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Il Treno dell'Oblio Correva il 1944. Per essere precisi era il 3 marzo 1944. La chiesa festeggia San Tiziano vescovo di Brescia.
Un giorno normale come tanti prima e tanti che seguiranno. Un giorno normale fino a a quel momento.
Quando nella quotidianità fatta di microstorie avvenne quello che nessuno avrebbe mai immaginato accadesse. L'impensabile accadde
in un angolo remoto della periferia di un mondo troppo impegnato con la grande storia.
Balvano in terra di Basilicata divenne l'epilogo di molte vite e l'inizio di una tragedia.
La sciagura del treno 8017 (3 marzo 1944) tristemente conosciuta anche con il nome di "disastro di Balvano", è il più grave incidente ferroviario per numero di vittime della storia d'Italia e d'Europa.
Antefatto
Nel primo pomeriggio del 2 marzo 1944, il treno merci speciale 8017, creato per caricare legname da utilizzare nella ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra, partì da Napoli con destinazione Potenza.
Il treno era molto lungo, perciò venne dotato di una locomotiva elettrica molto potente che, nella stazione di Salerno, fu sostituita da una macchina a vapore, per poter percorrere il tratto dopo Battipaglia che, all'epoca, non era elettrificato.
Il treno arrivò nella stazione di Battipaglia poco dopo le 6 del pomeriggio.
Storia
Alle 19:00, il treno 8017 partì dalla stazione di Battipaglia, in direzione di Potenza, mosso dalle due vaporiere 476.020 e 480.016 di pertinenza del deposito di Salerno. Era composto da 47 vagoni e 2 locomotive per superare le impegnative pendenze, dato il ragguardevole peso di 520 tonnellate.
In origine non era prevista la seconda locomotiva, ma la necessità di spostare la macchina 480 da Battipaglia a Potenza spinse ad aggiungerla in testa al treno per rendere più facile il duro valico tra Baragiano e Tito. Come tutte le locomotive dell'epoca, entrambe le macchine avevano la cabina aperta, alimentate a carbone spalato da fuochisti e controllate da un macchinista.
Sul treno salirono centinaia di viaggiatori clandestini provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano, stremati dalla guerra, che nei paesi di montagna lucani speravano di poter acquistare derrate alimentari in cambio di sigari e caffè distribuiti dagli statunitensi. Sul treno erano presenti anche alcuni ragazzi. Il carico di persone influiva notevolmente sul peso del treno, portandolo a superare le 600 tonnellate.
Alla stazione di Eboli alcuni abusivi vennero fatti scendere ma più numerosi ne salirono alle stazioni successive, fino ad arrivare ad un numero di circa 600 passeggeri.
Il treno arrivò circa a mezzanotte alla stazione di Balvano-Ricigliano, dove registrò 37 minuti di ritardo per manutenzione alle locomotive.
Da lì, alle 0:50 del 3 marzo, ripartì per un tratto in notevole pendenza con numerose gallerie molto strette e poco areate.
Sarebbe dovuto arrivare venti minuti dopo alla stazione successiva, Bella-Muro Lucano, ma alle 2:40 non era ancora stato segnalato.
TragediaNella galleria delle Armi le locomotive cominciarono a slittare e il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire ad uscire dalla galleria. La galleria è situata tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, e si estende per 1.692 metri con una pendenza media del 12,8‰ (0,73° di inclinazione) e punte del 13‰. Il treno si fermò a 800 metri dall'ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori.
Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stavano dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che, in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione.
L'unico fuochista che sopravvisse, Luigi Ronga, dichiarò che il macchinista suo compagno, Espedito Senatore, prima di svenire, tentò di dare potenza per superare lo stallo e cercare di uscire dalla galleria. Le condizioni della macchina 476 indicano che invece il suo personale, il macchinista Matteo Gigliano e il fuochista Rosario Barbaro, tentò di invertire la marcia per retrocedere. La potenza applicata dalla 476 e l'inclinazione avrebbero forse permesso di sopravanzare la macchina 480, ma il macchinista perse i sensi prima di aprire la valvola di regolazione, particolarmente dura su quelle macchine. La posizione dei treni e dei comandi confermò in seguito questo racconto.
Oltre al fuochista si salvò anche il frenatore del carro di coda, Giuseppe De Venuto, che riuscì, camminando lungo i binari, ad avvisare alle ore 5:10 il capostazione di Balvano che nella galleria era presente un treno con numerosi cadaveri a bordo.
Il capostazione di Balvano, alle 5:25, fece distaccare la locomotiva del convoglio 8025 giunto in stazione ed in attesa di passo e dispose una ricognizione alla galleria indicata: ai soccorsi arrivati sul posto la situazione apparve subito molto grave, al punto da non poter rimuovere il convoglio a causa dei corpi abbandonati anche sulla banchina. Con l'arrivo di una seconda squadra di soccorso, alle ore 8:40 venne liberata la linea e il treno finalmente recuperato.
Alcuni quotidiani riportano:
La Stampa del 7 marzo: "Il servizio informazioni britannico ha notizia da Napoli di una terribile catastrofe ferroviaria avvenuta nell'Italia meridionale. Un treno merci, stracarico di viaggiatori, è stato costretto a sostare in una galleria, per motivi non ancora noti. Il fumo della locomotiva, accumulatosi nel sotterraneo, rendeva l'aria irrespirabile, così oltre 500 persone vi hanno trovato la morte. Altri 49 viaggiatori si trovano ricoverati all'ospedale in gravi condizioni".
Mentre Il Times: "I rapporti ufficiali preliminari indicano che l'elenco delle vittime del disastro nella galleria ferroviaria italiana è ora a quota 509, tutte causate da avvelenamento da monossido di carbonio. Quasi tutte le vittime erano civili, molti dei quali passeggeri abusivi, e tutti morirono in pochi secondi.
La catastrofe è avvenuta venerdì sera, quando un treno ebbe un guasto all'interno di una galleria nel centro-sud dell'Italia. All'ultima stazione prima della galleria centinaia di italiani si arrampicarono sul treno; quando il peso in eccesso provocò la fermata sulla ripida pendenza all'interno della galleria, i fumi della locomotiva, compressi dalla volta della galleria, causarono l'asfissia di massa.
Una commissione d'inchiesta congiunta alleata e italiana è stata incaricata di indagare sul disastro. - Reuter".
Riferimenti bibliografici:
“CORRIERE DELLA SERA” del 6 marzo 1944.
“FAMIGLIA CRISTIANA” del 4 marzo 1979.
“LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO” del 7 marzo 1944.
“IL GAZZETTINO” dell’8 marzo 1944.
“IL GIORNALE D’ITALIA” del 7 marzo 1944.
“L’EUROPEO” del 25 marzo 1956.
“IL RISORGIMENTO” del 7 marzo 1944.
“LA STAMPA” del 7 marzo 1944.
GASKILL GORDON, La misteriosa catastrofe del treno 8017 in: “Le 33 storie che hanno commosso il mondo”, Selezione dal Reader’s Digest 1963.
LUCCIONI LUIGI, Frammenti di cronache e ricordi, Congedo Editore, Potenza 1993.
RESTAINO MARIO, Un treno, un’epoca: storia dell’8017, Arti Grafiche Vultur, Melfi 1994.
Link:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/27-gennaio-2010/tragedia-balvano-3-marzo-1944-1602360682580.shtml
http://www.instoria.it/home/tragedia_balvano.htm
http://www.antiarte.it/trenodiluce/tragedia_dimenticata.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Sciagura_del_treno_8017
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