I triangoli relazionali sono una dimensione archetipica della vita umana. Non riusciremo mai a evitarli, in una forma o nell’altra si presenteranno. Tendiamo a gestirli molto male quando entrano nella nostra vita. Comprensibilmente, perché i triangoli evocano di solito emozioni molto dolorose, quale che sia il vertice del triangolo nel quale ci troviamo collocati. Probabilmente ci troveremo a fronteggiare sentimenti di gelosia, umiliazione e tradimento. Oppure dovremo convivere con la consapevolezza di essere un traditore, di essere disonesto, di ferire qualcuno. Potremmo sentire queste sensazioni tutte insieme, accompagnate dalla convinzione di essere un fallimento. Le emozioni coinvolte in relazioni triangolari sono spesso angoscianti, e intaccano il nostro senso di autostima. I triangoli ci mettono a confronto con emozioni difficili, quindi ci troveremo a tentare di colpevolizzare qualcuno per la presenza di un triangolo nella nostra vita. Colpevolizzeremo noi stessi oppure una delle altre due persone
A
rriviamo ora alla questione di che cosa potrebbe in realtà nascondere la dinamica dei triangoli – sotto i modelli parentali e le difese e i giochi di potere e tutte le altre apparentemente casuali ragioni del perché i triangoli entrano nella nostra vita. Io credo che ci sia sempre un elemento di vita non vissuta in ogni triangolo, e per varie ragioni sembra che qualche volta non siamo in grado di scoprire quella vita non vissuta se non attraverso l’estremo stress emotivo generato dai triangoli. Il Tradimento è un’esperienza archetipica, ed è il nostro maggiore strumento di maturazione. Questo non significa che dobbiamo diventare tutti cinici incalliti, è invece molto importante riconoscere come le nostre fantasie su come dovrebbero essere la vita e l’amore ci impediscano di crescere e di diventare membri della famiglia umana a tutti gli effetti. Il Tradimento è il mezzo attraverso cui queste fantasie sono puntualizzate e riconosciute. Noi tentiamo di rinchiudere noi stessi e altre persone nel nostro mondo di fantasia, che ci serve per compensare la sofferenza dell’infanzia. Siccome tutte le infanzie contengono sofferenza, le convinzioni ingenue che ci portiamo dietro sono anch’esse archetipiche, e riflettono un mondo infantile alternativo che assomiglia al Paradiso nella sua innocenza e nella sua fusione totale con il divino genitore. Il serpente nel giardino dell’Eden è dunque un’immagine di questo ruolo archetipico del Tradimento, che è contenuto nello stato di innocenza e presto o tardi si erge per distruggere la nostra fusione.Un triangolo può essere come un grande trigono in una carta. L’energia circola all’intorno; torna su se stessa e non nutre nient’altro nella nostra vita. Nei triangoli, tutte e tre le persone tendono a proiettare elementi di se stesse sugli altri due. La struttura triangolare fissa queste proiezioni, e vi potrebbe essere enorme resistenza al cambiamento. Potremmo anche dire che il triangolo si forma a causa delle resistenze al cambiamento, così tutto ciò che all’interno cerca espressione è sperimentato attraverso la proiezione. Quando un simile triangolo si rompe, le proiezioni tornano a casa loro. L’energia psichica viene rilasciata, sia con la morte sia con la cessione volontaria di qualcuno. Il tempo in cui accade non è casuale. In una o due, o anche in tutte e tre le parti, le questioni inconsce sono finalmente arrivate ad un punto in cui possono essere integrate, anche se ciò si dovesse esprimere semplicemente lasciando andare. Nel momento in cui siamo in grado di fare ciò, le proiezioni iniziano a diventare consce. Non credo vi possa essere vero perdono se non in questo modo. E’ una specie di grazia. Non può essere creato da un atto di volontà. E’ molto triste sentire il Tradito dire: "Ti perdono", non perché ciò sia veramente sentito ma soltanto per indurre il partner recalcitrante a tornare indietro. Sotto sotto il perdono potrebbe non esserci affatto – anche se ciò non è interamente conscio – e così la punizione continua all’infinito. Il perdono può venire soltanto dal riconoscimento della propria partecipazione nel triangolo – in qualunque ruolo sia – e il ritirare le proprie proiezioni. Prima di ciò, il perdono non è veramente possibile. Sembra possa scaturire soltanto da qualcosa che sia stato genuinamente integrato in se stessi. L’intero processo è trasformativo. Non possiamo fabbricare il perdono se siamo stati traditi – né possiamo fabbricarlo per noi stessi se siamo il Traditore. Possiamo soltanto lavorare per integrare ciò che appartiene alla nostra stessa anima.Il genitore saturniano che rifiuta, e poi si mostra in un triangolo nelle vesti di un partner freddo e distante, che ci rifiuta, potrebbe avere qualcosa a che fare con il nostro bisogno di acquisire confini più precisi. Se guardiamo questa fondamentale esperienza saturniana da una prospettiva più distaccata, che cosa è il rifiuto, alla fine, se non qualcuno che erige confini per noi intollerabili? Potrebbe essere la nostra stessa mancanza di confini che ci attira all’interno di un triangolo nelle vesti del Tradito, rifiutati da un partner saturniano che dice: "Non posso sopportare questa claustrofobia emotiva. Voglio essere separato." O potremmo essere il Traditore, che scappa da un partner i cui bisogni emotivi sembrano eccessivamente soffocanti ma che segretamente rispecchia la nostra incapacità a far fronte alla solitudine. Le lezioni dure e dolorose che vengono da questo tipo di esperienze sono lezioni relative alla nostra parte non sviluppata. Potremmo dover scoprire le nostre passioni primordiali se Plutone è nella nostra decima o quarta casa. Ma potremmo sulle prime rifiutarle come nostre, e dire: "Mia madre era terribilmente manipolativa", o, "Mio padre controllava tutto e tutti." Perché le persone diventano manipolative e dedite al controllo? Se qualcuno sta esprimendo qualità plutoniane in una relazione, non lo sta facendo perché è divertente, ma perché la relazione è equiparata alla sopravvivenza, e c’è un disperato bisogno di assicurarsi che l’amato ci resti vicino. Plutone è mobilizzato quando ci si sente minacciati. Le persone diventano manipolative perché sono terrorizzate all’idea di perdere l’oggetto d’amore. Quell’oggetto d’amore costituisce la sopravvivenza per loro, e la manipolazione sembra l’unica via possibile per assicurarsi la continuità della relazione. Siamo tutti capaci di questo, dati il giusto livello di attaccamento e il giusto livello di minaccia. Se neghiamo che questi attributi plutonici ci appartengono e li manteniamo fermamente proiettati sul genitore, Plutone potrebbe mostrarsi in un triangolo. E allora noi stessi potremmo dover accorgerci di quanto possessivi siamo. Oppure ci leghiamo a un partner profondamente possessivo. E diremmo: "Ah, sì, ho scelto un partner identico a mia madre/padre." Questo è un utile sguardo introspettivo, ma è solo l’inizio. La qualità possessiva nel genitore è descritta dal Plutone nella nostra casa quarta o casa decima. Dobbiamo ancora scoprirla in noi stessi. Spesso scopriamo di avere un Plutone attraverso l’esperienza del tradimento. E’ soltanto un vuoto nella carta fino a quando un triangolo lo dissotterra, e improvvisamente incontriamo il nostro Plutone per la prima volta. Scopriamo che sentiamo appassionatamente, che abbiamo bisogni intensi, che la disperazione può farci diventare subdoli e manipolativi, e che il controllo ci sembra l’unica strada per sopravvivere. Questo processo di scoperta di noi stessi potrebbe essere un’esperienza paurosa e umiliante, ma ci permette di diventare completamente noi stessi.
L’integrazione psichica è la teleologia di tutti i triangoli. Quando anche i pianeti esterni sono implicati in triangoli parentali, la cosa a cui siamo così profondamente attaccati nel genitore è in realtà qualcosa che appartiene alla nostra stessa anima. Questo "qualcosa" potrebbe implicare il nostro proiettarci al di là dei nostri confini personali per permettere un livello più profondo o più alto di realtà nella nostra vita, ma è senza ombra di dubbio connesso con il viaggio della nostra vita. Quando vediamo simboli astrologici che sperimentiamo prima attraverso i genitori e poi attraverso un triangolo in cui si ripete la stessa esperienza, c’è qualcosa dentro di noi che vuole essere vissuto, e potrebbe continuare a ritornare attraverso i triangoli fino a che troviamo una via per viverlo. I pianeti che sono significatori genitoriali nella carta non descrivono soltanto modelli genitoriali. Essi descrivono le dimensioni non vissute di noi stessi, specialmente quando non vanno d’accordo con il resto della carta. Anche se il genitore impersona il pianeta con modalità creative, rimane sempre il nostro pianeta, e appartiene al nostro destino. Un pianeta nella quarta o nella decima, o in aspetto maggiore al Sole o alla Luna, potrebbe non essere palesemente portato in scena dal genitore, ma sarà comunque parte di ciò che sperimentiamo attraverso il genitore. Se il genitore non ha vissuto creativamente il modello archetipico simboleggiato dal pianeta, è più difficile capire con che cosa abbiamo a che fare. E di conseguenza potremmo non capire appieno ciò che stiamo vivendo attraverso un triangolo che appare più tardi nella nostra vita. Non è solamente un complesso genitoriale non risolto, anche se varrebbe la pena esplorare quell’elemento. E’, in ultima analisi, il nostro pianeta, e perciò qualcosa della nostra stessa anima. E’ parte della nostra eredità psicologica, ma dobbiamo dargli una forma. Anche i triangoli che appaiono dichiaratamente edipici hanno comunque a che fare con la nostra stessa vita, perché ciò che amiamo o odiamo nel genitore è qualcosa che ci appartiene. Abbiamo solo bisogno di trovare il nostro modo di viverlo.
liberamente tratto da © Liz Greene, Apollon / Astrodienst AG
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