Magazine Psicologia
- Salve dottore.
- Salve paziente browniano.
- Ho fatto delle riflessioni che mi stanno conducendo alla formulazione di una nuova teoria del tifo.
- Parla del tifo in quanto malattia? Quello standard, quello esantematico o quello endemico? Bisogna essere precisi. Inoltre, di cosa si occuperà questa teoria? Eziologia o patogenesi? Bisogna essere precisi, e lei, in quanto paziente browniano, oggettivamente non gode di tale caratteristica.
- Senta, mio caro psicanalista, se volevo farmi fare il terzo grado andavo a tirare una scarpa al primo presidente del consiglio che mi capitava a tiro. Quello a cui intendevo riferirmi, era una teoria di come potrà essere il tifo sportivo nel futuro.
- Ah già. - lo psico sospira, alzando gli occhi al cielo per fissare un punto qualsiasi sopra alla mia testa. - Dimenticavo la sua inclinazione all'immaginazione. Ebbene, mi dica, carissimo, di cosa mi vuol parlare?
- Ecco, così va molto meglio. Ebbene, ho preso spunto dai fatti capitati a Genova l'altro giorno, sa, quando i tifosi serbi hanno cominciato a distruggere lo stadio e a far guerriglia contro la polizia.
- Ricordo, ricordo. Che fatto increscioso.
- Condivido la sua impressione. Ebbene, stavo pensando che, in futuro, questi match saranno organizzati in modo diverso. Pensiamo a quello che è successo a Genova e traiamone spunto: l'altro giorno i protagonisti dell'evento non sono stati i calciatori, ma i tifosi. E quante volte accade questo anche in Italia? Ma l'altro giorno è stato diverso. C'è stata una vera inversione delle parti: chi di solito va alla partita con l'ansia di vedere vincere la propria squadra e la paura che possa perdere diventa il protagonista. Chi provava ansia e paura, l'altra sera, erano proprio coloro che di solito figurano tra i protagonisti, ovvero i giocatori.
- Sì, la seguo.
- E allora, nel futuro si invertiranno le parti: le persone che costituiscono la tifoseria, persone normali che vanno a lavorare dal lunedì al venerdì, più o meno, che hanno una famiglia, dei figli, o una ragazza, o che so altro, si ritrovano alla domenica e vanno allo stadio a darsele di santa ragione. Si costituiscono due squadre che si menano a più non posso.
- Ah. E i giocatori? Voglio dire, quelli che attualmente fanno i calciatori, cosa ne facciamo?
- Quelli saranno gli spettatori, pochi selezionati spettatori che per entrare allo stadio dovranno pagare fior di quattrini, ma con la possibilità di scommettere su l'una o l'altra squadra. I giocatori, voglio dire le persone normali, invece no, non pagheranno nulla, e verranno retribuiti molto poco perché si farà perno sulla valorizzazione di valori quali il nazionalismo, il campanilismo e l'odio per il diverso. In questo modo non saranno necessarie le retribuzioni, perché la sola gratificazione di averle suonate di santa ragione alla parte avversaria compenserà la mancanza di salario. In più, le partite verranno trasmesse in televisione e l'esito finale sarà stabilito dal pubblico a casa mediante il televoto.
- Interessante. - Lo psicanalista si porta una mano al mento, simulando una riflessione. Gliel'ho visto fare altre volte, e alla fine se ne esce sempre con una castroneria. - Non che sia tutta questa originalità, eh.
- Scusi, ma lei, in quanto psicanalista, non dovrebbe astenersi dal dare giudizi?
- Mi scusi, mi ero fatto prendere dall'inversione delle parti.
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