Il test delle 6 domande per la diagnosi della demenza senile

Creato il 25 marzo 2015 da Justnewsitpietro

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Il morbo di Alzheimer è certamente la forma più conosciuta di demenza senile, poichè costituise all’incirca il 60% dei casi, ma non è l’unica. Ne esistono, infatti, circa 200, quasi tutte accomunate dagli stessi sintomi, riconducibili a un rallentamento delle prestazioni mentali. Uno dei segnali più significativi della demenza senile è, senza dubbio, il calo della memoria, che costituisce anche il primo campanello d’allarme della malattia.
Come si può capire se una persona è semplicemente un po’ sbadata oppure se sta iniziando a sviluppare una forma di demenza senile? Nella prima fase della diagnosi della patologia, molti medici utilizzano un particolare test, composto da domande semplici e finalizzate a capire se le facoltà mnemoniche del paziente siano davvero a rischio. Il Six Item Item Cognitive Impairment Test, poi abbreviato in 6CIT, è stato ideato nel 1983 dal dottor Patrick Brooke e, ancora oggi, costituisce uno strumento valido per uno screening iniziale della demenza senile.

Come riporta il Daily Mail in un articolo, questo test si compone di sei domande, apparentemente banali, ma che possono davvero svelare un’eventuale calo di memoria nella persona. Ad ogni risposta errata, viene assegnato un punteggio e sarà la somma finale a rivelare se il paziente è davvero a rischio.
Ma vediamo nello specifico come si svolge il test. Si inizia con una domanda, “In che anno siamo?“, la cui risposta giusta vale 0 punti, mentre la risposta errata vale 4 punti. Stessa dinamica per la seconda domanda del test, “In che mese siamo?”, che vale 0 punti in caso di risposta corretta e 3 in caso di errore. A questo punto, al paziente sottoposto al test viene chiesto di ricordare il nome di una persona, il suo cognome, la via, il numero civico e la città in cui vive, che saranno oggetto della sesta domanda.

Si passa poi al terzo quesito, con il quale si chiede al paziente di dire qual è l’ora più vicina, senza guardare l’orologio. Anche in questo caso, la risposta esatta vale 0 punti, mentre quella sbagliata 3. Un’ulteriore prova delle facoltà mnemoniche è data dalla capacità di contare, e infatti la domanda n.4 la persona è invitata a contare al contrario, da 20 a zero: se lo fa correttamente, non ottiene alcun punto, se fa almeno un errore ottiene 2 punti e, se fa due o più errori, totalizza 4 punti. La domanda 5, invece, chiede di ripetere i dodici mesi dell’anno in ordine contrario, assegnando un punteggio pari a 0 in caso di risposta corretta, pari a 2 con un errore e pari a 4 in caso di due o più errori.
Il Six Item Item Cognitive Impairment Test, infine, si conclude con la sesta domanda, la richiesta di ripetere il nome di persone e l’indirizzo che erano stati forniti durante lo svolgimento: 0 punti se forniti correttamente, 2 punti in caso di un errore, 4 per due errori, 6 per tre errori, 8 per quattro errori e 10 nel caso in cui tutti i dati riferiti siano sbagliati.
Quando bisogna preoccuparsi? Stando ai parametri dello strumento e del medico che l’ha ideato, con un punteggio finale che oscilla tra zero e 7 punti, non vi sarebbe alcun problema di memoria, mentre sarebbe consigliato consultare un medico nel caso in cui si totalizzino 8 o 9 punti, segno di qualche limite delle facoltà mentali. Considerato a rischio di sviluppare una forma di demenza senile è invece chi nel test ha sbagliato un buon numero di risposte, accumulando tra i 10 e i 28 punti, che, sempre secondo il parere degli esperti, potrebbe indicare una compromissione delle memoria e di altre capacità cerebrali.

Il consiglio, in ogni caso, è quello di rivolgersi al medico di famiglia non appena un parente o una persona cara mostri segnali quali perdita della memoria, confusione o cambi improvvisi della personalità, in modo tale da sottoporla a eventuali approfondimenti specifici che possano rendere possibile una diagnosi precoce della patologia.

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