// Roberto Rinaldi
Ulisse e la sua stirpe degli Ulissidi in viaggio verso il Festival della Filosofia di Cagliari (dal 3 al 6 maggio). Il condottiero,chiamato ad inaugurare la seconda edizione di un festival che è capace di riunire nel capoluogo della Sardegna, accademici, docenti universitari e filosofi di fama internazionale, si chiama Alessandro Bergonzoni. A lui è stato affidato il facile compito di attirare l'attenzione (su di sé) del pubblico del Teatro Massimo accorso per non perdersi la sua affabulazione e un eloquio che non conosce mai soste, confini, pause, interruzioni. Non sarebbe Bergonzoni. E di sé si parlava con il titolo scelto per l'edizione 2013 che recita “L'avventura d'esser sé,identità, verità e finzione" ecco che l'attore (definizione riduttiva per un uomo come lui), ha saputo catalizzare e riversare su una platea gremita e multi generazionale, un fiume in piena di parole, pensieri, idee e consigli utili per dire che è importante parlare sì di Costituzione (tema attuale in questo passaggio di poteri in Italia) ma ancor di più di “Costituzione interiore” con un bel “e che te ne frega se non hai una Costituzione dentro”. Tradotto significa una cosa sola: gli italiani sono un popolo che sta smarrendo ogni valore e principio morale, legale, e chi più ne ha più ne metta.
Sul palco accanto all'istrionico Bergonzoni, la direzione artistica del Festival, ha chiamato Oliviero Ponte Di Pino, una delle figure di riferimento dell'editoria italiana, (è stato anche redattore alla Ubu libri con Franco Quadri) nonché critico teatrale, con il non facile compito di moderare il flusso di un incontro che aveva più del monologo per la gioia delle centinaia di uditori/spettatori, tra cui una signora attempata che al termine esclamava : “ Mi ha fatto battere il cuore forte per quello che ci ha detto”. Per Bergonzoni è solo un raccontare storie scritte da altri. E via con un susseguirsi di giochi di parole per dire una cosa fondamentale: “ Io, noi dobbiamo andare incontro all'altro per riconoscerlo e riconoscere in esso la nostra umanità”. Facile a dirsi più complicato a farsi, visti i tempi in cui viviamo. Sembra quasi un pensiero di Emmanuel Lévinas, filosofo francese di origini lituane basato sull'etica dell'Altro. Bergonzoni viene invitato da Oliviero Ponte di Pino a parlare di viaggio e lui non si fa attendere. Ascoltarlo significa “viaggiare” dentro e fuori per mondi che sembrano a noi sconosciuti. Viaggi dell'io, verso il proprio sé e quello dell'altro. Con un monito che ci tocca da vicino a tutti quanti, quando sbuffa e sostiene di essere stanco “vivo” e non “morto” (e giù risate) di sentir parlare di umanità. “Il medico-umano, il politico-umano. No!, la guerra è umana, lo stupro è umano. Noi dobbiamo essere sovra-umani. Perché il medico deve essere umano e un taxista no? Lui ha fatto il suo dovere e ci ha portato a casa sani e salvi”.
Ospite di un festival dove si parla di di filosofia e cultura? Bene, per Bergonzoni siamo chiamati a sentire, dissentire, “far parte, p'arte" (la p viene staccata con l'apostrofo e diventa arte). Solo lui è capace di sezionare chirurgicamente le parole e farle diventare altro. Ma sulla filosofia ha le idee chiare quando sostiene che “la filosofia è ridotta ad un collutorio dove ti sciacqui la bocca ma non la mandi giù”. E poi ti arriva in pancia e ti fa pensare l'interrogativo che ci chiede cosa vogliamo ancora i filosofi. Curioso fare una domanda così ad un festival dove i relatori, sono appunto, filosofi.
“Cosa volete ancora da loro? Copiarli? Scrivere attraverso loro la realtà. Perché ancora citarli? Tanto sono tutti morti” (e giù risate), immaginando le reazioni di quelli viventi in sala. L'idea di Bergonzoni è quella di portarne i resti (sepolti) in teatro. Il moderatore Oliviero Ponte Di Pino, intelligentemente lascia libero l'attore di spaziare oltre ogni possibile, pone la domanda: “Che ragione c'è nel disfare le tue storie?”. La risposta secca : “Non c'è” e poi la spiegazione viene declinata nel sostenere un desiderio: “Io ho voglia di ragioni sconosciuti, di viaggi sconosciuti”.
Ma non è finita qui. Ora arriva la freccia che colpisce il bersaglio e si fa avanti anche Dio. “Io sono un pezzo di Dio e noi dobbiamo tornare dei. Il mio lavoro è autobiografico, antropologico e gradirei delle risurrezioni da parte di un amministratore delegato sui temi della paura, morte, dolore, vendetta”. Più chiaro di cosi. Chiedi agli italiani di fare delle rivoluzioni ma quelle dove lui chiede se “avete iniziato a fare la vostra rivoluzione interiore?” E ne ha anche per la politica quando ti inchioda con “chi se ne frega dei cittadini che scendono in piazza per difendere la Costituzione ma non è capace di captarla”. Per lui la parola esatta non è rivoluzione ma “rivelazione” . E rivela che il “politico non va visto solo da un punto di vista legale quanto quello clinico”.
E l'uomo quando è in grado di capire il senso stesso della sua esistenza? “Solo quando soffre e gli muore un figlio di leucemia, allora capisce tutto in un colpo solo”. L'uomo che non sa capire quanto viviamo in una società (italiana per quanto ci riguarda) sempre più impoverita. “L'impoverimento lo abbiamo sdoganato dalla televisione. Ci vuole etica!” La medicina per Bergonzoni è somministrare dosi da cavallo di etica. Ringrazia e va via con il sorriso di chi sa di aver accontentato tutti.
Festival della Filosofia Teatro Massimo Cagliari
Quattro giorni di incontri a cura di Roberta De Monticelli e Pier Luigi Lecis. Con Alessandro Bergonzoni, Remo Bodei, Duilio Caocci Roberta De Monticelli, Antonio Delogu, Filippo Maria Ferro Maurizio Ferraris, Vittorio Gallese, Giulio Giorello, Pier Luigi Lecis, Ignazio Macchiarella, Michela Murgia, Maria Giovanna Piano, Achille Varzi.