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Il tramonto del Califfato. Il sogno fallito di al-Baghdadi

Creato il 13 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Reportage: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua

Con il rischio di una spartizione della Siria, all’indomani dei colloqui di pace di Ginevra, il sogno di un Califfato rischia di naufragare. La divisione del Medio Oriente ormai non è più un tabù. La Siria seguirà – forse – il medesimo destino dell’Iraq, e così pure della Libia che faticano a intravedere un futuro di unità nazionale. Potrebbe essere questo, dunque, il tramonto del sogno di al-Baghdadi: la fine del progetto di uno Stato islamico unito e compatto. Col vertice di Ginevra potremmo assistere allo sgretolamento dell’Isis, a quell’organizzazione del terrore che ha sconquassato Africa e Medio Oriente segnando profondamente la storia dei popoli che vivono queste aree del mondo.

L’autoproclamazione di uno Stato islamico aveva inaugurato un nuovo capitolo di storia e aveva messo alla berlina Francia e Gran Bretagna, accusate di eccessive ingerenze nel tessuto sociopolitico mediorientale. Si tornava così a parlare della fine dell’Impero ottomano all’indomani della Prima guerra mondiale, quando andò a morire l’ultimo Califfato. L’Isis nacque dunque con l’intento di mettere a tacere quegli accordi che l’Occidente aveva stipulato nel corso del XX secolo, all’interno dei quali si incrementava il potere di anglo-francesi (e non solo!) nel Medio Oriente. Molti ormai parlano di una Siria che sarà “ufficialmente” spartita, inaugurando così una stagione di spartizioni per un’area strategica qual è appunto quella mediorientale. Rajeh al-Khouri, editorialista del Al Sharq al-Awsat, ipotizza che la Siria finirà spartita prima dell’Iraq. Non importa il corso degli eventi, l’ingerenza americana in territorio iracheno o le divisioni etnico-religiose tra sciiti e sunniti. La Siria è ormai divenuta l’emblema di un Medio Oriente che finirà per essere scisso in mille rivoli.

A Ginevra si discuterà il futuro della Siria nell’incontro – previsto per domani – fra il regime di Bashar al-Assad e l’opposizione. Gli esiti potrebbero indurre ad una ripartizione del Paese in tre settori distinti. Rajeh al-Khouri sostiene di non parlare di Stato federale per la Siria, dal momento che “si assisterà semplicemente alla spartizione di un Paese secondo gli intenti delle grandi potenze”. In verità la Siria è già un Paese diviso all’interno fra alawiti, curdi e sunniti. Consacrare dunque una simile frammentazione del territorio potrebbe non essere gradita né dal regime di Assad né dalla Turchia di Erdogan, che continua ad osservare ogni minimo movimento della Siria. Per i turchi sarebbe difficile convivere con un Kurdistan sulla linea di confine, giacché potrebbe essere una base d’appoggio per i separatisti del PKK. Ovviamente i colloqui di pace di Ginevra segneranno la possibile fine del conflitto siriano, ma saranno per certo il passo decisivo utile a favorire il crollo dello Stato islamico. Dunque addio al sogno del sedicente califfo al-Baghdadi: il 14 marzo potrebbe celebrare il crollo di un impero del terrore.

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