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Il viaggio e l'evoluzione. Arthur C. Clarke e il suo “2001: Odissea nello spazio”

Creato il 13 dicembre 2010 da Sulromanzo

2001: Odissea nello spazioA bordo della Discovery, diretta prima sull'orbita di Giove per poi raggiungere Saturno, l'astronauta David Bowman inizia la sua lettura dell'Odissea di Omero, la quale, – scrive Arthur C. Clarke – tra tutti i libri esistenti, gli parlava più vividamente attraverso gli abissi del tempo.

 

Nella nostra cultura occidentale Ulisse è simbolo di chi, con mente indipendente, decide di affrontare l’ignoto rischiando la morte, cioè il cambiamento profondo oppure l'annullamento.

Su questa linea, sia il personaggio di David Bowman, per quanto riguarda lo sviluppo della trama, sia l'autore, Arthur C. Clarke, per quanto riguarda la stesura dell'opera, compiono un viaggio che li porterà a un cambiamento profondo delle loro esistenze. David Bowman al termine del romanzo diventerà il feto di una nuova umanità, abbandonando i suoi limiti mortali e Arthur C. Clarke al termine della stesura diverrà un autore più completo, abbandonando i difetti della sua produzione letteraria precedente.

 

Il romanzo “2001: Odissea nello spazio” nasce insieme all'omonima sceneggiatura e si sviluppa durante tutto il corso produttivo del film, diretto da Stanley Kubrick.

Il viaggio artistico che Clarke ha realizzato insieme a Kubrick, gli ha permesso di approfondire la sua tecnica di romanziere e di andare oltre i vincoli “scientifici” dei suoi precedenti lavori. Inoltre, gli ha permesso di aprirsi a un discorso più composito sulla natura umana.

Se confrontiamo “2001” con il racconto “La sentinella”, da cui il primo trae origine, notiamo nel secondo l'eccessivo tecnicismo e la pedante ricerca di connessioni logiche, che spesso intralciano la narrazione e la sua piacevolezza.

 

Clarke prima di “2001” non era uno scrittore che cercava o sperimentava il migliore sviluppo per la sua storia o per i suoi personaggi. Non amava gettare via pagine e tanto meno capitoli, quando questi non soddisfacevano interamente la trama. Ed è per questo che nella produzione antecedente a “2001” si nota talvolta una mancanza di respiro.

In seguito alle esigenze di Kubrick, il finale di “2001” è stato rifatto più volte e Clarke è stato costretto a cestinare tutti i tentativi non funzionanti e a creare un finale che non è né minuziosamente logico né scrupolosamente scientifico, ma piuttosto metaforico.

 

Scrive Riccardo Valla in un suo commento: “Kubrick ha insegnato a Clarke a non avere paura dell'ambiguità e delle narrazioni aperte. Dopo essere stato con Kubrick, i romanzi di Clarke mostrano chiaramente l'influsso di 2001”.

Quindi a ragion veduta possiamo parlare di viaggio e di evoluzione anche per l'autore e non solo per il protagonista di “2001”.

Nel nostro immaginario il viaggio è simbolo e stimolo dell’evoluzione della nostra coscienza. Per noi il viaggio è metafora della vita stessa, e di tutti quei momenti di passaggio, che portano ad una trasformazione nella personalità di un individuo.

 

Per comprendere gli aspetti letterari di “2001: Odissea nello Spazio” e i simboli e i miti racchiusi nel suo “viaggio” è necessario studiare il monolite, perché questo scandisce il ritmo del romanzo.

Il monoliteappare tra gli uomini-scimmia, quando essi rischiano l'estinzione e dà loro la possibilità di evolversi. In un'epoca futura la pietra viene portata alla luce da un segnale sul suolo lunare. Anni dopo viene ritrovata su Giapeto, proprio quando Bowman rischia la morte.

Il monolite permette l'andare oltre le proprie capacità o il proprio destino.Ma su questo aspetto “irrazionale” della pietra torneremo la prossima volta.


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