Ci sono molti argomenti che gli estremisti religiosi e gli organi di stampa a loro affini usano contro le persone GLBT. Una di queste, a quanto pare, è la favola dell’ideologia di genere. In alcuni paesi esistono, dalla fine degli anni settanta, i Gender Studies. Il genere, contrariamente a ciò che pensano gli omofobi nostrani, non riguarda solo le persone omosessuali. Esistano diverse correnti di pensiero, che vanno dal femminismo alle persone GLBT, esistono libri e ricerche, c’è un filone filosofico che va da Foucault a Derrida sino ad arrivare alla Butler con variazioni sul tema in chiave psicoanalitica da Lacan alla Kristeva.
Nonostante tutto questo per i retrogradi italiani ideologia di genere significa omosessualizzazione della società.
Dobbiamo subire questa inutile e sciocca battaglia, contro qualcosa che non comprendono, quotidianamente ormai. Attraverso la Manif pour tous, attraverso le sentinelle ma anche, e soprattutto, attraverso l’azione politica e giornalistica di una certa stampa. Direi che dirsi omofobi, oggi, va quasi di moda e fa vendere i libri.
Le persone che scendono in piazza, per esempio, contro la pessima legge Scalfarotto (che andrebbe ritirata ma per motivi ben diversi da quelli sostenuti dagli omofobi di professione) sostengono che si voglia togliere loro la libertà di parola e di pensiero. Che si voglia imbavagliare la coscienza critica cattolica. Ora, non so voi, ma io credo che esista una bella differenza fra l’esprimere un pensiero e l’offendere la gente. Se uno sostiene che l’omosessualità è contro natura ed è una malattia, andando contro studi e razionalità, non sta esprimendo un’opinione critica. Sta discriminando. E comunque nessuno finirà mai in prigione o verrà mai multato per aver detto che l’omosessualità è contro natura. Interessante notare, poi, come le persone che invocano libertà di discriminare, ops, scusate, di parola contro “la teoria di genere” siano poi d’accordo con la legge russa che proibisce, di fatto, alle persone omosessuali di dirsi tali.
È una libertà a senso unico quella degli omofobi di professione.
La scusa dell’omosessualizzazione della società (una società costruita a uso e consumo del maschio eterosessuale, aggiungerei) viene continuamente usata per cercare di impedire ogni iniziativa atta non a omosessualizzare ma a spiegare fenomeni e punti di vista diversi da quelli religiosi e/o omofobi. Da un po’ di tempo a questa parte, per esempio, si urla allo scandalo ogni volta che si accenna al tentativo di discutere di omosessualità con i giovani. Come se parlare di omosessualità, transgenderismo, transessualismo, ecc… rendesse omosessuali i ragazzi. Inutile ribadire che l’omosessualità non è una moda o qualcosa che si inculca nelle menti più fragili. Seguendo questo ragionamento, visto che viviamo in una società dominata dal maschio eterosessuale, gli/le omosessuali non dovrebbero esistere.
Succede, per esempio, che un gruppo di genitori salga sulle barricate davanti al tentativo di fare un’assemblea d’istituto per discutere il tema del transessualismo o del transgenderismo. A questa assemblea, per quel che ne sappiamo, avrebbe dovuto partecipare Vladimir Luxuria che molti giornalisti asserviti al potere cattolico e di destra continuano, con disprezzo, a chiamare con nome anagrafico. I genitori, prima, pare secondo alcuni media, una cinquantina, poi, secondo altri, una trentina, per bloccare l’iniziativa si nascondono dietro lo scudo del mancato contraddittorio. Come se ogni volta che un professore di religione entra in classe dovesse essere presente anche un ateo. Qualcuno, mi sembra il buon Giovanardi, chiede che sia presente qualcuno del mondo religioso. Cosa c’entri, poi, il transessualismo con il credere o il non credere nessuno lo sa. Perché debba essere presente qualcuno del mondo religioso, poi, ancora meno. All’assemblea sarebbe stato presente un medico endocrinologo dal momento che si voleva spiegare la cosa da un punto di vista scientifico e che Luxuria era stata invitata come testimone. Prendo atto, comunque, che tutte le volte che si dovrà parlare di qualsiasi cosa dovrà avvenire un contraddittorio. Se si parlerà di femminicidio dovrà essere presente un assassino? Se si parlerà di femminismo dovrà essere presente un maschilista? Se si parlerà di diritti alle persone extracomunitarie dovrà essere presente un razzista? L’altra scusa che la trentina di genitori (in un istituto di 700 ragazze/i e mi chiedo cosa aspettino a far sentire la propria voce i genitori delle/degli altre/i alunne/i) hanno riportato è che parlare di queste cose ai ragazzi più giovani potrebbe confonderli.
Confonderli?
Ma che razza di considerazione hanno questi genitori dei propri figli? Secondo loro basta che un ragazzo senta parlare di transessualità o transgenderismo per diventare, a sua volta una/un trans? Basta che si parli loro di omosessualità per farli diventare omosessuali?
Non sarebbe più logico, invece, dire la verità? E cioè che si vuole proibire che certi argomenti siano trattati nelle scuole per paura che i ragazzi e le ragazze possano comprendere che non c’è nulla di male nella condizione trans e omosessuale e che poi possano aprire gli occhi sull’omofobia delle proprie famiglie?
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