Il tour della Me-MMT in Italia. La tappa di Roma

Creato il 08 luglio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

“I politici sono indotti in un grossolano errore da una comprensione del sistema monetario obsoleta e non applicabile. Di conseguenza, ci troviamo ripetutamente di fronte
a un rendimento economico inferiore al potenziale”
Warren Mosler1

Ogni volta che qualcuno taglia la sua spesa, sia come individuo, sia come Consiglio comunale o come Ministero, il mattino successivo sicuramente qualcuno troverà il suo reddito decurtato”
John Maynard Keynes2

 
Si è svolta a Roma, al Teatro Piccolo Eliseo di Via Nazionale, di fronte a circa trecento partecipanti, la quinta tappa di una serie di incontri pubblici e convegni di carattere economico per la divulgazione a livello nazionale della ME-MMT, la Mosler Economics Modern Money Theory for Public Purpose. Due approfondimenti sui precedenti summit nazionali di Rimini e quello di Cagliari sono disponibili su questo sito: Moneta sovrana e politiche di crescita: la Modern Money Theory spiegata a Rimini e Non eravamo PIIGS. Torneremo Italia. Un articolo che riassume la Modern Money Theory School of Economics, le sue radici, i suoi principi fondamentali, sarà presente nel prossimo numero di Geopolitica dedicato a “La crisi finanziaria e l’ordine economico mondiale”. Relatori del’evento che sta girando l’Italia – in un tour inaugurato il 10 giugno a Montalto Uffugo (Cosenza) e che si concluderà il 22 giugno a Cantù (Como) – l’economista Warren Mosler, ideatore di questa scuola di pensiero economico di stampo keynesiano, e il giornalista e saggista Paolo Barnard.

Warren Mosler, con una carriera accademica presso il Centre for Economic and Public Policy dell’Università di Cambridge (UK) e all’Università di Newcastle (Australia), è il fondatore del Centro per il Pieno Impiego e della Stabilità dei Prezzi (CFEPS) presso l’Università del Missouri-Kansas City. Inoltre ha ricoperto ruoli di prim’ordine in istituti finanziari quali la Savings Bank of Manchester, Bache and Co., Banker’s Trust NYC, di cui è stato vice-presidente, la William Blair Company di Chicago, dove ha fondato il dipartimento di arbitraggio sul reddito fisso. Una solida esperienza di insider finanziario, dunque, “grazie alla quale ho avuto la possibilità di comprendere a pieno il corretto funzionamento dei sistemi monetari”, come ammesso dallo stesso Mosler. Paolo Barnard è un giornalista e saggista italiano, il promotore della divulgazione in Italia della Me-MMT. Ha lavorato come corrispondente estero per i maggiori quotidiani italiani (Corriere della Sera, Il Mattino, La Stampa, etc…) e per quattordici anni in RAI, dove ha lavorato per “Samarcanda” durante la prima guerra del Golfo. Nel 1994 è stato il co-fondatore della trasmissione Rai “Report”, per la quale ha svolto diverse inchieste, fino alla controversia sorta dopo l’inchiesta “Little Pharma & Big Pharma” in merito alla pratica del comparaggio farmaceutico.

La situazione di crisi economica in cui ci troviamo oggi in Europa, ed in particolar modo in Italia, “deriva da un nome sbagliato e dalla convinzione che un professore di matematica possa finire i numeri a sua disposizione”, sottolinea Barnard. Poi spiega: “Il nome sbagliato riguarda la definizione del debito di Stato come “pubblico”. Esso non è debito pubblico ma è credito pubblico”. Il debito dello Stato corrisponde al credito, al risparmio dei cittadini. Non è mai il debito dei cittadini, ma la loro ricchezza. L’altro elemento richiamato riguarda l’errata convinzione che uno Stato che possiede la propria moneta possa finire i soldi. Ciò non è vero. Uno Stato a moneta sovrana, essendo monopolista della valuta, non può mai finire i soldi a sua disposizione, “proprio come un professore di matematica non può mai finire i numeri, e lo stadio di football i numeri per segnare il punteggio”. Nel corso del convegno vengono mostrati dei grafici e delle tabelle atte a smentire alcuni assunti dell’ortodossia economica attuale, di stampo neoliberista. Come quello dell’inflazione, considerata quale male assoluto per un’economia.

Secondo le serie storiche relative all’inflazione in Italia dal 1954 al 2010, fonte Istat, si nota come, ad esempio nel 1973, l’inflazione in Italia fosse al 10,8% e nel 1980 addirittura al 21,2%, “dei parametri che oggi sarebbero considerati da Africa sub-sahariana”. Sempre nel 1980, invece, stando a dati dell’OCSE, l’Italia è il primo paese al mondo in termini di risparmio delle famiglie, con un tasso del 25%. “C’è qualcosa che non torna. Oggi con un’inflazione considerata “virtuosa” dai tecnocrati europei che si aggira intorno allo 0,6%, il tasso di risparmio delle famiglie italiane è sceso di quattro volte, al 6%”. Altro tabù da sfatare riguarda il mantra della competitività che deve essere stimolata da riforme del mercato del lavoro volte ad una maggiore flessibilità. Il World Economic Forum di Davos, nel suo Global Competitiveness Index 2011, ha stilato la classifica dei Paesi più competitivi al mondo. Tra i primi sei Paesi in termini di competitività, ben quattro di essi (Svizzera, prima, Svezia, Finlandia e Germania) sono anche quei Paesi in cui, sempre secondo il Forum, viene rilevato, quale “fattore più problematico per fare business”, un “mercato del lavoro troppo regolamentato”. Poi è la volta della spesa delle amministrazioni pubbliche, “voce nella quale l’Italia è comunemente considerata spendacciona. I dati dicono il contrario”. Secondo la Ragioneria dello Stato, di fatto, la spesa italiana dal 1960 al 1990 in questo capitolo è in linea con la media dei Paesi oggi appartenenti all’Unione Europea, restando costantemente al di sotto del livello di spesa di Paesi come la Francia ed il Belgio.

Warren Mosler riprende uno dei principi cardine della Me-MMT, secondo cui uno Stato che possiede la propria moneta non ha bisogno delle tasse per finanziare la propria spesa. E, come aveva già fatto a Rimini, utilizza un esempio chiaro e semplice. “Questo è il mio biglietto da visita (mostrando alla platea il piccolo pezzo di carta nda). Esso di per sé non avrebbe alcun valore. Ma se io vi dicessi che per uscire da questa sala avrete bisogno necessariamente di procurarvi quattro di questi biglietti, ad esempio lavorando, sarete costretti a lavorare per procurarveli. Questo dà valore alla valuta. Le tasse e la sua imposizione da parte dello Stato dà valore alla valuta, crea domanda di valuta”. Ed è impossibile per uno Stato riscuotere tasse in una moneta che non ha ancora messo in circolo, prima dell’atto della spesa. Prima viene la spesa e poi lo Stato tassa. “Le tasse non possono finanziare la spesa dello Stato, proprio come uno stadio di calcio non può ritirare i biglietti all’ingresso se prima non li ha messi in vendita”. Il riferimento costante è all’inadeguatezza della struttura dell’Eurozona, che ha sottratto agli Stati la sovranità monetaria, ed ai Trattati europei, che impongono austerità e pareggi di bilancio ad economie già depresse: “Con l’Euro, ora, l’Italia non è più “issuer”, emettitore di valuta, ma esclusivamente “user”, mero utilizzatore, come un cittadino qualsiasi. Ora sì, lo Stato necessita delle nostre tasse per finanziare la sua spesa, oppure deve prendere in prestito dai mercati di capitali privati, gli euro di cui ha bisogno. Una follia”.

Poi Mosler si concentra sulla disoccupazione, che definisce senza mezzi termini, “la più grande tragedia umana della storia ed un crimine contro l’umanità”. E spiega le cause dell’alto livello di disoccupazione attuale: “La disoccupazione proviene da una mancata comprensione da parte dei Governi dei sistemi monetari. La gente non ha lavoro perché i deficit sono troppo bassi. Si dovrebbe portare il deficit dei governi, non solo in Europa, all’8, al 10%, aumentando la spesa pubblica oppure diminuendo le tasse. All’interno dell’Unione Monetaria si sta facendo il contrario, aumentando la tassazione e strozzando la spesa pubblica”. In un dibattito sulla crisi economica in cui si parla continuamente di ridare “stimoli” e della necessità di “stimolare” l’economia, Warren Mosler dice la sua, facendo un’analogia e ponendo con forza l’accento su come le dinamiche macroeconomiche siano fondamentali per capire questioni economiche di carattere apparentemente locale. “Pensate all’Italia come ad un maratoneta che corre bene fino a che, con l’entrata nell’Euro e la perdita della sovranità monetaria, gli viene messo un sacchetto di plastica in testa. L’atleta continua a correre ma inevitabilmente rallenta progressivamente fino a fermarsi, come l’economia italiana. Invece di aggiungere continui stimoli a questo atleta, sarebbe necessario togliergli il sacchetto di plastica che gli impedisce di respirare”.

L’accettazione di deficit di bilancio più elevati da parte della tecnocrazia europea è una strada necessaria, dunque, ma l’opzione preferibile è quella di tornare ad una sovranità monetaria, soprattutto con la corretta comprensione degli enormi benefici che il monopolio della valuta implica per uno Stato, che deve avere tra i suoi doveri quello di spendere a deficit per dare ai suoi cittadini ed alle sue aziende il denaro necessario per pagare le tasse e per risparmiare, con l’obiettivo prioritario della piena occupazione, vero motore dell’economia. In sintesi, il succo del “Programma Me-MMT di Salvezza Economica per il Paese” – un documento redatto dallo stesso Mosler, l’economista e circuitista francese Alain Parguez, l’economista americano Mathew Forstater, tra i consiglieri del Ministero del Lavoro argentino negli anni successivi al default, e Paolo Barnard – in cui si descrive passo per passo la gestione italiana della fase di riacquisto della sovranità monetaria con la dettagliata analisi delle politiche da attuare, le tasse, i titoli di stato, i programmi di lavoro garantito dallo Stato3.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :