocazione. Hanno comunque la fortuna di ricevere sovvenzioni da alcuni gruppi editoriali, da blogger molto in vista e hanno il supporto tecnico di una delle più diffuse piattaforme di publishing. Fanno persino le veci di alcuni autori molto cliccati postando per loro durante il periodo di ferragosto. Ed è a quel punto che gli faccio notare che un servizio di blog-sitting più articolato potrebbe essere un ulteriore sviluppo remunerativo per la fondazione. Probabilmente non ha gradito il mio commento, si è sentito sminuire la sua attività o comunque ha frainteso quello che volevo dire, fatto sta che è in genere è meglio che certe cose le tenga per me.



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