Magazine Informazione regionale

Il turista? Nemico naturale dei beni culturali

Creato il 16 dicembre 2010 da Zfrantziscu
di Daniel SotgiaCome al solito vedo che man mano che i commenti si fanno più numerosi sotto a un intervento chiaro e di cui peraltro è chiarissimo l'intento, lo stravolgimento dell'articolo è direttamente proporzionale l'allontanamento dal fine ultimo dello stesso. Addirittura qualcuno, faccio un attimo di polemica, si farcisce di velleitaria pretesa di poter addirittura "provocare" con delle soluzioni a “s'americcana”! È quanto è successo all'articolo di Franco Laner  Su nuraxi di Barumini  pubblicato nel blog di Mauro Peppino Zedda lo scorso ottobre.Mi viene in mente l'episodio di due turisti che, avvicinandosi allo scavo al quale prendevamo parte col docente di Archeologia, candidamente dicevano: "Ragazzi se avete bisogno di una mano chiamateci pure!".A 'onzunu su sou!! E non polemizzo oltre.Il Prof. Laner è senz'altro persona di comprovata capacità e già in altri frangenti ha potuto esprimere le sue opinioni in merito alle ricostruzioni del secolo scorso che i Nuraghes hanno dovuto subire, come ha fatto nell'ormai celebre "Accabadora".Se posso esprimere comunque un mio personale parere riguardo all'articolo, vorrei dire che stando così le cose, ovvero stando lo stato comatoso attuale, l'archeologia, comprese tutte le discipline volte alla conservazione e alla tutela dei Beni Culturali, è la meno indicata per fornire una linea direttrice per rendere "fruibile" il Bene Culturale al turista.Il turista. Per assurdo potremmo dire che il turista è il principale nemico di qualunque opera d'arte, sia essa un quadro o un opera ciclopica come i Nuraghes, perché la sua presenza è giocoforza una coartazione della real natura del Bene in questione. Fondamentalmente sono contrario a ogni sfruttamento turistico del Bene Culturale, fatto salvo i casi in cui il turismo sia culturale in maniera genuina: cosa che da noi in Italia avviene desolatamente di rado.Ma tornando all’archeologia-inadeguata-se-messa-a-confronto-con-il-turista, è facile per ciascuno di noi andare in giro per la Sardegna e incontrare in ogni tancato un Nuraghe in balia del più totale e irrimediabile sfacelo. Gli esempi che si possono fare di utilizzo e gestione virtuosa dei ciclopici monumenti sono veramente pochissimi, e spesso corredati da un patrimonio di guide assolutamente inadeguate all’importanza di alcuni siti: mi viene in mente il giovane ragazzo che, al Santuario Nuragico di Cabu Abbas a Olbia, si arrogava il titolo di “guida archeologica”, salvo poi rimanere ai piedi della montagna che ospita il complesso a suonare la chitarra come nelle migliori interpretazioni dell’Arcadia tizianesca, per lasciare soli noi, comuni mortali, a guadagnare la vetta e a godere del forte maestrale e della indicibile maestria di questo popolo straordinario, qual’era quello nuragico.Concludo questa divagazione dicendo che finché corriamo il rischio di iniziare lavori di scavo in qualunque sito archeologico, per poi scontrarci addosso all’inopinabile secchezza dei fondi, è meglio che la terra, che ha conservato per 3500 anni, sic et simpliciter, ciò che il popolo nuragico ha eretto per chissà quale arcano motivo, continui a celare e a preservare da sguardi e mani indiscrete tutto ciò che è da celare e preservare.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :