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Il vero metodo infallibile per ottenere quello che si vuole…

Creato il 22 settembre 2013 da Cozzanews

Oggi è stato il giorno peggiore del secolo per essere una cozza. Non sto scherzando. Stamattina me ne stavo bella tranquilla a marinarmi nel caffè di Scoglio (sì, lo so, non lo sopporta, dice che ha un retrogusto salato poi… mai capito perchè!) quando mi ha lanciato un’occhiataccia che pensavo mi friggesse con lo sguardo. Pensavo ce l’avesse perchè mi ero dimenticata d’inzupparci dentro un biscotto da usare come scaletta e quando capita poi tocca a lui scolarmi fuori. Solo che quando prova ad afferrarmi mi fa il solletico, io inizio a rotolare e lo schizzo. Almeno finchè non ne ingollo una sorsata e a quel punto tossisco come una pazza e per mezz’ora deve tenermi appesa per il ciuffo finchè non mi passa. (E quante storie! Mica gli viene un crampo alle rocce per farlo!) Neanche avesse avuto chissà che programmi per oggi! Invece si è limitato a fregarsi tutto il caffè usando una cannuccia e mi ha lasciata a secco sul fondo. Dopo di che mi sono trovata con papalina in testa e un termometro in bocca. “Ma Co’, nelle tue condizioni!”. E mica capito, che condizioni ho? Mi passa il bollettino medico che ci aveva appena recapitato il gabbiano e mi indica lo stato di salute delle mie cuginette spagnole. Poveracce. Si sono ammalate di tossinite. Mica colpa loro se voi bipedi inquinate tutto quello che vi capita! Fatto sta che hanno fatto tutti gli esami del caso e hanno i valori sballati: acido okadaico e tossine (DSP – Diarrhetic Shellfish Poisoning). Adesso dovranno pure stare in quarantena per un pezzo e io non posso allenarmi con lo spagnolo. Ma voglio dire, non è che perchè stanno male loro io per osmosi telepatica divento tossica! Acida sì, ma quello un po’ di mio (pure per questioni di sopravvivenza se vogliamo dirla tutta…) Insomma, due ore per spiegarglielo (anche perchè considerate che avevo sempre sto termometro infilato in mezzo a guscio, non è proprio praticissimo quando vuoi comunicare) e alla fine s’è convinto. A quel punto avevo pure un po’ voglia di farmi una gita fuoriporta (è pur sempre il week-end anche per me!) ma oggi davvero era rischioso ovunque. Se andavi a Venezia o dovevi schivare le navi oppure i piedi dei manifestanti che sguazzavano in acqua. (Senza contare materassini e canotti: di quelle craniate appena provavi a riemergere!) E poi questi saranno anche pacifici, ma avvicinarsi all’acqua con pentole e mestoli più che una dichiarazione di guerra alle crociere sembra una minaccia a pinnati e simili… Se cambiavi sponda e finivi nel golfo di Napoli invece non avevi un attimo d’intimità perchè c’era La BarBarca che se ne scivolava tranquilla e tutta la gente a osservare da riva i pesci che schivavano le remate. Insomma, a questo punto non mi restava che farmi un bell’idromassaggio e rilassarmi un po’. Che non è una cosa semplice: devi tuffarti in un bel bicchierone di acqua brillante (c’è chi ci mette una fettina di limone, io preferisco l’arancia) e non è facilissimo da reperire. Cioè. Io devo saltare sul balcone di un qualsiasi bar per ore prima di farmi servire. Le ho provate tutte: agito il ciuffo, gioco a nacchere con il guscio, ho inventato pure una coreografia da interpretare sul bancone ma nulla da fare: ore per avere la mia vasca! Comunque oggi mi è andata bene: ho letto uno studio che ha presentato un metodo infallibile per catturare subito l’attenzione dei baristi. Come? No, non parlo di quello tedesco, quello è perfetto per voi bipedi. Vi avvicinate al bancone e osservate osservate… Per me c’è un metodo migliore: mi faccio un tattoo all’henna con l’ordinazione e inizio a basculare. Ancora e ancora. Dopo un po’ il barman è ipnotizzato e mi dà quello che voglio! Mi sa che devo provarci più spesso…

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