Oggi non scriverò nulla, se non queste brevi righe. E' la mia adesione allo "sciopero del silenzio" contro il ddl intercettazioni. Quasi tutti gli organi di informazione hanno aderito. Il Giornale no e il suo direttore, Vittorio Feltri, qui spiega il perché. Per fare una battuta, ed essere un po' ironici, tra lo sciopero del silenzio di oggi e le giornate precedenti, non mi sembra di avvertire tutta questa differenza.Però, due righe in più vorrei spenderle. Ho letto la spiegazione di Feltri e, di seguito, anche i commenti dei lettori de Il Giornale. Mi sono stupido del clima goliardico, quasi da tifoseria calcistica. Chi legge Il Giornale sberleffa la Repubblica, L'Unita. Per la precisione, questo atteggiamento si ritrova anche nei lettori dell'altra parte. Per quanto mi riguarda ritengo che la vera libertà di stampa, e la conseguente libertà di espressione e pensiero, stiano più negli occhi di chi legge che nella penna di chi scrive. Per come la vedo io, la vera libertà di informazione è proprio negli occhi di chi legge. E' come pensare di andare per mare. Quando sei in mezzo ad una immensa e sconfinata distesa d'acqua, non puoi avere un solo punto di riferimento, perché se ti venisse a mancare, o se per mille motivi lo confondessi con qualcosa d'altro, saresti finito. E' per questo che è necessario confrontare più voci. La libertà è un'azione attiva. La libertà non si subisce. Si subiscono le violenze, le umiliazioni, la prigionia.
E' per questo che, quando posso, mi informo leggendo più giornali, senza schifarmi di prendere in mano Il Giornale o la Repubblica. Perché la vera libertà di stampa sta nel mezzo, o meglio, nella loro unione. Quando gli organi di informazione, di correnti diverse si accoppiano, spesso generano spirito critico in chi legge. Quando Il Giornale mi dice che mi trovo in Italia e la Repubblica insiste a dire che sono in Francia, il mio spirito critico, sempre che non si sia rincoglionito, vedendo davanti a sé Buckingham Palace mi farà capire che mi stanno raccontando balle.
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