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Il Vedutismo

Creato il 01 maggio 2014 da Artesplorando @artesplorando

Il Vedutismo

Canaletto, riva degli Schiavoni, veduta verso est

Parlando del paesaggio, nella carrellata che vi proposi un po' di mesi fa (e che vi consiglio di ripescare negli archivi), accennai ad una pratica specifica, realizzata dai pittori, chiamata vedutismo.
Il vedutismo nasce dalla rappresentazione dei paesaggi nel ‘600, si protrae nel ‘700 con soggetti in cui predominano ruderi e antichità e tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, sfocia nella rappresentazione topografica vera e propria, con un forte grado d’aderenza al vero.
Le grandi città e soprattutto le capitali di tutta l'Europa sono esse stesse, e sempre più,  oggetto di rappresentazione artistica, sia pittorica con vedute panoramiche (che si estenderanno soprattutto dopo il 1750), sia con scorci di zone urbane significative sotto il profilo monumentale o pittoresco; e in tutte le città, specialmente in quelle definite storiche, nascono botteghe d'arte  con artisti che aderiscono al vedutismo.
Sarà principalmente un fenomeno italiano e avrà grande diffusione nella Repubblica Veneziana.
Venezia in questo periodo ha uno sviluppo notevole e conosce momenti di splendida fioritura con pittori quali Marco Ricci (1676 - 730), diretto discendente ed aiutante di Sebastiano e Luca Carlevaris (1663-1730), entrambi molto preparati e capaci di trasferire sulla città lagunare l'esperienza acquisita nel confronto con la scuola romana e con gli artisti provenienti dall'Olanda.I capisaldi indiscussi del vedutismo veneziano sono però Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697 - 1768), Francesco Guardi (1712-93) e Bernardo Bellotto (1721(22?) -80).
Il Canaletto, dopo le esperienze nelle atmosfere romane, dove ha modo di entrare in contatto con toccanti vedute del Pannini e del Vanvitelli, ritorna a Venezia (1720) ed inizia a mettere in pratica un'irriducibile rappresentazione delle moltissime parti significative della città, realizzata direttamente con l'ausilio di disegni dal vivo. La sua rappresentazione è in ogni caso originale e coinvolgente, in quanto il rispetto verso il particolare e la descrizione delle singole figure, è accompagnata da un taglio prospettico molto vasto, profondo e nello stesso tempo arioso. Per eseguire la perfetta inquadratura del paesaggio e per ordinarne tutte le sue singole parti, il Canaletto si serve dell'antenata della nostra macchina fotografica, cioè della camera ottica, che per mezzo di un sistema di specchi fornisce, nel suo supporto, l'immagine virtuale dello spazio da rappresentare, e in molti casi consente di studiare tagli a grandangolo del componimento globale; l'accorgimento tecnico e le preparazioni teoriche si accompagnano a un senso di energica luminosità, e a una squisita vivacità nella resa delle figure con pochi tocchi di pennello, ma tali da rendere ognuna delle sue panoramiche, opera di grande sensazione lirica.Subito richiesto da numerosissimi clienti e collezionisti, specialmente inglesi, egli esegue un'ampia serie di vedute panoramiche dall'inconfondibile fisionomia ma sempre differenti fra loro, e via via dal tratto più sciolto e spedito. Egli esprimerà lo stesso stile nel decennio che trascorrerà in Inghilterra a partire dal 1746; le differenti caratteristiche dei paesaggi inglesi e le svariate gamme cromatiche dell'atmosfera, trasformeranno la sua tavolozza, ma non influiranno sulla qualità e sull'originalità del suo stile.Suo nipote Bernardo Bellotto prendendo insegnamento da lui, ripropone gli stessi tagli prospettici, utilizzando però una tavolozza meno luminosa e rendendo le scene con uno splendore più pulito e più fermo. Attivo in molte città e località italiane (celebre è la sua veduta della "Gazzada" presso Varese, del 1743, Milano, Brera), verso la metà del secolo soggiorna a Dresda ed in altre città del centro Europa, in particolare Varsavia, della quale lascia bellissime testimonianze.

Il Vedutismo

Francesco Guardi, gondole sulla laguna

Francesco Guardi, membro di una numerosa famiglia di pittori di origine trentina, prosegue nella tematica della veduta panoramica, riproponendo anche soggetti e tagli di composizione a maniera del Canaletto, ma con un soffio vitale differente. Utilizzando un tocco molto leggero e rapido, riempie le sue scene dalle dolci gamme cromatiche, con figure appena abbozzate dinamiche e piene di vita, che spesso arrivano ai limiti della "macchietta". Alle vedute, che documentano i luoghi simbolici delle città, affianca talvolta scene fantasiose ambientate per lo più presso resti archeologici denominate "capricci", a dimostrazione di prediligere non tanto il documento, quanto la testimonianza emotiva fatta di pura creatività ed invenzione. Dei vedutisti finora menzionati, il Guardi è quello che nello stile e nel gusto, si identifica più di tutti gli altri con l'atmosfera rococò. Egli continuerà a esprimersi con lo stesso linguaggio per tutta la sua carriera artistica, anche se alla fine del secolo il Rococò avrà ormai ceduto il passo ad un nuovo movimento, il Neoclassicismo.
Ma questa è un'altra storia!

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