Ormai la musica è sempre la stessa. L’aveva intonata prima il sottosegretario Gioacchino Alfano alla Camera, poi il ministro della Difesa Mauro, visitando quest’estate una Sardegna devastata dagli incendi. Ora a suonare è il Capo di Stato Maggiore della Marina militare italiana, Luigi Binelli Mantelli, impegnato a seguire la ”Brillant Mariner 2013″, la guerra simulata al largo delle coste di Teulada: la Sardegna è strategica per le operazioni militari nel Mediterraneo e i poligoni sardi sono intoccabili. Anzi: la presenza militare in Sardegna deve essere rafforzata. Addirittura, ben lungi dall’essere dismessa, la base militare di Capo Teulada risulta essere tra i più importanti siti per testare le bombe (bombing test ranges) al mondo: una vera e propria eccellenza di cui probabilmente tutti avremmo preferito fare a meno.
La guerra simulata al largo di Teulada
Il comitato Gettiamo le Basi
Mariella Cao, battagliera portavoce del comitato pacifista Gettiamo le Basi, riscontra nell’atteggiamento dei ministri della Difesa succedutisi nel tempo una violazione di legge che penalizza la Sardegna. La legge 104 del 1990 infatti teoricamente impone al ministero della Difesa “l’obbligo di eliminare le situazioni di squilibrio tra le Regioni, cioè liberare la Sardegna dall’abnorme e iniquo surplus di gravami militari che la penalizza – il + 60% rispetto alla penisola – e porla in condizioni di parità con le altre Regioni“. Eppure lo Stato non ha alcuna intenzione di liberare i poligoni sardi, forte soprattutto del fatto che giuridicamente, facendo pare del Demanio, lo Stato può disporre a suo piacimento dei poligoni sardi. “La intollerabile conclusione dell’intangibilità e perpetuità della schiavitù militare inferta alla Sardegna è configurabile come istigazione e apologia del reato compiuto ininterrottamente da tutti i ministri della Difesa con l’avallo dei rispettivi governi di vario colore politico”, scrive Mariella Cao in un comunicato. “Infatti l’uguaglianza, l’equa ripartizione di obblighi e gravami, di qualunque tipo, tra cittadini come tra Regioni, è il pilastro dell’ordinamento giuridico dell’Italia”.
Dal comitato Gettiamo Le Basi arriva una dura critica agli esponenti della politica sarda, accusati di “occultare, fingere d’ignorare il disposto normativo, l’indecenza di ministri della Difesa fuorilegge da oltre un ventennio e di propinare stravaganti analisi geostrategiche sul nuovo ruolo della Nato di protezione civile e sostegno umanitario: a seguire le loro elucubrazioni parrebbe che la Nato abbia ripudiato la guerra e stia attuando il disarmo – si legge nella nota di gettiamo Le Basi -. Una vertenza condotta su un’analisi bislacca della realtà e con strumenti spuntati ha la certezza del fallimento. Però è prevedibile che porti ai “salvatori della patria sarda” un po’ di voti, traducibili in poltrone. Il gioco, per loro, vale la candela”.
L’interpellanza di Sardegna libera
Nei giorni scorsi anche la consigliera regionale indipendentista di Sardigna Libera, Claudia Zuncheddu, all’indomani della guerra simulata di Teulada ha depositato un’interpellanza in Consiglio regionale sul progressivo incremento della militarizzazione della Sardegna e le pesanti attività militari in corso con l’esercitazione “Brillant Mariner 2013”. «La militarizzazione del nostro territorio continua in violazione dei “principi di precauzione e di proporzionalità” sanciti dal diritto internazionale, delle direttive del Governo italiano e della stessa Commissione di inchiesta Parlamentare impegnata sul tema delle bonifiche e della chiusura del Poligoni Sardi, chiusura peraltro puntualmente smentita dal Capo di Stato Maggiore della Difesa», sostiene la Zuncheddu.«Le autorità militari continuano a violare la legge, tenendo le popolazioni residenti completamente all’oscuro delle attività belliche svolte sul territorio. Il d.lgs. 66/2010 prescrive puntualmente che, anche di fronte a procedure di emergenza, quale è quella adottata repentinamente lo scorso mese nel poligono di Teulada, le popolazioni debbano essere preventivamente informate. Al problema della disinformazione, si aggiunge poi quello della sicurezza dei cittadini sardi: a tutt’oggi, infatti, non è pervenuta alcuna risposta in merito alle misure adottate per la tutela delle popolazioni e i relativi piani di evacuazione previsti dalla normativa. Si tratta – conclude la Zuncheddu – di una vera e propria “violenza” nei confronti delle popolazioni: come risulta dalle numerose testimonianze dei residenti, tali esercitazioni creano esclusivamente sgomento e incertezza tra le popolazioni. E ciò che più spaventa è il silenzio della Regione e del Presidente Cappellacci attorno alla vicenda».
La musica purtroppo è sempre la stessa: una musica di guerra che non fa bene alle orecchie dei nostri figli.