E' una cifra enorme, per cercare di capirne le dimensioni, la giornalista Nunzia Penelope usa come riferimento il nostro PIL:
“Il PIL dell’Italia è circa 1500 miliardi di euro annui: nei paradisi fiscali ci sarebbe quindi, grossomodo, l’equivalente di vent’anni della nostra ricchezza nazionale. Vent’anni di lavoro e di stipendio di tutti i nostri lavoratori, di prodotto di tutte le nostre fabbriche e aziende, di tutte le attività commerciali, di tutti i beni comprati e venduti, di tutte le case costruite, di tutta la spesa pubblica per sanità, scuola”.Oppure, se vogliamo usare un altro termine di paragone, sono circa 15 volte il nostro debito pubblico, quello per cui siamo sempre sotto la spada di Damocle dello spread, quello che l'europa ci chiede di ridurre, quello del fiscal compact.
Sono tanti soldi, accumulati dalla criminalità organizzata ma anche dalle grandi multinazionali che spostano le sedi legali dove più comodo, dai super ricchi che decidono (perché consentito dalle leggi) di nascondere i loro beni dietro dei Trust per non pagare le tasse.
Sono soldi che passano dal mondo reale, abitato da gente che paga le tasse e che si deve sobbarcare il peso dei debiti nazionali, al mondo offshore.
Che non è costituito solo dalle isole nei Caraibi come le Cayman.
No: il mondo offshore è molto vicino a noi, tremendamente vicino e facilmente accessibile.
E' l'Irlanda e l'Inghilterra, dove Google e Fiat hanno spostato le sedi fiscali.
Sono San Marino e lo Ior, dove tanti italiani nascondono i loro conti.
E' un tesoro su cui, in tempi di crisi, i governo dovrebbero andare a caccia. Per risollevare l'economia e tagliare i debiti.
Ma i governo nazionali, si sono dimostrati molti più complici in questa lotta di classe condonna dai ceti più ricchi nei confronti dei più poveri.
Tutto questo nell'ultimo libro di Nunzia Penelope "Caccia al tesoro" Ponte alle Grazie.