Prosegue la pubblicazione degl’interventi al 10th Rhodes Forum: l’elenco completo può essere letto cliccando qui. Di seguito la dissertazione di Peter Holland, tutor alla School of Economic Science di Londra.
1. Sommario
Nella School of Economic Science stiamo facendo ricerche sulle leggi sociali ed economiche fondamentali che governano l’attività umana. Secondo Burke, scoprire ed obbedire a queste normative porterebbe alla felicità e alla prosperità, e l’autore intende delineare questa legge all’interno della relazione. I sistemi di diritto di proprietà al momento più comuni fanno sì che i benefici forniti dai luoghi migliori possano essere riscossi e goduti da una piccolissima parte della popolazione. I benefici di un particolare luogo includono fattori come la fertilità intrinseca o la prossimità alle risorse naturali, ma il fattore di maggior rilievo in un’economia di mercato è che il lavoro di un’intera comunità porta un grande vantaggio a luoghi specifici. Se imprese, individui o nazioni sono autorizzate a comportarsi così, il risultato è un’ampia, ingiusta e crescente disparità nella ricchezza, oltre a disoccupazione e disordini civili. Questa relazione include un’analisi quantificata del potenziale economico dei maggiori paesi europei, come sono cambiati in seguito alla formazione della CEE e conseguentemente della UE, e mostra come questo effetto, se non riconosciuto, sia in grado di procurare ricchezze ad alcuni e condannare altri alla povertà. Il documento mostra anche come questo ingiusto vantaggio sia esacerbato dall’Euro. Alla fine verranno presentate alcune possibili soluzioni per correggere questo errore e fornire eguali opportunità perché tutti prosperino.
2. Origine e sviluppo
Il lavoro originale sulla Teoria della Locazione è attribuito a Von Thunen (1783-1850), un accademico della Germania del nord con un’esperienza scientifica di base ed esperienza pratica come contadino. Egli era interessato a scoprire se ci fosse un luogo naturale legato a particolari forme di impresa. Egli teorizzò uno Stato di forma circolare, isolato, di circa 40 miglia di diametro con una città al centro. Considerò poi il peso e la natura dei prodotti, la deteriorabilità, i costi di trasporto (tutti trasporti a cavallo), la locazione e la densità di mercato per i suddetti prodotti. Sviluppò una semplice formula matematica che è risultata nei noti Anelli di Von Thunen, come mostrato nella figura 1, in cui ogni anello è certamente vantaggioso per una particolare forma di impresa o attività.
Nel secolo successivo queste idee furono sviluppate nel Nord America, specialmente con una visione atta a determinare i luoghi migliori per le nuove industrie. Nel 1950 circa, a Chicago, il prof. Harris stava dando consigli all’industria sui luoghi che avrebbero fornito le massime opportunità di vendita con costi minimi. Un professore in visita dal Regno Unito, Colin Clark, assimilò queste intuizioni e le sviluppò ulteriormente nel suo ruolo di direttore di un istituto di ricerca ad Oxford. Questo ha reso Colin Clark il miglior candidato per occuparsi di un progetto di spicco, che sarebbe stato richiesto dall’allora Primo Ministro Harold Wilson, per determinare l’effetto sulle industrie manifatturiere del Regno Unito dell’adesione alla CEE, ed il risultato è presentato nel paragrafi seguenti.
3. Il documento del prof. Clark
Il documento considerava i sei membri originari della CEE (Germania Ovest, Francia, Olanda, Belgio, Italia e Lussemburgo) ed il Regno Unito, e li divideva in 103 regioni. Per ogni regione il potenziale economico era stimato come una funzione del reddito in quella regione, i costi del trasporto da e verso ogni altra regione, le tariffe correnti ed un costo minimo per carico dovuto al trattamento e alla distribuzione. Un carico di 10 tonnellate era l’unità distribuita e un costo minimo era aggiunto per il trattamento e la distribuzione indipendentemente dalla distanza percorsa. Il trasporto stradale, ferroviario e marittimo erano inclusi ma non l’uso di canali, finché fu fatta un’alleanza commerciale con le altre nazioni europee ed il resto del mondo. I potenziali economici calcolati erano arrotondati ad un’unità di 200 spaziamenti e linee di eguale potenziale, unite per formare gli Isotim e riportati su una mappa dell’Europa. La formula usata:
- I 6 membri originali + Regno Unito
- 103 regioni
- Potenziale economico di una regione i-Pi
- Pi=I/M+Somma {I /(M+Tij+F)}
- Dove:
- I= Reddito della Regione in $ USA
- M= Costo minimo per carico di 10 tonnellate (compreso trattamento e distribuzione)
- T= Costi di trasporto da i a j
- F= Tariffa
- Linee di eguale Pi unite; Isotim
Il primo caso considerato è stato il potenziale economico delle regioni all’interno delle 7 nazioni, prima della formazione della CEE, come riportato nella mappa 1. I numeri sono relativi e non assoluti, ed il migliore è quello più alto. Germania Ovest, Francia e Gran Bretagna contengono tutte un nucleo regionale ben definito con potenziali di oltre 2800, e potenziali decrescenti man mano che ci si allontana. É da notare che Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno un basso potenziale, e Italia del sud, Irlanda del nord e Scozia del nord hanno meno della metà del massimo potenziale.
La mappa 2 mostra i potenziali economici della CEE con il Regno Unito indipendente. La CEE mostra ora un nucleo unico di ampio aumento di potenziale 3600, e in modo meno rilevante miglioramenti in tutte le altre regioni della comunità. Comunque vale la pena notare che l’Italia del sud e la Francia del sud sono diminuite, in termini relativi, rispetto al grande nucleo potenziale che esiste ora in Germania ed in parte dell’Olanda. I più grandi cambiamenti in potenziale sono avvenuti nelle nazioni Benelux con un potenziale in aumento di oltre il 50%. I valori assoluti nel Regno Unito non sono cambiati significativamente, ma la posizione relativa ad un nuovo potenziale nucleo in Europa si è ridotta enormemente. L’aumento potenziale delle nazioni Benelux comparato con Londra, ha segnato il declino del Porto di Londra e la crescita di Antwerp e Rotterdam.
La mappa 3 predice il cambiamento che sarebbe avvenuto nei potenziali economici, dovuto all’eventuale allargamento della CEE per includere Gran Bretagna, Eire, Danimarca e Norvegia (anche se alla fine la Norvegia non ne ha fatto parte). Il Regno Unito guadagna qualcosa di più, ma l’effetto maggiore è l’espansione delle aree di grande potenziale economico in Europa. Il Regno Unito ha guadagnato un piccolo margine sull’Italia. Basandosi su questa mappa, la predizione di Colin Clark era che lavoro e capitale sarebbero migrati verso le aree di più alto potenziale, che si sarebbero progressivamente arricchite, e la periferia corrispondentemente impoverita. Questa predizione è stata raffrontata con le cifre dell’occupazione ed è stato notato che le regioni con i più alti valori di potenziale hanno subito la maggiore crescita nell’occupazione.
4. Il vantaggio posizionale della Germania
Dalla mappa 1 si può notare che prima della formazione della CEE, i potenziali manifatturieri di Regno Unito e Germania erano sostanzialmente uguali. I cambiamenti relativi nel Regno Unito e in Germania da questa situazione a quella della mappa3, la CEE più il Regno Unito sono mostrati nel prossimo diagramma. Assumendo che la stessa capacità e sforzo sono impiegati in ogni nazione, la remunerazione in UK è salita del 8% mentre in Germania di oltre il 36%. Partendo dal presupposto che il lavoro prende il 25%, allora l’aumento del profitto e dei salari nel Regno Unito sarà del 12% e 4%, mentre in Germania gli aumenti corrispondenti sono 54% e 18%. Questo permette alla Germania di avere un livello di profitto in grado di supportare un governo forte e investimenti in infrastrutture, e permette all’industria manifatturiera di usare i macchinari più moderni. Quindi il costo del lavoro per unità prodotto dal 2000 al 2009 è rimasto lo stesso in Germania, mentre in Italia e in Spagna è salito del 30%. Questo porta i beni prodotti in Germania ad avere un buon valore, tanto che le vendite ai loro vicini europei contribuiscono ora al 75% del successo dell’esportazione tedesca. Nelle nazioni più periferiche c’è una corrispondente perdita di lavori manifatturieri, meno entrate fiscali e più persone disoccupate da sfamare. I prestiti pubblici e privati (dalla Germania) quindi aumentano per comprare prodotti tedeschi. Chiaramente questa non è una situazione sostenibile.
Impatto sulla manifattura del Regno Unito
Cambiamenti da prima della CEE alla CEE+Regno Unito
Regno Unito aumenta da 28 a 30 ie. 100 a 108
Germania aumenta 28 a 38 ie. 100 a 136
Assumendo uguali capacità e sforzi
Assumendo che il lavoro prende il 25% della crescitaRegno Unito
profitti salari
pre-trattato 100 100
EU+Regno Unito +12% +4%
Germania
profitti salari
pre-trattato 100 100
EU+Regno Unito +54% +18%
5. L’effetto dell’euro
Prima della creazione dell’Euro, ogni nazione aveva la propria moneta. Le nazioni potevano decidere i propri tassi di interesse, moderare l’afflusso di denaro, e farsi avanti se il mercato decideva tassi di cambio che venivano considerati troppo svantaggiosi. In quel periodo, il vantaggio della localizzazione della Germania poteva essere corretto di volta in volta con la svalutazione della moneta nazionale o più frequentemente con la rivalutazione del marco tedesco, e i problemi locali coi governi nazionali potevano essere affrontati anche con gli strumenti fiscali e monetari disponibili. Una volta che è stato creato l’Euro, i tassi di scambio internazionale e i tassi di interesse erano fissati da regioni economiche più forti attraverso la Banca Centrale Europea (BCE), e il costo dell’indebitamento era uniforme tra economie forti e deboli. Quando la competitività delle nazioni periferiche ha iniziato a scendere, il tasso di cambio tradizionale non era più disponibile e il debito pubblico e privato ha iniziato ad aumentare.
6. Potenziali rimedi
Il problema fondamentale è che alcune regioni godono di un enorme vantaggio dovuto alla loro posizione rispetto alle regioni limitrofe. Questo è vero a livello nazionale, europeo e globale. Nel Regno Unito, Londra e il sud est hanno un potenziale economico molto maggiore della Scozia del nord, del Galles dell’ovest e della Cornovaglia. Fame e rivolte sono comunque evitate con un sistema di tassazione che ridistribuisce il guadagno dai centri più ricchi verso le regioni che lo sono meno. Alcuni richiedono un sistema simile per l’Europa unita politicamente, ma un breve sguardo al lavoro dettagliato del sistema nel Regno Unito mostrerebbe che la cultura di dipendenza risultante, le anomalie e le immense spese burocratiche di tale sistema, sono altamente indesiderabili. Inoltre la maggioranza di queste tasse cade su imprese produttive ed è spesso la causa di fallimenti dei business marginali, causando ulteriore disoccupazione e un maggiore carico sullo Stato. In contrasto a questo sistema che rivolge il nucleo del problema sui vantaggi posizionali, ne servirebbe uno che sfruttasse questo vantaggio, e come condizione per il solo uso di una particolare posizione, un’imposta proporzionale a quel vantaggio pagato alla comunità. Questa imposta renderebbe possibile ridurre le tasse sullo sforzo produttivo in modo sostanziale, o rimuoverle totalmente, aumentando l’occupazione e riducendo alcuni dei bisogni dei fondi governativi. Per funzionare in Europa questo richiederebbe un’imposta sul vantaggio posizionale che dovrebbe essere riscossa e ridistribuita su base nazionale e pan-nazionale, per fornire i fondi necessari ai governi, e portare tutta l’Europa a lavorare per una giusta ricompensa.
La soluzione sopra illustrata sembra improbabile nel breve periodo, quindi i lavoratori di nazioni lontane dalle aree ad alto potenziale (es. Grecia, Italia, Regno Unito), dovranno continuare a lavorare più ore per una paga minore di quelli di aree ad alto potenziale. Le entità economiche in queste nazioni dovranno usare le loro uniche forze per farcela in Europa (non ha senso competere con la Germania ad es. nella produzione automobilistica), e parallelamente guardare al mercato globale per il successo (es. per il Regno Unito i mercati finanziari e l’aerospaziale). Dal punto di vista dell’autore lo smantellamento dell’Europa in modo ordinato e ben pensato è necessario, vedi il punto 5, e inoltre il libero flusso di capitale ha permesso alle compagnie e agli individui sani di muovere il loro capitale finanziario fuori dai paesi problematici, e a tempo debito anche questo dovrà essere indirizzato.
7. Riferimenti
1 Industrial Location and Economic Potential in Western Europe. C. Clark,
F. Wilson and J. Bradbury. Agricultural Economics Research Institute, April 1969.
2 Economic Study Association Course “Location Theory” September 1983
3 German Economic Policy and the Euro 1999-2010. Richard Conquest, The Bruges Group Publication Office.
(Traduzione dall’inglese di Valentina Bonvini)