
Ogni tanto, spesso, mi chiedo cosa diavolo significhi territorio, questa parola di cui mi riempio (ci riempiamo) la bocca quando parlo (parliamo di vino). E, naturalmente, ogni volta la risposta è differente.
Poco fa, Anna mi raccontava del viaggio domenicale di suo cognato. E’ partito presto questa mattina da un paese della Marsica, sulle montagne Abruzzesi, a bordo di un capiente furgoncino in compagnia di un paio di amici. Destinazione Valdobbiadene. L’allegra, immagino, brigata ogni anno in questa stagione, al timido risveglio della primavera, prima che i tepori inneschino la seconda fermentazione, si macina oltre 1200 chilometri, fra andare e tornare, per fare scorta di Prosecco in damigiana. Che fra qualche settimana, nelle cantine d’Abruzzo, diventerà un bel Prosecco Colfòndo artigianale tappato a corona.
Ecco, poco fa, ascoltando la narrazione di questo viaggio, che è il viaggio di migliaia e migliaia di amanti del Prosecco, viaggio che si reitera e si fortifica anno dopo anno, ho pensato che questo, anche e soprattutto questo, sia Territorio.






