Ricordo che da un castello vampiresco guardavo uno di questi villaggi, un agglomerato di casupole, poco più di capanne e gli orti, i pollai e i cortili, attraversati da donne vestite di scuro, con i capelli coperti da fazzoletti e bambini magri magri, come rami di acero, io guardavo tutto attorno (c’era un po’ di nebbia) e mi chiedevo: è possibile che da un posto del genere, così dimenticato da Dio e dagli uomini, possa essere mai uscito qualche grande uomo, qualche grande personalità della storia, della politica, dell’arte, della cultura. Può un luogo così arretrato dare i natali a qualche grande talento?
Ieri ho preso in mano per caso i “Quaderni 1957 – 1972” di Emil Cioran, un capolavoro assoluto, che non leggevo credo da venti anni circa e mi ero dimenticato che era Rumeno Emil Cioran. Ho letto il paese da dove veniva: si chiama Rasinari ed è in Transilvania, vicino a Sibiu, esattamente nella zona dove io guardavo, dal castello vampiresco, l’agglomerato di case attorno, e mi chiedevo, ma può un posto del genere creare un genio?
Avevo, due anni dopo, la risposta.
E finalmente capivo anche perché Cioran era così ossessionato dall’idea del suicidio.