Trama
“Sette anni di lavoro sono appena scomparsi fra le mani degli svaligiatori. L’allarme è riecheggiato per strada, senza allertare né far muovere nessuno. È il 4 gennaio del 2000 e mi è stato strappato tutto in pochi secondi”. Così scrive Schmitt nel “Diario di un romanzo rubato”, testo che arricchisce la nuova edizione italiana del Vangelo secondo Pilato e racconta le vicissitudini che hanno accompagnato la stesura di un romanzo che rischiava di andar perduto.
Recensione a cura di Loredana Inserra
La storia di Jeshua da un altro punto di vista. Tutto ruota attorno ad un’unica domanda: “Che fine ha fatto il corpo?”.
A questo mistero ci avvicineremo con un atto di fede. O con una rivelazione. O con un’indagine poliziesca. Dipende a quali dei personaggi ci affideremo durante la lettura. Personaggi che vengono rivalutati e descritti in un contesto tutto ‘umano’. Jeshua con i suoi tormenti e le sue paure di uomo che si sente abbandonato dal proprio padre. Giuda, il cui tradimento ha una sua giustificazione e rivalutazione, la stessa che si ritrova nei Vangeli Apocrifi. Pilato che da ‘buon romano’ cerca di dare un senso razionale a ciò che gli sta capitando. E si scontra con la moglie Claudia per questo suo modo di vedere le cose:
“Io dunque non sarò mai cristiano Claudia. Perché non ho visto niente… se volessi credere, dovrei in primo luogo credere alla testimonianza degli altri”
“Allora, sei forse tu, Pilato, il primo cristiano?”
Scrittura brillante e scorrevole. Un tema su cui vale la pena soffermarsi
Nella postfazione però lo scrittore assume un pò troppo il ruolo di ‘catechista’, che inevitabilmente gli fa perdere tutti i punti guadagnati con la sua personale chiave di lettura del grande mistero della resurrezione. Pubblicato nel 2000, l’autore ne ha tratto anche un’opera teatrale dal titolo “I miei vangeli”
Dettagli
- Copertina rigida: 296 pagine
- Editore: San Paolo Edizioni (7 gennaio 2010)
- Collana: Le vele
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8821566692
- ISBN-13: 978-8821566691