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Il venditore di destini (terza parte) [gianbarly]

Da Gianbarly

Il venditore di destini (terza parte) [gianbarly]

Salvator Dalì - Sleep


C’era un uomo che avanzava lentamente, seguitodallo sguardi di tutti i presenti. Era avvolto in un leggero mantello di seta,che scendeva in morbidi drappeggi sopra una tunica di lino. Non eraparticolarmente alto, ma una lunga barba ed un complicato copricapo turrito glidavano un portamento imponente. Era seguito, ad una certa distanza, da dueassistenti che portavano voluminosi fagotti. Man mano che avanzava la folla siaccodava, formando un variopinto corteo.
Erano ormai diversi giorni che mi trovavo inquel mondo estraneo, in cui mi muovevo solo grazie all’amorevole guida diTalnòc. Con i suoi modi gentili egli riusciva a rendere meno dura la miasituazione. Era discreto ed autorevole allo stesso tempo, indirizzandomi nelle mieattività quotidiane senza darlo troppo a vedere.Nelle prime ore dopo il mio arrivo a Palnocavevo perso a poco a poco la memoria del mio passato. Tutto era svanito dallamia mente senza che riuscissi a trattenere nemmeno un brandello di ricordo. Miero ritrovato senza un’identità, in un mondo che non conoscevo. Solo la suapresenza riusciva a darmi un po’ di calore. Non so cosa avrei fatto senza dilui. La sua presenza mi consentiva di sopravvivere, rimandando ad un domaniindefinito le domande che tenevo chiuse dentro la mia testa.Poi, con il passare dei giorni, la nozione delpassato aveva cominciato a riaffiorare, grazie anche alle domande calibrate delmio amico. Ora ero di nuovo in grado di riconoscere con chiarezza gliavvenimenti della mia vita precedente. Sapevo di Torino, della mia famiglia,del lavoro che mi portava in giro per l’Italia.Lo sapevo, ma non ne avevo il ricordo.Perché quelle nozioni non erano accompagnateda alcuna emozione, non mi suscitavano alcun sentimento. Avevano in me lostesso impatto delle cose studiate a scuola, come se non le avessi vissute dipersona. Il fatto, che pur mi era ormai chiaro, di avere una moglie e dei figliad aspettarmi, mi appariva come una pura informazione. Per me, in quel momento,era come sapere che i crociati avevano conquistato Gerusalemme nel 1099,durante la prima crociata. Non un ricordo personale ma una semplice nozione, amputatadella sensazione di fatica che ti entra nelle membra, del sapore aspro dellapolvere mista a sangue, del dolore vivo delle ferite o del senso esaltantedella vittoria conquistata a caro prezzo. Senza la capacità di far rivivere il riverentesmarrimento che aveva preso quei rudi guerrieri quando finalmente avevanopotuto accostarsi ai luoghi della Passione.Nessun sentimento si agitava in me al pensierodi ciò che ero stato fino a pochi giorni prima. La mia vita precedente era solouna serie di anonime note nel libro della storia.Ero diventato freddo al mio passato, ma nonincapace di sentimento. Di questo ero sicuro, Provavo per Talnòc un senso disincera amicizia, per esempio.Con lui ero tornato in centro e lui avevainsistito perché ci sedessimo ai tavoli di un bar sulla piazza del mercato.Quando era comparso l’uomo con il mantello mi stava chiedendo del mio lavoro.“Sono consulente di logistica per la grandedistribuzione” gli avevo risposto.Aveva aggrottato le sopracciglia.“Cos’è la grande distribuzione?”“I supermercati. Come li chiamate voi qui?”Non aveva risposto subito. Aveva cercato dielaborare quello che gli stavo dicendo, prima di parlare.“Supermercati? Vuoi dire mercati molto grossi?Più di questo?” ed aveva indicato la piazza.“No, no” dissi con un mezzo sorriso “doveandate voi a fare la spesa?”“Beh, nelle botteghe, dove altrimenti?”Era stato in quel momento che era arrivato lostrano corteo. Avevo immediatamente lasciato cadere il discorso, attratto dallanovità.“Chi è quell’uomo?”Talnòc aveva ripreso il controllo dellasituazione ed ora mi guardava con aria complice, come se mi avesse portato inquel posto proprio per farmi vedere quello spettacolo.“E’ il venditore di destini, non vedi?”

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