Magazine Politica

Il Vertice italo-russo di Trieste: prospettive di rafforzamento del rapporto bilaterale

Creato il 25 novembre 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il Vertice italo-russo di Trieste: prospettive di rafforzamento del rapporto bilaterale

Il 26 novembre si terrà a Trieste il vertice bilaterale tra Italia e Federazione Russa. Nonostante i cambi di governo degli ultimi anni, l’Italia ha mantenuto ottime relazioni con Mosca, segno che la cooperazione tra i due Paesi è molto più solida e radicata di quanto alcune polemiche interne lascino intendere. Per un Paese ingabbiato dalla mancanza di riforme istituzionali ed economiche e dalla politica di austerity europea, il vertice di Trieste rappresenta un’opportunità da non perdere per rinsaldare i legami economici con il partner russo, in una fase nella quale la ripresa economica ancora stenta a farsi strada.

Il 26 novembre si terrà a Trieste il vertice bilaterale italo-russo. Riprende quindi, dopo l’interruzione avvenuta nel 2012 a causa della crisi economica e politica italiana, un appuntamento divenuto ormai consueto tra due Paesi che negli ultimi anni hanno approfondito la cooperazione in molti settori. Il vertice di Trieste conferma l’interesse di Roma nel considerare strategico tutto lo spettro del partenariato con la Federazione Russa. Il fatto che siano stati mantenuti dei rapporti eccellenti con Mosca al di là del repentino succedersi dei diversi schieramenti al governo, fa capire come la partnership italo-russa sia qualcosa di ben più solido e strutturato di quanto analisi sbrigative, per ragioni di politica interna, hanno voluto far credere nel corso degli ultimi anni. Ad un’analisi meno superficiale e scevra di strumentalizzazioni risulta evidente come, oltre il periodo governativo berlusconiano (2001-2006 e 2008-2011), gli esecutivi di qualsiasi natura politica (da quello di centrosinistra di Romano Prodi a quello delle «larghe intese» di Enrico Letta, passando per il «governo tecnico» presieduto da Mario Monti) hanno prestato molta cura ai rapporti con il Cremlino e, in particolare, agli accordi nel settore economico e dell’energia. Fu proprio durante il secondo governo Prodi (2006-2008) per esempio, che ENI e Gazprom raggiunsero l’intesa per il gasdotto South Stream e per consentire al gigante dell’energia russo di estendere la propria rete commerciale anche sul mercato italiano.

A riprova del fatto che la partnership tra Italia e Federazione Russa risulta essere frutto più di una precisa volontà e di una strategia mirata del nostro Paese che non delle relazioni personali tra i capi di governo, c’è stato anche il breve intermezzo del governo Monti. Pur essendo stato chiamato alla guida dell’esecutivo per tracciare una forte discontinuità nei confronti del precedente governo, e nonostante il perdurare di alcune differenze di valutazione con Mosca su alcune questioni di politica internazionale, il Professore della Bocconi non ha stravolto le linee guide dei governi precedenti in tema di rapporti con Mosca1. L’acuirsi delle conseguenze della crisi economica ha anzi sospinto Monti a cercare uno stretto con il partner russo per la realizzazione di numerosi accordi di natura economica2. Non deve sorprendere, pertanto, se anche l’attuale Premier italiano Enrico Letta ha instaurato un’ottima sintonia con il Presidente Putin. I due hanno mostrato di condividere la stessa analisi sullo stato dell’economia mondiale, mettendo in discussione la politica del rigore fortemente sostenuta da alcuni Paesi europei, ritenuta deleteria ai fini di della ripresa dello sviluppo economico nel Vecchio Continente e anche nei mercati dei Paesi partner, come appunto la Federazione Russa. Putin e Letta hanno sostenuto la necessità di un netto cambio di impostazione, sottolineando che la vera l’urgenza è quella di rispondere efficacemente ai problemi posti dalla mancanza di lavoro e dal disagio sociale, in particolare quello giovanile.

La cooperazione con Mosca è divenuta quindi per l’Italia uno strumento valido per ridare fiato ad un’economia asfittica. L’Italia nel 2011 è stato il terzo partner commerciale (in realtà secondo, in quanto il dato relativo ai Paesi Bassi è gonfiato dal conteggio delle merci transitate nel porto di Rotterdam) della Russia nell’area UE con una quota del 5,6% rispetto al totale e con un volume complessivo che ha toccato i 46 miliardi di dollari. L’interscambio commerciale tra Italia e Russia ha quindi raggiunto buoni livelli e, data la complementarietà tra le due economie e la progressiva espansione della classe media in Russia, esistono ulteriori possibilità di crescita per le aziende italiane3. La Russia appare sempre più un «vettore indispensabile» per il nostro Paese e per l’Unione Europea, specialmente a fronte dell’incapacità di quest’ultima di affrontare e risolvere la crisi economica che attanaglia il continente: approfondire la cooperazione a livello bilaterale con un Paese dalle ottime prospettive di sviluppo, può aiutare l’Italia a superare ad uscire da uno stato di difficoltà4.

La relazione privilegiata tra Italia e Federazione Russa è stata confermata anche in occasione dai cosiddetti «2+2», ossia i summit ai quali partecipano i Ministri degli Esteri e della Difesa dei rispettivi Stati. Per comprendere la particolare rilevanza del rapporto italo-russo, è sufficiente pensare che l’Italia realizza vertici di questo tipo solo con la Francia, mentre la Federazione Russa svolge i suoi «2+2» solo con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia (l’Italia, inoltre, è anche l’unico Stato membro della NATO con il quale la Russia svolge manovre e addestramenti militari comuni). Il 6 agosto a Roma si è tenuto l’ultimo incontro «2+2», al quale hanno partecipato per il nostro Paese il Ministro degli Esteri Bonino e quello della Difesa Mauro, e per la Federazione Russa i Ministri Sergeij Lavrov e Sergeij Shoigu. Al di là delle questioni di natura politico-strategica (la crisi siriana, ma anche le relazioni Russia-NATO e la questione afghana), l’incontro di Roma ha aperto la strada ad ulteriori sviluppi in vista del vertice del 26 novembre. I Ministri Mauro e Shoigu hanno infatti concordato il passaggio dalla fase di «cooperazione» a quella di «coproduzione industriale» nel settore della difesa. L’intesa raggiunta ha riguardato il proseguimento del programma di collaborazione già esistente (riguardante la vendita degli elicotteri Augusta-Westland e dei blindati Lince) e l’avvio della coproduzione di altri mezzi militari con quote paritarie del 50% per ogni Paese: l’intesa sarà approvata con un memorandum proprio in occasione del vertice di Trieste5.

Sempre in agosto, inoltre, è stato raggiunto un accordo (il primo che la Federazione Russa raggiunge con un Paese membro della UE) per il «Corridoio Verde Doganale», protocollo finalizzato a facilitare il sistema di sdoganamento e delle relazioni tra le autorità doganali dei rispettivi Paesi, che consentirà la rimozione di alcuni ostacoli all’export in termini di costi aggiuntivi e di burocrazia6. Proprio a margine del «2+2» il Ministro Bonino ha lasciato chiaramente intendere che per l’Italia il bilaterale di Trieste sarà l’occasione per approfondire le questioni di natura economico-commerciale, al fine di dare stimolo all’economia attraverso intese destinate a creare nuove opportunità per le imprese italiane, con una particolare attenzione al settore turistico. Proprio in riferimento a quest’ultimo ambito, il Ministro Bonino ha affermato che nel corso del Vertice di Trieste sarà presentato l’«Anno del turismo italo-russo» (ottobre 2013-ottobre 2014)7. Che l’agenda economica sarà al centro del vertice bilaterale è stato poi confermato dallo stesso Enrico Letta, il quale ha ribadito le parole del Ministro degli Esteri affermando che il governo ha intenzione di raggiungere «intese molto concrete nel campo dell’industria, dell’energia, della ricerca e dello sviluppo, della cultura»8.

Un evento che sicuramente contribuirà ad accendere i riflettori sulla visita italiana del Presidente Putin è sicuramente l’incontro programmato in Vaticano con Papa Francesco. Per quanto l’incontro di un Pontefice con un Presidente russo non rappresenti più una novità da un punto di vista diplomatico, l’udienza del leader russo con Papa Bergoglio ovviamente non sarà una semplice «visita di cortesia», ma un evento di estrema rilevanza politica. Infatti, in controtendenza rispetto a tutti i leader occidentali, negli ultimi anni Putin ha mostrato una grande attenzione e sensibilità nei confronti dei valori cristiani, favorendo una legittimazione del richiamo ai valori religiosi nella sfera pubblica che, pur senza nulla togliere alla laicità delle istituzioni russe, appare in perfetta antitesi al clima oggi dominante in Occidente. Come ha sottolineato il filosofo John Laughland in occasione del «Forum Euro-Russo» organizzato dall’IsAG nel mese di settembre, tra Mosca e la Santa Sede è andata così instaurandosi un’inaspettata sintonia, che è andata di pari passo con il miglioramento delle relazioni tra la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca. Significativamente, il Presidente russo è stato uno dei pochi leader che nel messaggio di congratulazioni al neoeletto Pontefice ha esaltato la comunanza dei valori cristiani tra il proprio popolo e la Santa Sede8. Più recentemente, un punto di incontro tra Putin e Francesco è stata la vicenda siriana. L’opposizione del Presidente russo all’ipotesi di intervento armato da parte degli USA e la lettera inviata proprio da Bergoglio al Capo del Cremlino proprio nell’intento di esortare Putin a introdurre proprio la questione siriana nell’agenda dei lavori del G-20 di San Pietroburgo, ha fatto capire come non solo per la Siria, ma anche per le altre questioni di politica internazionale, le posizioni dei due potranno coincidere nel prossimo futuro.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :