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Il trattamento chirurgico delle emorroidi

Da Euplio

Il trattamento chirurgico delle emorroidi

Trattamento chirurgico

Emorroidi

Le tecniche di chirurgia

Abbiamo già detto in un precedente articolo che le emorroidi interne possono essere classificate in vari gradi o stadi: 1-2-3-4 grado.

Quando il quadro clinico della patologia emorroidaria giunge al 3-4 grado si deve necessariamente ricorrere alla chirurgia con metodiche più o meno demolitive, esse si possono quindi suddividere in:

  • tecniche di chirurgia ambulatoriale
  • trattamenti di tipo chirurgico vero e proprio.

Le tecniche ambulatoriali hanno lo scopo  di decongestionare il plesso venoso emorroidario attraverso:

  • un’azione meccanica (legatura)
  • un’azione chimica (scleroterapia)
  • un’azione termica (coagulazione  a raggi infrarossi, Laser e crioterapia)

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E’ logico che l’efficacia delle tecniche ambulatoriali risulta sicuramente inferiore a quella che si ottiene con le tecniche chirurgiche vere e proprie, che sono sicuramente più invasive, ma più risolutive, anche se le recidive non vengono totalmente escluse.

E’ giusto a questo proposito ricordare che la crioterapia tradizionale (congelamento), non viene considerata, secondo le linee guida delle società coloproctologiche italiane, SICCR e SIUCP, ed anche estere, una tecnica ottimale per la cura delle emorroidi.

Infatti la crioterapia tradizionale colpisce in modo indiscriminato tutto il tessuto sottoposto al trattamento.

Un’altra tecnica, è la legatura elastica delle emorroidi, in questo caso degli anelli di gomma vengono legati ben stretti alla base dei noduli emorroidari, provocando uno strangolamento.

Anche questa tecnica però presenta degli inconvenienti, infatti gli elastici applicati alla base dei noduli alcune volte si staccano prima di avere eliminato le emorroidi.

Risultati migliori invece sono stati raggiunti dalla combinazione delle due metodiche prima descritte, in questo caso la tecnica prende il nome di Crioterapia selettiva.

In pratica queta tecnica va ad agire in modo selettivo, sui noduli precedentemente legati con gli anelli di gomma, quindi vengono così trattate solo le zone interessate, pertanto è una metodica chirurgica meno invasiva che può essere eseguita a livello ambulatoriale, quindi senza bisogno di essere ricoverati.

Una buona mano operatoria può eseguire l’intervento in una sola seduta ed effettuando solo un’anestesia per sedare un pò il paziente

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La legatura elastica delle emorroidi

La legatura dei noduli emorroidari è indicata nel caso in cui ci troviamo di fronte a emorroidi di 1 e 2 grado.

Con una siringa si vanno a legare le emorroidi alla base tramite un elastico, dopo circa una od al massimo due settimane, l’emorroide strozzata, a causa della mancanza di sangue cadrà spontaneamente.

Questo tipo di intervento ha il vantaggio di essere molto rapido, infatti bastano circa 8 minuti per legatura. Inoltre essendo una tecnica operatoria non invasiva non provoca dolore nè sanguinamento, non prevede periodi di convalescenza e non sono necessarie le medicazioni, eccetto dei semicupi necessari per detergere e calmare un pò la parte trattata.

Nei casi più gravi, quindi le emorroidi prolassano e quindi hanno la tendenza a fuoriuscire dal’ano si deve ricorrere all’intervento chirurgico vero e proprio, che generalmente il paziente tende a scartare  o a rimandare per la paura del dolore.

Tra le tecniche di chirurgia per le emorroidi ricordiamo:

  • a dilatazione anale
  • la emorroidectomia aperta secondo Ferguson
  • la emorroidectomia aperta secondo Milligan e Morgan
  • la emorroidectomia aperta con harmonic scapel
  • la dearterizzazione emorroidaria sotto guida doppler
  • La prolassectomia con stappler detta anche emorroidectomia secondo Longo

Le più usate sono l’emorroidectomia secondo Milligan e Morgan e la tecnica dell’emorroidectomia secondo Longo.

La prima di queste due tecniche è la più vecchia ed è basata sull’asportazione delle emorroidi attraverso legature che sono effettuate alla base del peduncolo vascolare, ma in questo caso il decorso operatorio è piuttosto lungo, infatti va dalle 4 alle 6 settimane ed è parecchio doloroso.

La tecnica invece di Longo, messa a punto nel 1993, è basata sul riposizionamento delle emorroidi prolassate e permette un recupero funzionale più veloce che può anaderdai dieci giorni ai 14 giorni, e riduce la sintomatologia dolorosa rispetto alla tecnica di Milligan e Morgan.

L’intervento di emorroidectomia secondo Longo

Come abbiamo detto nel precedente articolo con questa tecnica invece di asportare  la porzione della vena che si è prolassata, come invece si fa tradizionalmente, la vena si riposiziona nella sua sede anatomica naturale e viene  fissata in modo stabile.

L’intervento dura pochi minuti e si effettua utilizzando un apparecchio che viene utilizzato nella chirurgia generale ed  intestinale, strumento che viene chiamato “suturatrice meccanica“.

Questa metodica, rispetto alla chirurgia tradizionale, presenta dei vantaggi, soprattutto per quanto riguarda il decorso post-operatorio, infatti l’operazione avviene in una zona del canale anale che risulta essere meno innervata da terminazioni nervose e quindi risulta essere meno sensibile al dolore, inoltre non vengono effettuate suture esterne, ma vi è una sola sutura chiusa sulla mucosa rettale che cicatrizza nel giro di pochissimi giorni, quindi nel post-intervento il soggetto accuserà meno dolore e la funzione fisiologica dello sfintere anale riprenderà quasi subito.

Con questa tecnica, anche i tempi di degenza ospedaliera si accorciano, infatti il paziente resta ricoverato non più di 24 ore e la probabilità di guarigione totale è molto alta e le recidive si verificano molto raramente.

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Parliamo ora di  una complicanza che accompagna spesso la patologia emorroidaria: la ragade

Le ragadi sono delle lacerazioni, delle ulcerazioni che si trovano all’estremità dell’ano e generalmente interessano la sua parte posteriore.

Lo sforzo durante la defecazione, in special modo in soggetti che soffrono di spipsi (stitichezza), provoca la lacerazione dei tessuti che si trovano all’estremità dell’ano che  normalmente guariscono spontaneamente in pochi giorni.

Nel caso in cui siano presenti le ragadi  non ci si deve preoccupare dell’infezione che potrebbe verificarsi al passaggio delle feci, infatti una buona igiene e le difese immunitarie del nostro organismo sono sufficienti a scongiurarla e tra l’altro nemmeno deve preoccupare l’occasionale perdita di sangue rosso vivo.

I sintomi della ragade sono principalmente il prurito ed il bruciore. Le lacerazioni che non guraiscono nel tempo, prendono appunto il nome di ragadi anali.

Vediamo di spiegare in modo semplice e comprensibile qual’è il meccanismo che porta alla formazione delle ragadi anali persistenti.

L’ano termina con un muscolo che ha una  forma circolare, simile ad un anello, che viene chiamato sfintere che a sua volta si suddivide in sfintere volontario e sfintere involontario.

Mentre le contrazioni dello sfintere volontario sono gestite da noi stessi, quelle dello sfintere involontario avvengono spiontaneamente senza che noi possiamo modificarle.

Quando lo sfintere involontario resta per molto tempo contratto, la ferita da cui si forma la ragadi non riesce a guarire. Tutte le cure, sia meccaniche, farmacologiche e sia chirurgiche hanno l’obiettivo quindi di rimuovere la contrazione dello sfintere involontario, si può quindi intervenire con pomate a base di nitroglicerina, con siringhe di siero botulinico oppure con l’intervento chirurgico: è quest’ultimo che risolve in maniera definitiva il problema e scongiura le recidive.

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Bene, con questo articolo abbiamo concluso con la patologia delle emorroidi

Un caro saluto

Euplio

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