Dal momento che non abbiamo alcuna autonomia né monetaria, né di bilancio quei soldi in più non sono denari nuovi che entrano nel circolo economico: sono sottratti da qualche altra parte e in primis dalle tasche di chi li ha incassati, tanto per far capire che non siamo di fronte al tentativo di redistribuire quello che c’è, ma a un semplice palcebo pre elettorale. Infatti tutti i discorsi e le aspettative senza senso propalate negli ultimi due mesi sono finiti in acido con un nuovo brusco calo delle vendite e delle aspettative. Lo stesso premier, affetto da una sindrome di Tourette della banalità, ammette che le aspettative di crescita del Pil allo 0,8% sono ormai tramontate, (anche ammesso che avessero una qualche consistenza) ma poi sostiene che non fa nulla, tanto “che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone».
Meraviglioso, ma allora perché bisognerebbe inseguire la crescita? Perché in nome del totem bisognerebbe distruggere welfare e diritti del lavoro, oltretutto con la prova provata che si tratta di una strada controproducente e radicalmente erronea? Non c’è risposta, non ci può essere: Renzi è un tubolario vivente che affastella frasi fatte o appositamente costruite a seconda dell’occasione delle quali tuttavia non sembra cogliere il significato, il contesto, la concordanza. Da governo del giorno per giorno siamo passati a quello del twitter per twitter. Ed è così che il premier riesce a sembrare – grazie alla rappresentazione mediatica - brillante ed onesto, ma mai contemporaneamente, avendo il guizzo nella malafede e l’ottusità nella franchezza.
Tutto riesce alla perfezione visto gli italiani si sono ritirati sull’aventino del malpancismo e della rassegnazione. Tanto che persino l’”indisposto” Napolitano riesce a parere un presidente e non un opportunista in finta pelle democratica, chiamato all’alto incarico solo grazie a questa spiccata qualità. In tarda età, certo, quella che gli permette di avere una grande nostalgia verso la legge Acerbo di cui l’Italicum ripercorre le piste e le intenzioni. Ed è cos che ci ritroveremo con un tubolario in mano, anzi in qualche altra parte.