Nei giorni scorsi mi è capitato sotto gli occhi un brano tratto dal Vindiciae contra Tyrannos, un pamphlet scritto nel 1580. In esso si descrive la figura del tiranno, il quale “… toglie a molti per dare a due o tre favoriti, impoverisce tutti per elargire a quegli insolenti, rovina il bene pubblico per costruire la sua casa”. Inoltre “innalza gente volgare e sconosciuta affinché questi pezzenti, dipendendo totalmente da lui, lo adulino e si pieghino a ogni sua passione”. Ma non solo. “Odia gli uomini dotti e saggi” e “ritenendo che la sua sicurezza risieda nella corruzione e nella degenerazione”, istituisce “taverne, case da gioco, bordelli e giochi, come fece Ciro”.
Per fortuna, mi sono detto, certe cose oggi non accadono più.