Carrisi dimostra ancora una volta - dopo quanto avvenuto con Il Suggeritore - di conoscere molto bene certi meccanismi del male e la sua scrittura cattura. Almeno per me è stato così.
Credo di aver commesso un errore - forse dovuto alla troppa fretta nel voler andare avanti - e cioè quello di non fare troppo caso alle date che compaiono all'inizio dei capitoli. La storia si snoda su diversi piani spaziali e temporali, i personaggi introdotti sono diversi ed inizialmente slegati l'uno dall'altro ma chi si riveleranno tutti collegati tra loro da un filo nemmeno troppo sottile.
In alcuni passaggi, davvero, ho temuto di perdermi visto che informazioni che vengono date poi si interrompono per riprendere la narrazione di un altro periodo e con altri personaggi ma una volta compreso il meccanismo ed entrati nela storia i conti tornano.
Ho preso in prestito il libro in biblioteca, con un prestito interbibliotecario: quando mi sono trovata tra le mani un volume piuttosto grande (quasi 450 pagine belle corpose) mi sono sulle prime impaurita per quanto avrei dovuto leggere. Poi, però, mi sono detta che se il ritmo fosse stato quello del libro letto in precedenza, sempre di questo autore, allora l'avrei letto in un batter d'occhio. E così è stato.
Bisogna anche tener conto del fatto che, proprio per via della grandezza e del peso del volume, ho evitato di portarlo in borsa con me e l'ho letto quasi esclusivamente in casa... altrimenti avrei terminato la lettuara ancora prima! Comunque, non sono certo i tempi di lettura ad interessarmi, era solo per dire che si lascia leggere in fretta.
Al termine del libro l'autore svela che ha preso ispirazione da fatti realmente accaduti... Pur non volendo scendere nella trama, tutto ruota attorno alla figura dei cosiddetti penitenzieri: figura a me sconosciuta ma particolarmente interessante. Si tratta di sacerdoti che hanno il compito di ascoltare confessioni che comportano colpe particolarmente gravi... e che prendono (prendevano, ora non so dire di preciso cosa avvenga ai nostri tempi) nota delle pene confessate tanto da dare vita ad uno specialissimo archivio del male. Il tribunale delle anime, appunto.
C'è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. E' lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare... Il mio compito è ricacciarlo indietro.Così viene definito il ruolo dei penitenzieri... Nel libro si intrecciano storie misteriose a morti rispetto alle quali viene fornita l'occasione per mettere in atto una vendetta o perdonare. Qualcuno sceglierà la prima via, pochi altri la seconda. In questo contesto si innesca la figura di un penitenziere che non ha identità e non ha passato perchè vittima di un'amnesia... Ed anche quella di una poliziotta che perde una persona cara.... così come quella di tante altre figure minori le cui storie si intersecano l'una con l'altra in un mix di mistero, paura, morte, vendetta, perdono, fede, male.
Carrisi mi ha catturata anche stavolta e pur avendo proposto un romanzo di fantasia, fornendo chiarimenti circa la figura dei penitenzieri, mi ha fatto conoscere una realtà di cui ero all'oscuro.
Se lo consiglio? Agli amanti del genere sicuramente si. A me è piaciuto.