Magazine Diario personale

Il Tesco dei single.

Creato il 16 luglio 2014 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

Vivo in un quartiere chiamato West Norwood, nel sud di Londra, quel sud che tutti dicono essere il paradiso, la zona migliore di questa grandissima e bellissima città. Io ci sto bene, ho tutto quello che mi serve a pochi passi da casa, non lo so se è perché la maggior parte degli anni della mia vita li ho spesi in una provincia fascista e sporca che non mi è mai piaciuta, fatto sta che se mi serve un litro di apple juice posso fare qualche passo e arrivare da Tesco, se voglio comprare dei vestiti a una sterlina ho una sfilza di charity shops, e se voglio tingermi i capelli ci sono i negozi per parrucchieri delle donne di colore che ne sanno più di Tabatha mani di forbice. Tesco, non ve lo devo spiegare io, è uno dei tanti supermercati inglesi dove la maggior parte dei prodotti sono zozzerie grassissime da americano obeso, quindi uno dei miei posti preferiti al mondo. Ho scoperto che nella zona dove vivo ci sono molti ragazzi carini e liberi, l’ho scoperto perché una sera sono andata in un pub da sola per scappare dalle urla dei bambini ed erano tutti lì, soli come me, loro con la loro birra e io con il mio sidro ai frutti rossi. Nessuno è venuto a offermi da bere, nessuno ha parlato, nessuno ha fatto nemmeno un cenno con la mano, ho pensato che allora è vero che tutti gli uomini sono uguali, non importa in che parte del mondo andrai a sbattere o in che lingua ti rapporterai con loro, comunque sono più di travertino delle panchine fuori la stazione di Guidonia. Ma tutti i ragazzi carini e liberi devono mangiare qualcosa, quindi eccoli lì, tutti a cercare qualcosa da mettere sotto i denti nelle corsie del piccolo Tesco di West Norwood. Vanno sempre tutti di fretta, e invece nel supermercato ci perdono le ore. Guardano tutti, leggono le etichette, a volte ho l’impressione che alcuni comprino solo prodotti cromaticamente abbinati tra loro. Io mi intrufolo con gli occhi nei loro cestini e analizzo la loro spesa, provo a capire se come me sono vegetariani, se leggono il giornale, se bevono il latte di soia. Ma la scoperta sensazionale è che questi freddi pezzi di carne che incontro tutti i giorni alla fermata del bus, dentro il Tesco diventano dei rimorchiatori seriali, lasciano la timidezza ad aspettare all’uscita insieme ai cani e partono con gli inviti. Un giorno me ne stavo di fronte al frigo dei tramezzini e delle insalate pronte a scegliere la mia cena, con l’aria gelida che mi arrivava addosso quindi volevo solo sbrigarmi e buttarmi nella calda corsia delle patatine. Questo ragazzotto con le guance rosse e due bottiglie di vino di marca nel cestino si avvicina e mi chiede se ho bisogno di una mano. Lo guardo e penso che come approccio è quasi peggiore di quelli che hanno l’orologio al polso e l’iphone in mano ma ti chiedono se per caso sai che ora è. Qualche giorno dopo è stata la volta del pedinatore: se andavo di fronte ai giornali, lui veniva davanti ai giornali, se andavo nella corsia del cibo piccante, lui veniva nella corsia del cibo piccante, sono anche andata a prendere gli assorbenti per testarlo, e lui lì, dietro di me. Mi sono girata e lui mi stava a un centimetro, ho fatto un salto e lui mi ha chiesto scusa, che non voleva spaventarmi, ma ero davvero troppo bella e lo so che è una cosa un po’ random ma che per caso ci verresti a prendere un caffè con me? Ho risposto che mio marito era fuori ad aspettarmi in macchina, anche se il mio carrello era pieno di gelati e patatine e mi si leggeva in faccia che volevo solo passare una serata in perfetto stile Bridget Jones. Scusa amico, non volevo mentirti, ma eri davvero spaventoso. Infine uno mi ha chiesto di comprare la cena insieme e di andarla a mangiare a casa sua. Io ero uscita in infradito e tenuta da corsa, con gli occhiali da vista il cappello con la visiera di Minnie, mi sono chiesta che cosa lo passiamo a fare tutto quel tempo a coprirci le occhiaie (no non è vero io questo non lo faccio) se poi quando siamo in condizioni pietose riceviamo gli inviti a cena. Ho pensato che mi avesse scambiata per una escort in un giorno di pausa, e ho rifiutato di nuovo.

Puoi andare al Tesco di West Norwood con i capelli appuntati alla cazzo da amish perché proprio non avevi voglia di pettinarti e ti diranno “Hey darling adoro i tuoi capelli”, puoi andarci struccata e ti diranno che sei bellissima, puoi andarci in tuta e ti diranno che hai un look pazzesco. Nessuna donna esce da quel supermercato senza aver ricevuto almeno un invito a uscire. Dunque, donne che vivete in Inghilterra e che come me la mattina nello specchio vedete un bidone dell’umido, che quando qualcuno vi dimostra interesse voi proprio non capite cosa possa trovare di interessante nella vostra persona, che quando vi fanno un complimento il massimo che potete fare è rispondere “grazie” e andare a cercare un posto per sotterrarvi o iniziare a stilare la lista delle paranoie con al primo posto “sicuramente mi stava prendendo per il culo”, venite a fare la spesa con me. Questi ragazzi inglesi – che sì, probabilmente sono sempre ubriachi ma facciamo finta di no – vi faranno sentire delle Emily Rataicosa in qualunque momento della giornata, vi sembrerà di essere davvero sessualmente appetibili, di poter ancora ricevere attenzioni da parte del genere umano maschile, proprio noi, che non le riceviamo da quando in quarta elementare il nostro compagno di classe con l’apparecchio ai denti ci ha detto che si era innamorato di noi sputacchiandoci sulle lenti degli occhiali.

Adesso scusate, devo andare a comprare un cartone di apple juice, e a farmi dire che, anche stasera, sono un raggio di luce nel buio del reparto surgelati.



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