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Il web ha vent’anni. E’ vecchio, serve una scossa

Da Pinobruno

Ha vent’anni ma è già vecchio. Il web ha bisogno di una scossa, e così il direttore del Turing Center della University of Washington, Oren Etzioni, lancia una provocazione ai colleghi scienziati. Datevi una mossa, dice Etzioni su Nature (articolo a pagamento), dovete “pensare fuori dagli schemi di ricerca per parole chiave.” Anche se Google, Bing e gli altri motori di ricerca si evolvono di continuo, sostiene Etzioni, non sono ancora in grado di dare risposte a domande complesse. Insomma, i motori sono ancora stupidi, e poi non sono adatti ai piccoli display dei dispositivi mobili, dove diventa difficile digitare parole chiave e gestire lunghi elenchi di risultati. 

Il web ha vent’anni. E’ vecchio, serve una scossa

Il web nacque con questa pagina il 6 agosto 1991

Il direttore del Turing Center cita un esempio da seguire, il motore open source ReVerb, sviluppato dalla stessa University of Washington. E’ un programma che identifica automaticamente le relazioni tra frasi compiute e le estrapola in base alle domande fatte. ReVerb è usato negli ambienti accademici ed è in grado di rispondere con efficacia a domande complesse, come si può leggere in questa pagina dimostrativa. In sostanza, ReVerb è un motore semantico allo stato embrionale, sicuramente più avanti rispetto ai motori tradizionali.

Insomma, dopo vent’anni, dice Etzioni, c’è bisogno di nuovi impulsi e nuove idee, perchè il mondo della ricerca sembra essere afflitto da “una strana mancanza di ambizione e fantasia”.

Che si tratti di una provocazione lo ammette lo stesso direttore del Turing Center, che prevede comunque, l’anno prossimo, “progressi sostanziali verso la ricerca intelligente”.  Il meglio deve ancora arrivare.

Si possono dunque spegnere con speranza le venti candeline sulla torta del www e ringraziare ancora Tim Berners Lee e tutto il suo staff del CERN di Ginevra, per la meravigliosa creatura che ha visto la luce il 6 agosto del 1991.

Il web ha vent’anni. E’ vecchio, serve una scossa

Fonti: ComputerWorld, NetworkWorld, Nature


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