Titolo: Il vecchio e il mare
Autore: Ernest Hemingway
Anno: 1952 (Prima edizione originale)
“…Disarmò l’albero e serrò la vela e la legò. Poi si mise in spalla l’albero e si avviò verso la salita. Fu allora che capì la profondità della sua stanchezza. Si fermò un momento e si voltò a guardare e vide alla luce delle lampade sulla strada la grande coda del pesce, che sorgeva ritta dietro alla poppa della barca. Vide la bianca linea nuda della colonna vertebrale e la massa scura della testa col rostro sporgente e tutta la nudità in mezzo…” (E. Hemingway, Il vecchio e il mare)
Composto in otto settimane nella primavera del 1951, Il vecchio e il mare vide per la prima volta la luce nel 1952 quando venne pubblicato sulla rivista «Life», dove riscosse subito un notevole successo da parte della critica ma, soprattutto, da parte del grande pubblico dei lettori.
Giornalista e scrittore americano, Hemingway cominciò fin da giovane a mostrare un grande talento per la scrittura, tanto da essere assunto come cronista, immediatamente dopo il conseguimento del diploma, presso il «Kansas City Star». Celebre la sua esperienza come volontario sul fronte italiano durante il Primo Conflitto Mondiale, dove prestò servizio sulle ambulanze. L’esperienza dolorosa della guerra e la conseguente verifica della caducità della vita umana lasceranno un segno indelebile nell’animo del giovane scrittore, che farà così della lotta per la vita uno dei temi ricorrenti della sua narrativa.
Nel 1939 Hemingway si trasferisce a Cuba, luogo particolarmente caro allo scrittore, ma soprattutto evocativo di storie, paesaggi e persone da cui prendere spunto per la stesura dei successivi scritti. Sarà proprio Cuba il luogo deputato all’ambientazione della storia di un vecchio pescatore e del suo giovane apprendista.
La trama de Il vecchio e il mare è piuttosto nota: Santiago è un vecchio e povero pescatore che da tempo non riesce a pescare nemmeno un pesce. Durante le sue battute di pesca è accompagnato da un giovane ragazzo, Manolin, desideroso di apprendere l’antica arte della pesca nonostante il veto della famiglia. Un giorno Santiago decide di salpare per mare da solo. Finalmente un grosso Marlin abbocca all’amo e, dopo una ferrea lotta col pesce durata tre giorni, Santiago riesce ad issarlo sulla barca. Durante il tragitto di ritorno verso casa, gli squali attaccano più volte l’imbarcazione, nel tentativo di mangiare il pesce pescato. Quando Santiago fa ritorno a terra, del pesce non rimarranno che la testa e la lisca.
Dalle lettere che Hemingway scrisse durante la sua vita si evince come la traccia del libro fosse autentica e colta proprio da quel sostrato genuino e da quella terra nella quale lo scrittore decise di trascorrere gran parte della propria esistenza. Incontri con persone, visite di luoghi e l’ascolto in prima persona di storie vissute hanno contribuito notevolmente alla stesura del testo. Il romanzo è da considerarsi una sorta di sunto dei capolavori letterari di Hemingway, come un piccolo testamento che gli valse dapprima il Premio Pulitzer nel 1953 e l’anno successivo il Premio Nobel per la Letteratura.
Il vecchio e il mare può definirsi un vero capolavoro, e di questo lo scrittore stesso era conscio: Hemingway fu infatti meticoloso nel seguire le varie fasi della pubblicazione, così come seguì in prima persona la trasposizione cinematografica del romanzo, resa poi celebre grazie alla sublime interpretazione di Spencer Tracy per la regia di John Sturges e Fred Zinnemann (1958).
Lo stile del romanzo è quello proprio degli altri lavori dello scrittore americano, il quale amava alternare allo stile nominale, tipico del mondo giornalistico, periodi più lunghi, caratterizzati però dalla fitta presenza del dialogato. I numerosi dialoghi, infatti, si alternano in maniera sapiente a monologhi e soliloqui, dove pregnante resta però l’idea del dire, dell’enunciare concetti e parole che devono essere ben recepiti dal lettore. Sarà proprio questa grande importanza assegnata al dialogo, che lascerà un segno indelebile anche nello stile di autori come Pavese e Vittorini che, attraverso le loro traduzioni, permetteranno al grande pubblico italiano di aprirsi alla Letteratura Americana.
Numerose sono state le critiche positive al romanzo ma, soprattutto, coloro che tentarono di attribuire al racconto significati trascendentali, tentando così di scoprire all’interno del reticolato della narrazione simboli misteriosi e arcani.
Tuttavia, lontano da ogni tentativo di voler a tutti i costi attribuire alla narrazione significati simbolici, temi come la lotta per la vita e per la sopravvivenza trovano ne Il vecchio e il mare il loro apice. Il vecchio Santiago, giunto ormai al termine della propria esistenza, si protende in un’ultima estenuante lotta, dalla quale riesce però ad ottenere quel riscatto dalla vita che tanto attendeva.
«…Mi hanno battuto, Manolin» disse. «Mi hanno proprio battuto.»
«Ma non ti ha battuto lui. Il pesce.»
«No. Davvero. È stato dopo.»
Nell’ affermazione sicura di Santiago, in quel «No. Davvero» espresso con virile fierezza sta forse il senso di questa grande opera. Non importa che del Marlin pescato siano rimaste solo la testa e la lisca: l’importante è aver combattuto e aver vinto la propria battaglia.