Magazine Opinioni
Il film di Götz Spielmann è diviso esattamente in due parti: la prima è ambientata a Vienna negli interni di un bordello, squallidi e claustrofobici, dalle tinte e le atmosfere di un noir dove il contrasto delle pareti rosse e il nudo freddo di Tamara ne amplificano la crudeltà visiva, anche qui la fotografia è curata da Martin Gschlacht che fa la stessa bella porca figura di Lourdes. La seconda parte, rispettivamente dopo l'incidente, è ambientata nel paesaggio rurale e qui gli esterni del paesaggio naturale svolgono un ruolo fondamentale nell'evoluzione interiore di Alex. Qui osserviamo l'intiempida disperazione di Alex che ha perso l'unica cosa importante della sua vita e che si rifugia dallo zio spaccando impetuosamente la legna del bosco da ardere al fuoco che non servirà a reprimere il desiderio ossessivo e irrefrenabile di vendetta. Il film è caratterizzato da una sceneggiatura drammaturgica, da dialoghi essenziali e da una regia rigorosissima che amplifica proprio l'inutilità delle passioni umane attraverso i contrasti dei paesaggi e degli elementi naturali.
L'incontro tra Alex e la moglie è uno dei momenti più intensi, il sesso tra i due gioca un ruolo fondamentale, quasi catartico nell'espellere le tensioni del loro dramma interiore. In questo caso il contatto carnale è come se contrariamente alla sua superficialità psicologica diventa il mezzo per cui l'uomo si identifica nella sua stessa intima essenza, riuscendo a identificare l'umano anche a ciò che si vuole distruggere. Alex non riesce a vendicarsi perchè riconosce l'umanità di Susan che a sua volta si interessa e analizza il suo dolore. Spielmann ha un gran talento nel riuscire a catapultarci nei tormenti dei suoi personaggi con una delicata umanità e una direzione di attori perfetta (Johannes Krisch è straordinario), non perde tempo in fronzoli sentimentali o meccanicistici nella recitazione. Il suo impatto visivo e narrativo è esistenzialista (persistenti pianosequenza e inquadrature da campi lunghi) donando al tema della vendetta una nuova luce: la transitorietà dei sentimenti, quasi dettata dal caso, dove lo stesso perdono è inesorabile, perchè è naturale come un lago che si placa dopo un soffio violento di vento.Così l'incontro tra Alex e Robert chiude il cerchio alla storia, in maniera significativa. Il flusso nervoso delle acque inghiotte l'arma da fuoco e si muta definitivamente. Non c'è redenzione, non c'è un lieto fine. E' il flusso della vita. Revanche è un film contemplativo e inusuale, amaro e dolente, difficile da verbalizzare, bisogna entrarci dentro per comprendere. Consigliato a chi ama osservare più che guardare.
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