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Lord Alfred era il padrone di un feudo prospero e agiato, situato alle pendici di una montagna. Il suo carattere piuttosto irascibile gli aveva valso la nomea di tiranno e non c’era contadino nel suo regno, o signore di un altro paese che nel proprio intimo non lo detestasse.Quello di cui tutti erano a conoscenza, era la sfrenata cupidigia del loro signore. Lord Alfred era talmente attaccato alla moneta da tenere sotto chiave tutte le sue ricchezze, per evitare che neppure la moglie o i figli le sperperassero.L’unica preoccupazione di Lord Alfred era far progredire i suoi affari. Un giorno infausto però, la sua salute peggiorò di colpo.Quel pomeriggio stesso il suo dottore personale lo visitò accuratamente, e a malincuore lo dovette informare delle sue precarie condizioni fisiche.Lord Alfred non era più giovane come un tempo, e anche se tutti evitavano di fargli pesare l’inizio del suo declino, lui oramai sapeva che ben presto avrebbe dovuto abbandonare i suoi commerci.Chiamò così il suo unico figlio maschio, Lemuel e gli comunicò la sua decisione: gli avrebbe lasciato il difficile compito di amministrare i suoi affari.Lemuel accettò con molto entusiasmo, poiché finalmente avrebbe avuto il permesso di attingere dalla cassa paterna.Il giorno seguente, Lord Alfred incaricò il figlio di andare in paese e di pagare i mercanti affinché portassero il grano al feudo.Lemuel partì a cavallo, euforico e orgoglioso, soddisfatto che il padre gli avesse concesso così tanta fiducia. Mentre cavalcava però, sentiva tintinnare dentro il sacchetto appeso alla cinta di cuoio tutto quel denaro, talmente pesante da gravargli sulla coscia.Appena giunse in paese, Lemuel fermò il cavallo e si guardò attorno indeciso. Le taverne brulicavano di gente, e da lontano gli giungevano il suono allegro del mandolino e le chiassose risate delle ragazze.Esitò stringendo le redini. Poi si diresse deciso alla locanda. Trascorse tutto il pomeriggio bevendo birra, giocò a carte e perse tutti i soldi destinati ai mercanti.Quando tornò a casa, a sera inoltrata, non disse nulla a suo padre e gli fece credere di aver eseguito il suo compito.Nei giorni seguenti, Lord Alfred gli assegnò molte altre consegne: doveva portare la paga ai pescatori, alle sarte, ai cacciatori di bestiame, e a molta altra gente che manteneva i commerci con il suo feudo.Ogni volta invece, Lemuel si recò alla locanda a bere, a giocare a carte, e a cercare le donne.Passò una settimana e una mattina Lord Alfred si chiese come mai nessuno dei commercianti si fosse ancora fatto vedere al castello: i contadini iniziavano a protestare e lui non riusciva a capire a cosa fosse dovuto un simile ritardo.
Chiamò il figlio e gli chiese spiegazioni. A quel punto, Lemuel dovette confessare e il padre andò su tutte le furie.
Non riuscendo a contenere il suo rancore, Lord Alfred prese il frustino che usava per i cavalli e picchiò il figlio senza sosta, finché le forze glielo permisero. Infine si accasciò esausto e disperato a terra, maledicendo quel figlio degenere.Lemuel si alzò dolorante, e bestemmiando contro il padre, corse nella camera del genitore. Aprì la cassa e prese tutto il denaro che conteneva, riempiendosi le tasche.Quando la madre accorse per fermarlo, lui la scansò con violenza, prese il cavallo e scappò via dal feudo di suo padre, giurando che non sarebbe mai più ritornato.Mentre galoppava però, notò che il cielo si era fatto nero e minacciava tempesta. Si calò il cappuccio del mantello sul capo e proseguì a cavalcare, spingendosi sempre più lontano.Con un boato fragoroso, un fulmine colpì un albero alle sue spalle spaccandolo in due, fece impennare il cavallo e Lemuel cadde a terra, sbattendo la schiena.Rimase svenuto sull’erba, senza sapere cosa fosse accaduto. Quando riaprì gli occhi, vide un giovane viandante chino su di lui.«State bene, signore?» gli chiese preoccupato quell’uomo.Lemuel si riprese e accettò la mano dello sconosciuto, rialzandosi in piedi. «Un fulmine ha spaventato il mio cavallo. La tempesta si starà avvicinando…» mormorò.Il giovane gli sorrise. «Quale tempesta, mio signore? Il cielo è limpido e azzurro come un lago di montagna!»Lemuel alzò gli occhi e vide che le nuvole nere che aveva visto pochi minuti prima erano scomparse. Non sapeva se avesse davvero visto quel lampo talmente potente o se lo avesse solo immaginato.Il viandante si inchinò. «Adesso vogliate scusarmi. Devo andare.»«Aspettate!» Lemuel lo trattenne per la manica. «Voglio ringraziarvi per il vostro aiuto. Ho del denaro…»«No, non voglio denaro. Non voglio niente da voi, signore.» Il giovane uomo scosse il capo e continuò a sorridergli come se lo conoscesse. «È il mio Dio che lo ha voluto. Ed io non ho fatto altro che eseguire la sua volontà. Ho vissuto felice senza il denaro fin ora, e voglio continuare a farlo.»«Il vostro Dio?...» ripeté Lemuel. Suo padre gli aveva parlato di tutti quei fanatici religiosi che predicavano la carità e la povertà, ma lui non ne aveva mai visto uno in carne e ossa. Suo padre gli aveva sempre ripetuto che erano solo dei morti di fame e che vivevano come parassiti.Naturalmente gli aveva consigliato di stare alla larga da loro, poiché per Lord Alfred, chiunque non conoscesse il valore del denaro non era neppure degno di considerazione.Lemuel rimase stupefatto. Quell’uomo non sembrava davvero come suo padre gli aveva raccontato: non gli aveva chiesto nulla in cambio e si era rifiutato di prendere il denaro.«Vi prego di accettare» insistette Lemuel e infilò la mano in tasca, tirando fuori cinque monete d’oro. «Prendete.»Ma il viandante rifiutò ancora una volta. A quel punto Lemuel non seppe più cosa dire.Poi notò che le scarpe di quell’uomo erano malconce, che il suo mantello era rattoppato e che la sua camicia era sudicia.Un senso di pietà si impadronì di lui, e senza farci caso cominciò a spogliarsi. Gli porse le sue scarpe, la sua camicia e il suo mantello. «Vi prego almeno di accettare questi» gli sorrise.Il viandante indossò gli indumenti ringraziandolo e lo salutò con queste parole: «Che Dio vi accompagni.»Quando rimase da solo, Lemuel si sentì completamente in pace con se stesso, anche se era a torso nudo e senza calzari. Non sapeva cosa fosse accaduto, né chi fosse in realtà quell’uomo, ma la serenità che gli aveva trasmesso era rimasta dentro il suo cuore.Un senso di gioia gli riempì il petto e si sentì in armonia con tutto quello che lo circondava. Infilò le mani nelle tasche e corse verso il fiume.Raggiunse la riva, prese tutte le monete e senza esitare le lanciò dentro l’acqua, una dopo l’altra, lasciando che le lievi increspature le inghiottissero. Con una grande voglia di rivedere la sua famiglia, decise di ritornare a casa.Quando rientrò al castello, la madre lo accolse in lacrime e le sorelle lo abbracciarono.Dopodiché, Lemuel chiese dove fosse suo padre.Lo trovò nella sua camera, sdraiato sul letto con le mani giunte sul petto, come se si credesse già morto.Appena il padre lo vide, sembrò riprendersi: si levò e corse ad abbracciarlo, felice che il figliol prodigo fosse ritornato.Quando però gli annunciò che da quel giorno lui avrebbe dovuto prendere sul serio gli affari del feudo, Lemuel scosse il capo e lo fissò con aria assorta.«Non voglio più il vostro denaro, padre» annunciò il ragazzo con occhi estasiati e umidi. «Non voglio questo castello, non voglio nulla. Voglio solo vivere come un povero mendicante, chiedendo la carità alle persone… Ho gettato tutte le monete che avevo rubato nel fiume.»Il padre lo fissò prima con sorpresa, credendo stesse scherzando, poi cominciò a urlare come una furia:«Sei tornato per darmi un ulteriore dolore, maledetto figlio ingrato? Perché non sei rimasto dov’eri? Vuoi ancora procurare sofferenze al tuo povero padre malato?»Lemuel non rispose e rimase in silenzio.Pieno di rabbia, Lord Alfred lo schiaffeggiò e il ragazzo cadde seduto sul pavimento, questa volta senza reagire.«Orbene, se la pensi così esci subito da casa mia, non avrai nulla da me! E non osare più farti vedere! Se ti rivedrò ancora, ti prenderò a frustate!»Il figlio chinò il capo con tristezza, poi annuì, uscì dalla porta e non salutò neppure la madre e le sorelle.Appena fu nel giardino, raccolse un lungo e spesso bastone di legno, un ramo che era forse caduto da qualche albero, e abbandonò il feudo di suo padre, diretto verso alla campagna.Rimase nei confini del regno per tutto il giorno, poi quando i morsi della fame si fecero sentire si spinse oltre il fiume, cercando qualche anima buona che gli desse almeno un tozzo di pane e un sorso d’acqua.Mentre camminava, sporco e affamato, un fulmine improvviso squarciò il cielo, simile a quello che aveva visto quando aveva incontrato il viandante misterioso. Subito dopo, udì il nitrito di un cavallo e accorse per vedere cosa fosse accaduto.Un nobiluomo era sdraiato a terra e sembrava privo di sensi.Lemuel accorse e lo aiutò a rialzarsi. Quando quell’uomo lo vide però, credendo volesse derubarlo, lo prese a pugni con disperazione. Salì impaurito sul cavallo e scappò via.Lemuel non riuscì davvero a comprendere come mai quell’uomo avesse avuto talmente tanta paura di lui.Si rialzò malmenato e proseguì il cammino, sperando di trovare qualcuno che gli desse da mangiare.Finalmente vide un boscaiolo, seduto su un tronco d’albero abbattuto, intento a divorare un pezzo di formaggio e del pane.Gli si sedette accanto. «Sono affamato, vi prego, vogliate darmi un po’ del vostro pane, per carità di Dio!»«Eh, figliolo» rispose il boscaiolo. «Io ho lavorato tutto il giorno, tu cosa hai fatto a parte vagabondare in giro per la campagna?»Poi però, notando l’espressione rammaricata di Lemuel aggiunse: «Va bene, se mi aiuterai fino al tramonto a tagliare gli ultimi tronchi, ti lascerò un po’ del mio pasto.»Lemuel accettò e il boscaiolo gli porse un’altra ascia. Lavorò sodo e alla fine della giornata ebbe il cibo, del tutto meritato questa volta.Mentre mangiava disse «Voi messer, siete stato molto generoso. Oggi ho incontrato un nobiluomo che era caduto da cavallo, l’ho aiutato e lui per ringraziarmi, mi ha riempito di legnate…»«Ragazzo» rispose il boscaiolo, «non per questo devi credere che ogni uomo sia malvagio e ingrato. Non dovresti aiutare il prossimo aspettandoti qualcosa in cambio.»Un’ora dopo, Lemuel lasciò quel bosco e riprese il suo viaggio.Per mesi continuò a vivere della carità del prossimo, svolgendo lavori occasionali, man mano che avanzava per le campagne. Dopo molto tempo raggiunse un feudo. Sembrava abbandonato e deserto.Cercò qualche contadino in giro ma non vide nessuno. Camminando attraverso le strade, si imbatté in una modesta capanna di legno e entrò.Quando vide l’uomo che dormiva, adagiato sulla paglia, rimase sconcertato. Era il nobiluomo che mesi prima lui aveva aiutato e che in cambio l’aveva picchiato.Lemuel si avvicinò. «Come vi sentite? Ma cosa è successo qui? Non c’è nessuno nel raggio di miglia.»L’uomo si alzò, era sporco e sembrava piuttosto affamato. «Sono il signore di questo feudo e il mio regno è sempre stato prospero. Mesi fa però, le navi che portavano le mie merci sono affondate e da allora è iniziato il declino dei miei affari. I miei sudditi mi hanno abbandonato, i contadini e i mercanti sono partiti, lasciandomi solo.»L’uomo non riconobbe Lemuel, poiché aveva la barba lunga e un aspetto emaciato, così il ragazzo gli si sedette accanto. Mise la mano dentro la tasca dei pantaloni rattoppati e gli porse un pezzo di pane che aveva conservato.Quello non la smise più di ringraziarlo e mangiò anche le briciole, finché la fame non fu in minima parte saziata.Lemuel lo salutò e riprese il suo viaggio.Passarono gli anni e una mattina, lui decise che era giunto il momento di tornare al suo castello, per sapere almeno che sorte fosse toccata ai suoi genitori e alle sue sorelle.Quando ritornò nel feudo di suo padre, trovò solo pochi mercanti, e constatò che il numero dei suoi sudditi si era notevolmente ridotto.Lemuel cercò la madre e le sorelle, e le trovò sciupate e profondamente amareggiate. Venne a sapere che Lord Alfred aveva speso tutte le sue energie e tutto il suo tempo cercando di far fruttare i suoi averi, tassando il popolo fino all’ultima goccia di sangue.Quando salì in camera di suo padre, lo trovò a letto, malato e quasi vicino alla morte. Lord Alfred lo riconobbe all’istante e gemette di dolore quando il figlio si chinò al suo capezzale.«Perdonami, figlio mio…» mormorò con un sussurro.Lemuel non rispose ma gli prese la mano, facendogli così capire che non c’era alcun bisogno che implorasse il suo perdono.In quel momento, con un lampo di luce accecante, apparve davanti alla finestra il mendicante che Lemuel aveva incontrato molti anni prima, quando era scappato da casa.Adesso però sembrava un’altra persona. Le sue vesti erano bianche e lucenti e un’aura di luce lo circondava, rischiarando anche la stanza.Lemuel rimase stupefatto, e notò che l’uomo era apparso con lo stesso fulmine che lui aveva visto quando era caduto da cavallo, la prima volta in cui si erano incontrati. «Voi non siete un uomo comune, voi siete…» sussultò.L’essere luminoso non gli lasciò finire la frase e sorrise. «Sono qui per prendere tuo padre.»«No, non portarlo via» sussultò Lemuel. «In questo modo non avrà alcuna possibilità di rimediare ai suoi sbagli. Dagli la salute e lascia che paghi per le sue colpe adesso che è in vita. Cosicché quando morirà, potrà mostrarsi umile davanti a Dio.» Poi aggiunse «Prendi me. Io sono pronto, il mio spirito è in pace. Io non ho più nulla da fare in questo mondo, e non potrei vivere come ha fatto fin ora mio padre…»L’essere luminoso sorrise ancora e annuì. Porse la mano a Lemuel e lo invitò ad andare con lui. La camera splendette di luce, e quando sua madre e le sue sorelle entrarono, trovarono solo dei vecchi vestiti rattoppati sparsi sul pavimento, assieme a un vecchio bastone da mendicante.
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