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Il valore aggiunto del Torino Film Festival

Creato il 29 novembre 2010 da Pim

Il valore aggiunto del TFFAll’ingresso del Teatro Regio è sempre il medesimo rituale: si lasciano cappotti e soprabiti nel guardaroba, il relativo numerino scompare nelle tasche, la gente si accoda a ritirare gli inviti, le maschere strappano i biglietti. Sembra la consueta Notte all’Opera, e invece no. Il capiente ventre di velluto e cristalli della sala si apre su un maxischermo sistemato sul palcoscenico, laddove cantanti e orchestre riversano abitualmente armonie musicali. Questa singolare metamorfosi cinematografica coinvolge anche il pubblico, eterogeneo sia nell’abbigliamento che nel contegno. Accanto ai notabili cittadini sciamano cinéphiles, appassionati informali e semplici curiosi, attratti da quel vago sentore di mondanità che Torino offre in certe occasioni.

Il Festival che Torino propone non è rutilante come quello romano, né tantomeno patinato come la Mostra di Venezia. Un punto d’orgoglio oppure un’eterna, malinconica imperfezione? Sul palco sfilano gli striscioni contro il razzismo e riecheggiano le parole di protesta degli studenti universitari. Penso che abbia ragione Gianni Amelio: occorre lasciare aperte le finestre sulla realtà, non sprangarsi in una sala buia e ovattata, nel foyer adibito per l’avvenimento, facendo finta che la vita scorra via come pellicola. Il TFF apre le finestre alle inquietudini che stanno sui tetti e per le strade della città, che attraversano l’Italia intera. Non le nega, bensì le accoglie nelle proprie sale, dando loro voce, prestandovi ascolto. È questo il suo valore aggiunto.

(Fotografia scattata durante la serata inagurale del TFF il 26 novembre 2010)


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