Il Tg de La7 riflette sulla giornata appena trascorsa e sui contraccolpi del primo turno delle presidenziali francesi. I mercati non amano la prospettiva Francois Hollande. E dall’Italia un grido d’allarme si alza minaccioso. La Corte dei Conti e Banca d’Italia hanno espresso il medesimo concetto, se vogliamo la crescita, bisogna mettere fine alla pressione fiscale.
L’esito del primo turno in Francia, per quanto scontato, appesantisce il sentimento degli investitori che temono ripercussioni sugli equilibri politici dell’intera Europa. Il vento socialista, sembra non piacere al mercato, infatti, lo spread è schizzato alle stelle. Mentre sembra piacere ai francesi che hanno assegnato la seconda posizione a Nicolas Sarkozy. Un’“umiliazione” che testimonia il “rifiuto brutale” di cui è oggetto il presidente uscente, una sorta di verdetto contro un presidente incapace di realizzare le riforme necessarie e l’esplicita volontà popolare di offrire meno rigore europeista. A conferma che il popolo francese ha patito le conseguenze della politica imposta dalla Germania all’Europa. La Francia cambia e cambia contro la Germania.
Dunque una vittoria socialista potrebbe avere ripercussioni sugli equilibri politici dell’intero Vecchio Continente, visto che i rapporti tra Francia e Germania sarebbero destinati a non essere più gli stessi. Se il rapporto Merkel-Sarkozy era l’accoppiata vincente che dettava legge, ora Hollande, potrebbe più del suo predecessore essere in grado di avviare una politica pragmatica basata sulle riforme necessarie per tirare fuori il paese dalla crisi del debito e dalla miseria economica. Con Hollande si spezza l’asse Berlino-Parigi e il quadro cambia e se salta il rigore. Tutta Europa si sente coinvolta da quest’elezione, dove si affrontano concezioni diverse dell’integrazione a livello continentale.
E il fallimento del governo di centrodestra francese influenzerà anche la politica di casa nostra? Mentre si attende il 6 maggio i nostri guai non attendono. Il risanamento finanziario ottenuto con l’aumento della pressione fiscale mette a rischio le prospettive di crescita. L’urgenza del riequilibrio dei conti ha forzato troppo la mano, dando il via a una recessione pericolosa. L’Italia rischia un corto circuito “rigore/crescita” e c’è voluto il Presidente della Corte dei Conti per dar voce alla disperazione dei cittadini che da tempo denunciano questa situazione. Si pagano troppe tasse e il pagato non viene trasformato in altrettanti servizi. Questo gravame indebolisce i contribuenti che pagano regolarmente il loro debito con l’erario. Il tutto senza considerare che la strategia del governo sembra orientata ad aumentare ancora un po’ il prelievo fiscale.
La botte piena e la moglie ubriaca è impossibile. Saldare i conti troppo velocemente e pressare gli italiani del 49% è altamente rischioso. L’economia non gira e non si fa cassa, l’imprenditoria è ferma. Un cane che si morde la coda. Troppe tasse frenano la crescita. Insomma la stretta, soprattutto fiscale, potrebbe essere eccessiva. E tutto non si può avere subito, sembra voler dire la Corte dei Conti. Serve tagliare la spesa pubblica, ha detto Giampaolino, attuare la spending review tanto attesa, ma soprattutto “redistribuire meglio le risorse per raggiungere standard di efficienza maggiori”.
Per il futuro, il quadro è tutt’altro che positivo: lavoro e fisco saranno le due grandi sfide che aspettano al varco Monti che dovrà dare forma a una nuova prospettiva economico-politica all’Italia del domani se vogliamo avere, “un domani”.