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Il XXI secolo mi lascia senza fiato

Creato il 30 dicembre 2014 da Astorbresciani

Il XXI secolo mi lascia senza fiatoMi chiedo se la mia percezione del tempo sia cambiata. Gli anni passano più velocemente di una volta o è solo una sensazione soggettiva? Minterrogo a poche ore dalla fine del 2014, con un certo stupore. Sembra ieri quando l’anno emetteva il suo primo vagito. Del nascituro non voglio dire nulla, il 2015 sarà quel che sarà. Voglio, invece, esternare una riflessione. I primi quattordici anni del nuovo millennio sono sfilati davanti a noi con la velocità di una lepre inseguita da una muta di segugi. Nel farlo, ci hanno colto di sorpresa. Di più, ci hanno cambiato la vita perché sono stati destabilizzanti, intensi, fortemente innovativi. Ho voluto fare un esercizio di memoria per sincerarmi di non essere vittima della suggestione. Mi sono accorto che dalla notte in cui salutammo con entusiasmo e un pizzico di apprensione l’inizio del terzo millennio fino ad oggi, sono accaduti eventi così devastanti e rivoluzionari da indurmi a definire “strappafiato” il primo scorcio del XXI secolo. Ne volete la prova? Bene, considerate i dieci avvenimenti più importanti di questi quattordici anni. Vi renderete conto che è successo di tutto e che il secolo in cui viviamo ha il motore truccato. Ecco cosa mi lascia senza fiato… Uno, l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Fin dall’esordio, il XXI secolo ha messo in mostra la sua carica deflagrante e quindi trasformatrice. Quell’attacco terroristico ha cambiato tante cose, nella nostra vita, e non solo nell’ambito della sicurezza e della privacy. Ha dato l’avvio a un fenomeno nuovo, una sorta di nuova “guerra fredda” dichiarataci dall’estremismo islamico. Da quel giorno, la nostra visione degli altri è stata inquinata dalla paura, dal sospetto, da norme restrittive che limitano la libertà personale e disturbano il sonno. Da Al Qaeda all’Isis, un filo di sangue scorre nell’immaginario collettivo e lo condiziona. Siamo tutti feriti e ansiosi. Due, non sappiano più cos’è la pace. In quattordici anni abbiamo assistito alla guerra in Afghanistan (2001), alla seconda guerra del golfo con l’occupazione dell’Iraq e la caduta di Saddam (2003) e alla primavera araba, con il crollo dei regimi nefasti che sembravano intoccabili (Sadat e Gheddafi). Abbiamo anche assistito, per altro, alla spettacolarizzazione della guerra e non sappiamo più distinguere tra realtà e fiction in uno scenario geopolitico in fibrillazione. Tre, il 1 gennaio 2002, iniziò a circolare l’Euro. Da allora, molte cose sono cambiate. Siamo europei di nome ma non di fatto, abbiamo perso la sovranità nazionale e se da un lato abbiamo visto ridimensionarsi lo spettro dell’inflazione, dall’altra siamo diventati i vassalli della Germania, gli schiavi dello spread. La rivoluzione monetaria ha cambiato i nostri stili di vita, ha trasformato l’Italia in un pupazzo avvilito che non diverte più ma infastidisce. Quattro, l’avvento e l’apoteosi dei social network. Ma vi rendete conto che Facebook è nata nel 2004 e Twitter nel 2006? Non esistevano quando abbiamo brindato al nuovo millennio. Potevamo farne a meno. Oggi, non più. Per miliardi di esseri umani, i social network sono l’antidoto all’incomunicabilità, alla solitudine, al vuoto. La nostra vita è cambiata radicalmente da quando cliccare e chattare sono diventati bisogni primari. È una dipendenza epocale, un nuovo modo di affacciarsi sul mondo e gridare “esisto!”, illudendosi che gli altri ci credano. Cinque, la natura ci ha mostrato quanto siamo inermi nonostante la nostra scienza e i nostri soldi. Lo tsunami nell’Oceano Indiano del 26 dicembre 2004, che ha causato 230.000 morti, ma anche l’uragano Katrina che il 22 agosto 2005 si è abbattuto su New Orleans e il terremoto in Giappone dell’11 marzo 2011 (per tacere di quello all’Aquila del 6 aprile 2009) ci hanno fatto dubitare che il progresso sia reale. Non siamo in grado di prevedere e tanto più evitare i capricci della natura. Sei, il crollo della borsa americana avvenuto il 15 settembre 2008. La crisi attuale, la sofferenza cronica da cui non sappiamo risollevarci, è figlia di quel giorno terribile. La crisi finanziaria provocata dai subprime (i prestiti bancari ad alto rischio) ha infatti avuto conseguenze disastrose sull’economia mondiale. Siamo comprimari attoniti della più grave crisi economica moderna dai tempi della “Grande Depressione” scaturita dal crollo di Wall Street nel 1929. Abbiamo imparato che le banche sono associazioni a delinquere e che i soldi sono virtuali. Sette, la gran rinuncia di Papa Benedetto XVI. Il nuovo secolo ci ha già dato tre papi e la cosa sconvolgente è che abbiamo visto un pontefice dimettersi. È stato uno choc per i cristiani cattolici ed è capitato in una fase storica in cui il cristianesimo rischia di estinguersi, ma non sotto i colpi intimidatori dell’Islam, come potremmo credere, bensì a causa della rigidezza della Chiesa, del disincanto dei fedeli, del crollo della religiosità tradizionale. È possibile che negli anni a venire vedremo la fine di un sistema fideistico agonizzante, incapace di rinunciare a dogmi artificiali e liturgie obsolete, all’avidità, al potere. Otto, la multietnicità. La globalizzazione ha avuto, tra i suoi effetti selvaggi, la migrazione delle masse. Sembra di essere tornati ai tempi del crollo dell’impero romano d’occidente. Orde di vandali, unni e nomadi provenienti da terre povere si stanno insediando nelle terre fertili, attuando un processo inarrestabile di trasformazione etnico-sociale. Questo processo è sempre più rapido e violento e non trova resistenza. L’accoglienza è forzata e produce rancore. La depenalizzazione del reato di clandestinità in Italia è la conferma che ci stiamo arrendendo. Nono, il trionfo del Grande Fratello. Mi riferisco alla figura totalitaria profetizzata da Orwell nel romanzo 1984. A distanza di trent’anni dalla sua pubblicazione, possiamo affermare che il mondo è nelle mani di una potentissima oligarchia che ha imposto il suo regime in maniera trasversale. Ma sarebbe più giusto parlare di artigli. Gli stessi governi delle nazioni più potenti del pianeta sono succubi del Grande Fratello, un organo  composto dai plutocrati, dal gruppo Bildenberg, dall’FMI, dalla Banca Mondiale e dal WTO. La concentrazione del denaro e del potere ha condannato al macero i valori, gli ideali, l’illusione d’essere liberi, la stessa democrazia. Dieci, lapocalisse del lavoro. La crisi economica, la crisi dello stato sociale e il lassismo del genere umano sono la causa della grande trasformazione del mondo del lavoro in atto. Dal decentramento del lavoro e il tramonto del posto fisso, si passerà quanto prima all’annichilimento. Temo che il XXI secolo sarà ricordato come il secolo in cui l’uomo ha smesso di lavorare, nel senso più tradizionale del termine. Le future generazioni dovranno reinventarsi per sopravvivere in una società dove sarà reintrodotto lo schiavismo. Non ricordo tanti cambiamenti così rapidi e disgreganti raccolti in meno di tre lustri. Non credo ci siano precedenti storici paragonabili. In effetti, il nuovo millennio ha prodotto un’accelerazione che lascia senza fiato e fa sbiadire quella avvenuta negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Personalmente, ho l’impressione di essere salito sull’otto volante e mi preoccupa la sua tenuta. Troppo veloce, troppo spericolato. Ci sono momenti in cui rimpiango la relativa lentezza del Novecento e, lo confesso, mi viene voglia di tornare con i piedi per terra.

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