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Immacolata e Concetta, l'altra gelosia

Da Robydick

Immacolata e Concetta, l'altra gelosia1979, Salvatore Piscicelli.
Omaggio subito questa meraviglia coi riconoscimenti ricevuti e ringrazio l'attore Bruno Zanin, che recentemente m'ha fatto visita nel blog, per avermelo de facto consigliato. Cinema d'autore bellissimo anni '70 con l'ambientazione a inizio decennio. Siamo nella Napoli di periferia di quell'epoca. Opera prima di Salvatore Piscicelli giocata in casa (è nato a Pomigliano d'Arco), mostrata a Cannes nella "Settimana Internazionale della Critica" e vincitrice del Pardo d'Argento a Locarno.
Senza entrare in troppi dettagli, è la storia di due donne che si conosceranno in carcere e lì s'innamoreranno. Immacolata ha una figlia e un marito, anche un amante, e scoprirà l'amore lesbo grazie a Concetta. Concetta invece è solo lesbica, non ha la minima attrazione per gli uomini e in carcere c'è finita proprio per difendere la sua relazione precedente. Resterà in carcere più a lungo, e quando uscirà troverà Immacolata ad attenderla, innamorata più che mai. Un rapporto intimo inteso, che porterà Immacolata addirittura a invitare Concetta in casa sua a vivere come coppia stabile, in barba persino al marito. Non costituirà quest'ultimo, uomo tutto sommato rassegnato, il grande ostacolo alla loro felice unione, ma la relazione che Immacolata ha con Ciro, amante e infine anche datore di lavoro. Concetta accetterà tutto, dipende molto da Immacolata, anche economicamente, ma soprattutto l'ama alla follia, follia che si tramuterà in disperazione e pazzia quando Immacolata resterà incinta... il finale veramente non posso raccontarlo, dico solo che è tragicamente meraviglioso.
Dimenticate la "napoletanità sguaiata" spesso rappresentata. Qua siamo al cospetto di personaggi popolari dalla fiera dignità che nemmeno di fronte a dure umiliazioni, sconfitte o tragedie si scompongono. C'è un intenso, mai frenetico, susseguirsi di eventi, vissuti come inevitabili pure senza fatalismo, che mi ha tenuto incollato alla visione, in ammirazione anche del modo discreto con cui tutto viene rappresentato, nelle riprese in primo piano come in macro su dettagli, genitali compresi. Persino le (poche ma importanti) scene di sesso - sempre presente Immacolata, alternativamente con Concetta o con Ciro -, al limite dell'esplicito, si guardano con trasporto emotivo e non morboso. Da Olimpo l'incontro in una pensione tra le 2 quando Concetta esce dal carcere, amore e passione sofferti: dall'incontro all'amplesso è un intero brivido. Film per buona parte privo di accompagnamento musicale, gode di inserti di fisarmonica splendidi composti da Rudy Beytelman a ritmo di "tango-milonga" che moltissimo ricordano il vate del genere: Astor Piazzolla.
Se ancora oggi le coppie omosessuali hanno i loro bei problemi da noi immaginiamoci allora. Le scelte che farà Immacolata sono incredibili anche se non dovrebbero esserlo, con la "aggravante" che vengono fatte da una donna sposata anche se il marito è ormai poco poco più che un soprammobile. Può sembrare strana la ridotta reazione dei vicini, e parliamo di luoghi dove la vita casalinga è più sociale che privata, eppure a me è sembrato tutto più che plausibile, non ci sono forzature. Le protagoniste emergeranno in un contesto sociale più abituato alla lotta per sopravvivere che alla ricerca di una felicità, parola nemmeno contemplabile. Concetta non potrà accettare di condividere quella felicità con altri e questo porterà al finale.
Non si risparmiano le 2 protagoniste, prove attoriali da encomio per entrambe. Marcella Michelangeli nei panni di Concetta ha un più ampio spettro in termini gestuali, il suo ruolo spazia maggiormente tra le emozioni con picchi nella gioia o nel dolore. Ida Di Benedetto ci mostra Immacolata come un essere che fa meno trasparire esternamente ma con grande carica interiore, il suo viso si tira quando serve, la sua è una gestualità quindi a spettro ridotto quanto d'infinita ampiezza espressiva. Determinata e indipendente, ritiene la felicità un suo diritto e ci vorrà molto per farla piangere. Impossibile alla fine non provare ammirazione per lei.
Senza iperboli, ripeto che questo film è una Meraviglia. Fin troppo chiaro perché non ha conosciuto passaggi televisivi e anche perché merita d'essere visto. Troppo distante da ogni stereotipo, troppo sincero nel mostrare che l'amore prevede anche il sesso, privo di ogni giudizio, con donne "popolari" che battono la stecca a tutti in termini di apertura mentale, coscienza di sé e soprattutto ricche del sale della vita: la passione.
Salvatore Piscicelli in quest'opera si dimostra essere un regista serio e discreto del quale guarderò sicuramente altro. E' di quelli che non esibiscono tecnica, semplicemente la usano quanto occorre, in giusto equilibrio con quello che vuole rappresentare. L'occhio allenato saprà apprezzare la varietà dei punti di ripresa, in particolare a me sono piaciute la fotografia decolorata e l'accorta scelta delle distanze dai soggetti in dipendenza dei momenti della trama. Come un "occhio", certamente indiscreto come deve esserlo ogni macchina da presa, ma mai cafone o spocchioso rischiando così di violentare la vicenda in favore di estetismi inutili.
Robydick
p.s.: Ieri per "L'ultimo bacio" c'è stato un dibattito anche acceso. Oggi è per puro caso che esce la rece di questo film, in contrasto totale con lo stile - a parere mio mellifluo - di Muccino. Volevo dirlo perché poteva sembrare quasi una provocazione. Oddio, forse lo è anche!
p.p.s.: Se vi capita di girare per Roma e vedere una donna clochard fate attenzione, potrebbe essere Marcella Michelangeli (ex moglie di Lou Castel). Questo a quanto mi han detto persone molto fidate. Non è un pettegolezzo, figuriamoci, che me ne viene... è che magari riconoscendola potreste fargli i complimenti almeno per questa interpretazione, dandole una meritata soddisfazione.
Immacolata e Concetta, l'altra gelosia
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