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Il Web racconta il naufragio della Costa Concordia

Creato il 18 gennaio 2012 da Pieraj @Pieraj

Lo sdegno per la tragica vicenda della Costa Concordia viaggia sul web, insieme però, secondo me, ad una buona dose di cattivo gusto che, purtroppo da sempre, contraddistingue gli italiani in questi casi. E mentre anche i vari TG facevano pronostici sui motivi e le dinamiche del naufragio, l’opinione pubblica si è fermata, almeno per 4 minuti, a guardare, e condividere, il video della telefonata tra Schettino e De Falco, Capitano della Capitaneria di Porto di Livorno.

Uno scambio di battute a metà tra un film drammatico e Zelig, che ha creato due nuovi miti: Schettino e De Falco, insultato in tutti i modi il primo, designato come eroe, invece, il secondo. Una dinamica da approfondire anche questa: in Italia siamo talmente abituati ad una situazione generale di entropia che diventa eroe chi fa cose assolutamente normali, come svolgere il proprio lavoro.

Su TwitterMargherita Masotti, in meno di 140 caratteri, fa notare «Chapeau a #defalco, ma è possibile che la tragica mancanza di professionalità di alcuni renda speciali le persone normali?». Impazzano gli hashtag sulla vicenda della Concordia e, in poco tempo, #vadaabordocazzo viene seguito da #schettino e poi da #defalco.

Nello stesso tempo, mentre le testate giornalistiche fanno a gara per condividere velocemente il video della telefonata, su Facebook vengono create variefanpage e si apre uno spazio libero per insultare Schettino, complimentarsi con De Falco, ma sopratutto fare della tragedia un “simpatico” tormentone. Le risposte assurde date da Schettino alle richieste del Capitano, come aver dichiarato di “essere sulla barca, ma a 100 metri…” e “ma si rende conto che sopra è buio?” alla richiesta di salire nuovamente sulla nave, sono state trasformate in immagini (poco rispettose) da condividere con gli amici: Schettino ripreso nella scena del Titanic, immortalato su una confezione Findus o con dei bastoncini nel vassoio.

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C’è chi, poi, si fa prendere dalle emozioni e sfoga il suo disappunto sulla bacheca di Schettino, Simone, però, il comico.

Il Web racconta il naufragio della Costa Concordia

#vadaabordocazzo diventa in poche ore una delle parole più presenti in Rete e si trasforma in un claim per delle tshirt. La frase, secondo LipsiaDesign, rappresenta il nuovo motto degli italiani «Vada a bordo, cazzo!» non è solo un ordine. È una frase simbolo di chi, in questo Paese, non vuole arrendersi alle difficoltà. Di chi, nonostante tutto continua a fare il proprio dovere. Anteponendo gli interessi collettivi ai propri.”

Il Web racconta il naufragio della Costa Concordia
 

Su YouTube viene caricata anche una parodia dello spot Costa Crociere. I commenti, tra chi sostiene l’aspetto satirico (Ma smettetela, per favore. Si chiama satira, e si fa sui problemi della vita da millenni. Inoltre se azionate il cervellino capirete che si contrappone la pubblicità idilliaca a quello che è successo. Si prende in giro l’azienda, non i morti - jfrusciantetube ) e chi, invece denuncia la mancanza di rispetto, si alternano (diciamo che visti i cadaveri ancora probabilmente nella pancia della nave potevate evitare…o almeno aspettare…..c’è un tempo anche per l’ironia…questione di buon gusto…tutto quì….- flautodolce66 ).

ù E intanto, Mercoledì pomeriggio, alle 19.00, dal porto di Civitavecchia salperà la «Costa Serena». Speriamo che, almeno questa volta, non sarà effettuato il saluto e l’inchino sottocosta che, a quanto sembra, è un’ abitudine. Inutile dire, come anche stavolta la notizia sia rimbalzata all’Estero contribuendo a diffondere sempre di più un’immagine dell’Italia che si allontana da quelle eccellenze del “Made in Italy”. Mentre l’italia (volutamente minuscolo) è impegnata a nelle chiacchiere da bar sull’accaduto dell’ Isola del Giglio, ci si dimentica della rivoluzione dei Forconi che, nelle stesse ore, è in corso in Sicilia, “Non una guerra tra poveri, ma una guerra insieme contro questa classe dirigente che ancora una volta vuole farci pagare il conto”.

“E’ uno storia italiana…che ce vuoi fa…”

te > Corriere.it

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