“Il mio approccio alla vita e alla letteratura è molto semplice, per non fare confusione lo faccio andare pari passo, e il passo è quello della leggerezza. Si cammina meglio e si riesce a stare al mondo anche quando il mondo pesa come un macigno.” Si presenta così Massimo Vitali, lo conferma il suo tono scanzonato ma senza superficialità, pertanto quello che segue è un risultato che, oltre a divertire, lascia da pensare: la scrittura come esorcismo dalla passione per la stessa, il parlarne quotidianamente che sazia la sua fame senza fine di parola ben scritta
1) Massimo, perché si sta tanto tempo senza scrivere un libro quando oggi sembra che non si possa vivere senza farlo? Sei in controtendenza, soprattutto dopo i primi successi…
Dopo i successi dei miei romanzi, se posso essere sincero, andare in controtendenza era il minimo che potessi fare. Riesci a immaginare cosa significa non poter uscire di casa, senza che tutti ti fermino per una foto o un autografo? Per forza mi sono dovuto fermare. Ora le cose sono un po’ migliorate. Ho iniziato a dedicarmi ad attività meno popolari. La pesca alla carpa nei fiumi in questo senso mi sta dando grandi soddisfazioni. Tuttavia, ti confesso che non sono mai riuscito a togliermi il vizio di scrivere. Mia nonna diceva: le lepri si prendono anche senza correre. Se non hai fretta, tra un po’ mi faccio prendere.
2) Tratti diffusamente di Letteratura comunque, in radio come per Smemoranda: c’è qualcosa che ti urta nel modo di fare Lettere di oggi?
Non capisco se questa sia una domanda trabocchetto per farmi parlare del mio primo romanzo, “L’amore non si dice”, Fernandel editore, 13 euro iva inclusa. Comunque non ci casco: non te ne parlerò. Tratto di letteratura ovunque perché vedo letteratura ovunque. Quando sei innamorato delle lettere funziona così. Ho dovuto scrivere anche un libro fatto di lettere, per esorcizzare la fissazione per le lettere. Per il resto, l’unica cosa che mi urta nel modo di fare Lettere oggi, è la potenza d’urto del mondo delle lettere d’oggi: potentissima, ma spesso mirata verso l’obiettivo sbagliato. Si fa un gran parlare dei soliti nomi presenti in tutte le librerie, quando fuori (o nascosti dentro) ci sono interi universi che aspettano solo di essere letti, ma anche, guardando al passato, riletti.
3) Come si sceglie un buon libro, soprattutto quando è di un autore ancora sconosciuto?
Credo che il metodo più efficace sia quel termine sempre in movimento, chiamato passaparola. Ho scoperto un sacco di autori meravigliosi grazie al passaparola. Però il passaparola dev’essere quello giusto. Ovvero non bisognerebbe accettare passaparola dagli sconosciuti, ma solo da persone con sensibilità vicine alle nostre. Per trovare persone con sensibilità vicino alle nostre, l’immensità di un posto come internet, filtrato a dovere, può essere un ottimo inizio.
4) Hai pubblicato per Fernandel: cosa non ti piace dell’editoria italiana oggi, sia grande che medio-piccola?
Più che non mi piace, mi dispiace. Mi dispiace che certe grandi case editrici pensino solo a come diventare più grandi (è di pochi giorni fa la notizia che Mondadori vuole acquistare Rizzoli) a scapito di quelle medie e piccole che alla quantità (d’introiti) preferiscono, rischiando e diffondendo, la qualità (di lettere).
5) Le letture in radio mi fanno venire in mente una domanda: gli audiolibri hanno un futuro?
Conosco diverse persone che ascoltano audiolibri. Sono un valido alleato al lettore incallito quando suo malgrado si trova in fila in tangenziale o in cucina, con le mani impegnate ad arrotondare polpette. Non so se avranno mai un futuro, però ti posso dire che io mi sono divertito a leggere Gianni Rodari in radio. Ed è già pronto anche il prossimo progetto con un titolo, un nome e un cognome: “Storiette tascabili” di Luigi Malerba. Un libro fuori catalogo da anni che, non essendo un editore, proverò a spolverare dal passato col futuro che si merita.
6) In Italia non si campa di letteratura né di arte in genere. Qual è il problema culturale a monte?
Se lo sapessi camperei di letteratura e di arte in generale. Ti posso solo dire che gli scrittori professionisti che campano di scrittura (togliendo i grandi nomi) oltre per gli anticipi e i diritti d’autore, campano delle tante attività collegate alla scrittura. Ad esempio, da metà marzo, sarò docente di un corso di scrittura creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia per continuare a testa alta a non campare di scrittura.
7) Dimmi chi non leggeresti mai e perché e chi, invece, ti ha insegnato molto come autore.
Chi non leggerei mai e perché, sarebbe come sparare sulla croce rossa e visto che ci lavora un mio amico l’ultima cosa che vorrei fare è dargli più lavoro di quello che ha già. Piuttosto parlo volentieri di chi involontariamente, ovvero senza saperlo mentre scriveva, mi ha insegnato tantissimo. Tre nomi su tutti: Richard Brautigan, Gianni Rodari e Achille Campanile. La lista sarebbe decisamente più lunga ma non mi pare carino fare invecchiare il lettore mentre legge un’intervista.
8) A quando un tuo nuovo libro e cosa cercherai di NON fare scrivendolo?
Vedi il finale della domanda n.1. Più che scrivendolo, cercherò di non presentarlo per 3 anni girando l’Italia con oltre 250 eventi tra reading e presentazioni come ho fatto in questi anni, perché inizio ad avere un’età in cui ogni volta che vado da qualche parte mi dimentico qualcosa (ombrelli, zaini, libri. Una volta d’estate in un lido anche una ciabatta).
9) Una domanda a cui ti sarebbe sempre piaciuto rispondere ma non ti hanno mai fatto…
[Seduto con una lampada puntata sugli occhi]
- Massimo Vitali, dov’eri la sera di sabato 28 febbraio alle ore 21.46?
- Ero in casa a rispondere all’intervista di Dario per “Leggere a colori”, lo giuro, sono innocente!
(è un periodo che sto leggendo un sacco di romanzi gialli, tra poco mi passa)
Contatti: Il sito di Massimo Vitali
Chi è Massimo Vitali:
A Massimo Vitali gli tagliano l’ombelico a Bologna nel 1978.
Lavora all’ufficio reclami di una multinazionale svedese che non è l’Ikea e insegna nuoto in una piscina dove è possibile coltivare i funghi. Ha pubblicato i romanzi L’amore non si dice (2010) e Se son rose (2011) entrambi per l’editore Fernandel. E’ promotore del progetto Chi ha paura della fantasia? laboratorio per bambini che inizia con Gianni e finisce per Rodari. E’ autore e conduttore su Radio Città Fujiko del programma Ufficio Reclami. E’ voce di un ciclo di letture radiofoniche sul testo “Marionette in libertà” di Gianni Rodari. È docente di scrittura creativa presso la Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia. Cura una rubrica settimanale su Smemoranda, collabora con Rockit,Indaco e ogni tanto scrive di libri che ha in casa e altre cose nei paraggi. Anche se passa gran parte del suo tempo fra le nuvole, questo non vuol dire che sia sceso con l’ultima pioggia.