La birra è stata la vera protagonista di ogni incontro, nonostante stavolta fossimo in un prestigioso locale del centro che di nome fa Enocratia ed e altresì noto come Il governo del vino.
Carlo, esperto di cultura birraria, seduto proprio di fronte a me, racconta che i piatti ideati per la serata(organizzata in collaborazione con ilovebeer) sono nati durante una sorta di brain storming rilassato in un'atmosfera da caffè letterario mentre lui, Davide ed Eugenio, rispettivamente Sommolier e Chef di Enocratia, sorseggiavano le birre in anteprima per noi.
Ne sono nati piatti insoliti, difficili, non adatti a tutti i palati, sorprendenti per forma e contenuto ed anche provocatori se vogliamo, ma apprezzati dal primo all'ultimo boccone e posizionati dai componenti del mio tavolo (un assortito 7+3), su un podio da medaglie d'oro, d'argento e di bronzo.
Abbinamenti dettati da regole sensoriali-gustative ma anche emozionali-affettive-visive(con chi-dove-quando-sei mentre bevi qualcosa può giocare un ruolo determinante per farti esprimere un giudizio).
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Un'aria schiumosa per il bocconcino apri-cena dai sapori di sottobosco e rosa canina servito su una corteccia di albero.
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Per proseguire con gli antipasti, una cremosa zuppa di piselli secchi con bacon affumicato servita con cubetti di pane croccanti abbinata ad una Heineken corretta con il Gin(per il ritorno il taxi è stato il mezzo più gettonato...).
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Cambio di bicchieri e di bottiglie per accompagnare il piatto successivo. E semmai qualcuno fosse convinto che l'aggettivo Brut può utilizzato solo per il vino è bene che si ricreda...
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Un risotto da consensi unanimi, arricchito con animelle glassate alla Birra Brut Malheur, per accompagnare questa Cuvée Royale Brut...
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Tra le proposte dello Chef Eugenio non poteva mancare il piccione animale del quale, per studiarne la cottura perfetta, si è spinto fino oltre Siena. Un piccione "scomposto" quello che ci siamo ritrovati nel piatto. Il coscio "ripieno" di fegato e cuore e ricoperto con lamelle di mandorle d'Avola tostate; il petto con una cottura al sangue; l'ala glassata. E a completare questo quadro gustativo-visivo già abbastanza impegnativo uva, salsa al cioccolato e panna acida. Dieci e lode concorde anche da chi solitamente non ama il piccione!
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Nel dolce la scuola del "se non ti lecchi le dita godi solo a metà" l'ha fatta da padrone. Un dessert servito in un piatto cupo da mangiare provocatoriamente senza posate raccogliendo con il dito fino all'ultima briciola.
Topinambur cotto in Birra Moretti Grand Cru, spuma e gel di marroni, crumble di nocciole al rosmarino e mousse di cioccolato bianco all'arancia.
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Ed è stato solo con l'uscita del dessert che si è palesato il significato della tovaglietta ferma posto, che più volte durante la cena avevo osservato, letto, fotografato, ma non del tutto compreso...
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C'era una componente ludica capace di riportare la mente all'infanzia... Un gioco del piccione con tre tappe(Olanda, Piemonte e Milano)dove il pennuto in questione era stato sostituito da uno più piccolino proveniente dall'Olanda(terra natia dello Chef)e da un Ciapinabò(topinambur in dialetto Piemontese, principale zona di produzione di questo tubero). Mi racconta Emma, creatrice della tovaglietta nonché compagna di vita dello Chef, che la tavola da gioco si rifà ad una vecchia tavola del 1598 e le illustrazioni in ogni casella rappresentano la sua interpretazione dei singoli ingredienti delle due ricette e delle birre Moretti in abbinamento. E questa sui tavoli di Enocratia era in realtà la seconda versione del "gioco del piccione". La prima, ideata sempre da Eugenio ed Emma, era nata quando lo Chef stava concependo il menù per il 2° Premio birra Moretti Grand Cru in cui ha ricevuto una menzione speciale per la valorizzazione della birra. Le tre tappe in quel caso erano Bordeaux(città di origine del piccione utilizzato per il piatto), Piemonte e Roma(città dove si è svolto il Premio).
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E quando credevamo di aver provato di tutto da fuori programma, su un vassoio antracite, ci è stata servita la piccola pasticceria dello Chef. Nel bicchierino, un tiramisù con gelatina di birra, crema con formaggio caprino e granella di fave di cacao. Al centro il macaron dal gusto più sorprendente che io abbia mai assaggiato: estratto di lievito di birra(dovete amare l'aroma del cubetto del lievito di birra affinché vi sia gradito). E per concludere in dolcezza e fare un salto in terra belga, uno Speculoos.
Tra un assaggio e un sorso, la serata è stata l'occasione adatta per scoprire che la temperatura di servizio conta molto anche quando si parla di birre e che è importante prestare attenzione ai bicchieri nei quali vengono servite poiché il "calice" può fare la differenza. E voi l'avreste mai detto che la schiuma della birra oltre ad essere tanto odiata, dovrebbe essere anche annusata?! Questo perché molti dei sensori della birra sono racchiusi in essa. Inspiratela quindi a pieni polmoni prima di deglutirne un sorso ☺! E sappiate che mastri birrai non si nasce. Il talento, quello sì, deve essere innato, ma sono fondamentali anni di gavetta presso coloro che mastri birrai lo sono di fama. Una parola infine l'abbiamo spesa anche sui birrai casalinghi. Partendo da ottimi ingredienti si possono ottenere buoni risultati anche in casa, ma non è detto che si tratti di quelli sperati.