Oratorio dei Disciplini, trionfo della morte
Se la storia dell'arte ci ha abituati a santi che attendevano la morte con letizia, altrettanto non si può dire per le masse dei peccatori. In questo caso non si trattava tanto di invitarli ad accettare serenamente il momento del trapasso quanto di ricordare loro l'imminenza della morte, in modo che potessero pentirsi in tempo. Per questo motivo le immagini che apparivano nei luoghi sacri erano intese a ricordare l'imminenza e l'inevitabilità della morte e a coltivare il terrore per le pene infernali.Che questo tema fosse particolarmente sentito nei secoli medievali (ma anche oltre) era dovuto al fatto che, in epoche in cui la vita era più breve della nostra e si cadeva facilmente preda di pestilenze e carestie, vivendo in uno stato di guerra quasi permanente, la morte appariva come una presenza ineliminabile (a differenza di ciò che accade ai nostri giorni, in cui si cerca, vendendo modelli di giovinezza e prestanza, di dimenticarla, occultarla, relegarla nei cimiteri, nominarla solo attraverso perifrasi).In molti cicli pittorici (come nel Camposanto di Pisa) viene celebrato il trionfo della morte. A Roma, durante il trionfo dei condottieri vittoriosi un servo che stava accanto all'eroe sul cocchio, gli ripeteva continuamente "ricordati che sei un uomo"! Ma il trionfo della morte non sarà solo d'ispirazione alla pittura, ma anche per la letteratura, il teatro e per i carri carnevaleschi.Pieter Bruegel il Vecchio, trionfo della morte
Altre storie illustrate raccontano di tre cavalieri che nel bosco incontrano tre scheletri che si mostrano come lo specchio del futuro che attende tutti. Al tema sono dedicati molti affreschi come L'incontro dei tre vivi e dei tre morti (XIV sec.), nell'Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, il Contrasto dei tre vivi e dei tre morti (XV sec.), nella Sagrestia di San Luca, a Cremona, o l'affresco sulla facciata dell'Oratorio dei Disciplini a Elusone (XV sec.) che riunisce i due temi del trionfo della morte e della danza macabra.Un'altra delle forme celebrative della morte è stata la danza macabra che si svolgeva nei luoghi sacri e nei cimiteri, un rito che nasce probabilmente a causa dei terrori diffusi dalla grande peste nera del XV secolo. La danza mostra papi, imperatori, monaci o fanciulle che danzano tutti insieme guidati da scheletri, e celebra la caducità della vita. Una delle immagini più antiche (ora perduta) è del 1424, nel cimitero parigino dell'Eglise des Innocents, e ne rimangono solo riproduzioni incise. Nel Rinascimento appare una serie di libri di piccolo formato con le incisioni della danza macabra, le più celebri dovute ad Hans Holbein e poi sempre riprodotte fino ai giorni nostri: è una sequenza di scene quotidiane o di episodi biblici in cui uno o più scheletri accompagnano i protagonisti umani, per ricordare che la morte è compagna della vicenda umana!Molti esempi delle prime immagini proiettate grazie alla tecnica della "camera oscura" nel XVII secolo hanno come tome lo scheletro, e forse l'ultima e celebre riapparizione della danza macabra la si vede ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman.