Il viaggio inizia dove si fermano le feroci routine di 7 miliardi di iperattivi cronici, e finisce dove il relax inizia lentamente a sfumare verso una consapevolezza dai contorni tutti nuovi e definiti.
Fin qui tutto normale, potrebbe dire qualcuno. Vero. Ma quegli occhi? L’atteggiamento suggeriva: “L’ho fatto mille volte, figuriamoci”, mentre lo sguardo sussurrava un più sommesso “Ecco, ci risiamo”. Complice la prospettiva delle 9 ore di volo per Detroit e un sonno così pigro nel farsi vedere che neanche il giorno prima di un esame, insomma, io alla curiosità c’ho ceduto e sulla storia di Annah c’ho voluto vedere chiaro.
E ho fatto bene. Come solo un esperto di agguati notturni in lugubri paludi sa fare, ho aspettato che si creasse quell’atmosfera a metà strada fra il dopo cena e la notte inoltrata – quella ideale per una chiacchierata cuore a cuore, soprattutto se puoi giocarti l’Oceano Atlantico ed il fascino di una fornita scorta di stelle sotto di te come condimento – per avvicinarmi e attaccare bottone.
Capelli biondi raccolti in una treccia messa su alla buona, 1 metro e 80 cm di statura per almeno 3 km di simpatia, uno zainetto di Hello Kitty contrario ad ogni regola della comune decenza umana, ma imbarcato con ammirevole convinzione, una rara capacità nel coniugare il saluto al passeggero e l’offesa di rito alla collega poco pratica, e infine una peculiarità meritevole – secondo me – di un intero reality show intitolato ” I paradossi di oggi”: un’enorme, radicata, indefessa paura ladra di volare, mascherata ad arte dalla scelta dell’ultima postazione in fondo al corridoio, quella non visibile dai passeggeri ignari, così, di questo piccolo ma fondamentale dettaglio; tra l’altro non stiamo parlando di un flebile disagio da “Se arriva un vuoto d’aria chiedo asilo politico al pilota”, ma di un vero terrore da almeno 3 giri di cintura di sicurezza.
Il viaggio mette in moto il corpo e la testa, la praticità e la riflessione, il senso civico e soprattutto la sensibilità. Grazie Annah. Perché? Perché dell’ultimo ingrediente di solito tendiamo a fare a meno, a dimenticarcene, e invece la chiacchierata con te mi ha ricordato che dev’essere il primo da mettere in valigia.