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Il territorio-Salento tra natura e architettura

Creato il 24 settembre 2013 da Cultura Salentina

24 settembre 2013 di Redazione

di Brizio Montinaro

Il territorio-Salento tra natura e architettura

Pasquale Scarciglia: Qui Salento (Olio su tela 70×120 cm)

…”Il futuro dell’architettura è legato ad una diversa interpretazione della realtà, al successo di ideali diversi; ad una più profonda coscienza sociale e ad una maggiore integrità individuale. Solo a queste condizioni potrà essere promossa quell’integrazione, di un intero popolo con la sua terra, che, da una realtà economica mistificante, condurrà verso la libertà, mentre il lavoro, il denaro, la terra, gli edifici non saranno più intesi come puri oggetti di speculazione”…

1953, F.Ll.Wright (1867-1959)

F.Ll.Wright visionario e geniale architetto, scomodo per la storiografia ufficiale ma cannibalizzato ad uso e consumo dalla cultura ufficiale nei momenti di transizione, non ha mai smesso fino all’età di 91 anni di sognare il suo futuro realizzando opere di architettura che hanno dato linfa vitale a più generazioni di uomini e progettisti.  Il suo era un approccio “olistico”, si direbbe ora, che lui definiva semplicemente “organico” (Architettura Organica), precursore ante litteram del concetto di “sostenibilità” ne attuava i principi attraverso realizzazioni e pratiche di vita diffondendo il suo credo in tutto il mondo. La sua conoscenza era sconfinata in tutti i vari ambiti del sapere umano e la sua contaminazione è stata proficua anche per la nascita, non solo di tanti professionisti del progetto, ma addirittura di veri e propri movimenti artistico-architettonici e di pensiero.

In Europa “contamina” J.P.Oud ed il DeStijl, di seguito alla pubblicazione delle edizioni Wansmuth in Germania nel 1910 e quelle seguite anche in Olanda, successivamente anche Gropius e la Scuola di Amsterdam gli saranno grati. In Italia determina la nascita dell’APAO-Associazione per l’Architettura Organica a metà degli anni ’40 e successivamente tutta la migliore cultura del progetto degli anni ’50 ne è positivamente influenzata. Carlo Scarpa in un suo scritto autobiografico scrive “ho sempre ammirato Mies e Aalto ma per me l’opera di Wright è stata un colpo di fulmine …. In alcune mie cose dei primi anni credo di aver sfiorato il limite dell’adulazione.” Wright, nel 1951, in viaggio per l’Italia, attratto da alcune produzioni di Venini a Murano acquisterà l’intera collezione senza conoscere l’artefice, era stato Carlo Scarpa.

>continua

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