La narrazione italiana dei fatti che hanno sconvolto l’Ucraina nelle ultime settimane a parte qualche eccezione ha - strano ma vero – lasciato a desiderare, tra deliri paracomplottisti e pezzi riduttivi o parziali. Tra gli sguardi completi, equidistanti e meritevoli c’è questo pezzo di Dario Quintavalle, oggi online su Limes. Mi permetto di riportarne qualche breve passaggio.
Il paese è fortemente dipendente dalla Russia per il suo export e per gli approvvigionamenti energetici: senza il gas russo si morirebbe di freddo. Il 60% del gas russo verso l’Europa passa da qui attraverso una rete di pipelines. Le infrastrutture sono vecchie e cadenti, risalendo al periodo sovietico: nulla, ma proprio nulla, è compatibile con i rigidi standard europei. Se volete fare un viaggio da brivido, basta prendere un ascensore a Kiev.
La storia spiega perché l’Ucraina abbia uno sguardo strabico: da una parte si sente, vagamente, legata all’Occidente, dall’altra ha forti legami con la Russia. I nazionalisti hanno cercato di costruire l’identità nazionale soprattutto in antitesi con la Russia, narrando la storia di un’Ucraina vittima della sorella maggiore. E certo, l’holodmor, il grande genocidio per fame è una pagina tetra e ancora scarsamente esplorata dello stalinismo. Nondimeno, sotto l’Unione Sovietica il peso del paese e delle sue leadership fu notevole: tanto Chruščëv che Brezhnev venivano dall’Ucraina.
Nei 22 anni dopo la fine dell’Unione Sovietica, il paese ha vissuto sotto un compromesso: non scegliere di andare da nessuna parte. Così se n’è andata la gente. Per strada a Kiev si vedono curiosi festoni che raccomandano “Ljubite Ukrainu”, amate l’Ucraina. Ma la risposta è stata una emigrazione di massa, che colpisce soprattutto la popolazione più istruita (il creatore dell’app più pagata del momento, WhatsApp, per esempio, è un emigrato ucraino), impoverendolo demograficamente. L’Ucraina è un paese enorme, ma sottopopolato.
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Personalmente non credo allo scenario estremo, quello di una completa scissione del paese. Meno improbabile è il distacco di alcune parti, come la Repubblica autonoma di Crimea, che è in Ucraina solo perché regalata da Chruščëv, che è unita al resto dell’Ucraina da uno stretto istmo (e potrebbe invece essere facilmente unita alla Russia da un ponte sopra lo stretto di Kerch) e che ha un’importanza fondamentale per la Russia, ospitando la grande base della flotta meridionale a Sebastopoli. Uno scenario molto simile a quello delle vicine repubbliche caucasiche dell’Abhazia (molto vicina alla sede olimpica di Sochi) e dell’Ossezia, resesi indipendenti dalla Georgia, sotto protettorato militare russo.
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