Un capolavoro. Una perla cinematografica dell'era dei "Telefoni Bianchi". Una lunga intercettazione di suspense. Un brivido da interurbana.
Del film avevo già parlato in uno dei primissimi articoli del blog. Merita tuttavia richiamarlo per ricordare la bravura del premio Oscar Barbara Stanwyck e di Burt Lancaster in quelli che sono i momenti topici del film.
Il primo riguarda la scoperta di Leona (la Stanwyck) che all'apparecchio ascolta casualmente due uomini complottare la morte di una donna sola poco dopo le 11 di sera.
Il secondo concerne la morte di quella stessa donna che, ormai s'è inteso chiaramente, è proprio la stessa Leona!
Leona Stevenson è una donna ricca e molto prepotente, costretta da qualche tempo a letto per via di una malattia nervosa. Il marito, per il quale prova una possessività smodata, ha compiuto un grave furto ai danni dell'azienda farmaceutica della moglie. L'uomo, corrompendo il chimico, è rimasto vittima dei suoi stessi affari criminali mettendo a rischio anche la vita della consorte. Leona, sola e allettata nella sua grande casa di Manhattan, con la servitù in libertà, le telefonate inquietanti, la progressiva presa di coscienza della mascalzonaggine del marito che mai aveva sospettato è rimasta letteralmente appesa alla rete telefonica; la sua unica arma spuntata assieme ad un plotone di algide centraliniste che sembrano non percepire il suo terrore.
Un cult che ricompongo sempre volentieri proprio come il numero telefonico di certi amici.
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake