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E' sempre un piacere ritornare a Jaffa, bella la passeggiata lungomare per arrivarci, bello l'antico borgo, certamente turistico, ma tutto restaurato e valorizzato. Sul vecchio molo del porto dove una volta c'erano ristorantini sgangherati e pescherecci, adesso un dock nuovo fiammante con buffet superchic, un leone che si fa indorare per essere messo chissà dove e tre amiche che si danno appuntamento una volta alla settimana per venire a dipingere insieme davanti al mare.
Curiosando in negozi trendy e gallerie d'arte, ammirando le raffinatezze artigianali dei gioielli yemeniti, al mercatino dell'usato dove ti trovi anche la parrucca o gustando falaffel e hummus, poco importa dove si capita andando a zonzo, gli angoli di fascino sono ovunque e c'è sempre qualcosa da scoprire. E' a Jaffa, in questo storico contesto dove le vecchie pietre non raccontano una storia di secoli ma di millenni che Ilana Goor si è fatta negli anni 90 la sua casa-museo. Accipicchia, che casa, che museo e che terrazza sul tetto quella che si intravede già dalla strada! E nella piazza prospiciente l'artista si presenta con la sua scultura di una balena.
L'edificio è giovane, si fa per dire, ha solo 300 anni. Nel 1700 era una delle prime locande per i pellegrini ebrei in marcia verso Gerusalemme, nel 1800 è diventato una fabbrica di saponi e profumi grazie all'abbondante produzione di olio d'oliva, che costituiva all'epoca la principale risorsa commerciale. Durante i lavori di ristrutturazione e restauro vengono fatte numerose scoperte che costituiscono una documentazione storica delle diverse attività del passato, come per esempio una fornace di pietra o una cantina piena di anfore e strepitosa, una decorazione a nido d'ape del soffitto della cucina che sembra ricamato da una merlettaia.
Ilana Goor decide di comprare la proprietà e di farne la dimora-museo per se e per tutte le sue numerose opere d'arte, creazioni dell'artista ma anche collezioni di arte antica, arte primitiva africana e arte moderna. Una mole di lavori incredibile senza soluzione di continuità, un tripudio di creazioni sistemate dovunque con gran cura del dettaglio e buongusto, in grande scioltezza si passa dalle maschere Punu gabonesi alla "chair in red and blue" di Rietveld, dall'arte cinetica dell'israeliano Agam e del venezuelano Soto alle sculture, ai gioielli, ai mobili creati dalla padrona di casa.
Colpisce l'eclettismo degli oggetti e della presentazione, ma in positivo, qui non siamo in un asettico allestimento museale di muri e spazi bianchi, ma in un luogo "caldo e vissuto" dove si ha la sensazione che l'arte faccia parte integrante della vita, anche quella privata dell'artista. Del resto l'ha detto lei stessa che "ogni posto in cui vivo è scultura", che "l'arte deve essere toccata, sentita, utilizzata per essere compresa".
Artista certamente eclettica e anticonformista come la sua casa- museo Ilana Goor, ha seguito dei corsi alla prestigiosa scuola di Belle Arti Bezalel di Gerusalemme, ma sembra soprattutto un'autodidatta alla ricerca di sempre nuovi linguaggi espressivi. Nelle foto la si vede con personaggi importanti della vita politica e della cultura, re e presidenti, la si trova accanto a Sua Santità il Dalai Lama e fra le "Nana" di Niki de Saint Phalle. A Jaffa, su una collina davanti al Mediterraneo in una casa ricca di storia e di passato, le ricerche, le passioni, le collezioni, le creazioni dell'artista israeliana Ilana Goor, una bella sintesi di lavoro e esperienze vissute che cancella i confini fra i diversi ambiti, arte e vita come una cosa sola.
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