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Il Trebbiano, voce bianca d’Abruzzo

Da Iltaccuvino

wpid-20151017_010616.jpgScrivo sull’onda del ricordo ancora fresco della degustazione messa in piedi venerdì sera a Forlì. Ho messo insieme le mie origini abruzzesi, il mio crescente amore per questa terra ed il desiderio impellente di trasmettere un poco di quello che di anno in anno scopro in questa regione: dai paesaggi mozzafiato ai piatti di una cucina povera che sa diventare sublime esaltazione di sapori autentici, dai borghi pieni di fascino alle realtà del vino che ogni volta sanno sorprendermi con un livello qualitativo impressionante.

In molti hanno a mente i mostri sacri del vino abruzzese, da Valentini a Pepe, da Cataldi Madonna a Masciarelli, ma oltre a questi riferimenti ci sono realtà giovani e con le idee chiare, che hanno tanta determinazione e le competenze per fare bene oggi, e promettere ancora di più in futuro. Così ho portato qualche bottiglia raccolta nelle mie visite in Abruzzo, ed etichette di produttori che ancora non conosco personalmente ma che rappresentano le mie future tappe.

Il primo incontro per raccontare questa regione passa inevitabilmente dal Trebbiano d’Abruzzo, vitigno troppo spesso erroneamente confuso con il bombino bianco o con i trebbiani romagnoli e toscani, ma dotato di un suo biotipo unico e profondamente adattato nei secoli alle condizioni pedoclimatiche dei terroir aprutini. Uve che danno vini sottili, eleganti, difficilmente di grande sostanza, imperniati spesso su un’acidità fine e ricamata, poco generosi di profumi ma in grado di trasmettere sapidità e sensazioni minerali legate ai luoghi di origine, specie lavorando con basse rese, condizione piuttosto naturale in caso di vigneti vecchi (di oltre 30 anni).

Per portare i commensali sulle “strade del gusto” abruzzesi ho pensato fosse giusto citare la cucina del territorio, stuzzicando l’appetito con i fiadoni e le fettunte con l’olio extravergine di oliva (Valentini), cenando con sagne e ceci e chiudendo con le ferratelle alla crema.

Ma protagonisti della serata erano i Trebbiano d’Abruzzo ed i produttori selezionati per questa bella carrellata. E a dare vigore e interesse alla serata ha contribuito la presenza in sala di una platea di eccezione, dove spiccavano Gabriele Valentini, agronomo ed enologo di Loreto Aprutino, il signor Giovanni Faraone, produttore di Giulianova (TE) e Francesco Falcone (coautore Guida Vini L’Espresso).

L’Abruzzo ci ha unito, si è raccontato nei calici e nelle (insufficienti) parole che ho provato a usare per descriverne l’autentica genuinità. In poche righe le impressioni, stilizzate sulle etichette in degustazione:

Cataldi Madonna – Trebbiano d’Abruzzo 2014. Fresco nei profumi, che richiama il terriotorio di montagna di origine, nella conca di Ofena, abbracciata dai monti del Gran Sasso. Il forno d’Abruzzo produce su questo vino un quadro olfattivo di frutta fresca di albicocca e pesca con fresche note di fiori di acacia e mentuccia. Entra fresco e si allarga svelando il calore di un frutto ben maturo, allargandosi un po’ nel finale.


Tagged: Capestrano, Cataldi Madonna, Cirelli, Emidio Pepe, Faraone, La Valentina, Masciarelli, Tenuta I Fauri, Tenuta Terraviva, Tiberio, Torre dei Beati, Trebbiano, Valentini, Valle Reale

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