
È un pomeriggio afoso. La gente è appena tornata al lavoro dopo le vacanze, e negli uffici tra una mail e un'altra, dà una scrollata alla home di Facebook e una letta agli ultimi tweet.
Subito sale l'indignazione, si chiama il collega, si urla “guarda cosa è successo”, bastardi. I Marò hanno abbattuto un'orsa in India, e ora sono stati fermati e messi sotto processo dalla polizia indiana.
La gente reagisce in modo diverso: c'è chi cambia l'immagine del profilo con la foto dei due marò, chi mette la foto dell'orsa indifesa nella propria bacheca, chi twitta “vergogna” (così si va sul sicuro, rimanendo imperscrutabili chi si dovrebbe vergognare), chi rivuole i Marò in Italia, chi rivuole l'orsa viva, chi rivuole i marò in Italia con l'orsa viva.
È un putiferio.
Fortuna che non è mai successo.
A volte è molto facile prevedere i flussi d'indignazione della gente sui social. Se l'argomento è un'ingiustizia verso un animale, verso un bambino, o verso un membro di una forza armata è molto scontato che essa provochi molta più indignazione di altri casi.
Ma non è sempre chiaro e definito questo moto di affetto e/o di disperazione.
Prendiamo il caso del ragazzo napoletano ucciso. Era un ragazzo, quindi avrebbe dovuto compattare tutto il popolo del web, ma è stato ucciso da un membro delle forze dell'ordine (un carabiniere), era napoletano (e i napoletani hanno molti “nemici”, basta vedere il moto di indignazione verso i Genny a Carogna, etc..etc...), e aveva un presunto (forse no) pregiudicato in sella al motorino.
Quindi tali fattori hanno influito sul popolo del web diviso tra “se l'è cercata” e “carabinieri di merda”.
Scontata invece le risposta della gente nei confronti della morte di Daniza. Non importa che l'orsa terrorizzasse la popolazione del posto, la seppure sbagliata (e triste, eh!) uccisione ha provocato un sacco di polemiche, addirittura politiche.
Si passa dai “boicottiamo i prodotti del Trentino”, a Valentina Vezzali (ogni tanto scopre di far parte anche lei del parlamento) che chiede di togliere i finanziamenti agli altoatesini; senza dimenticare chi auspica le dimissioni del ministro dell'ambiente, e il bomber Salvini che invece dice che in questo paese si possono abbattere gli orsi, ma gli immigrati e gli spacciatori rimangono completamente impuniti (sigh).
Ma... immaginate un cortocircuito! Immaginate... se i marò avessero ucciso un'orsa. Qui ci troviamo davanti ad un caso molto conflittuale. Cioè: persone che rendono onore alla nostra Nazione osano uccidere un animale indifeso.
La politica cosa avrebbe risposto? La gente che avrebbe detto? E soprattutto, cosa determina o meno l'indignazione di una persona?
Il caso dell'orsa era seguito da parecchie settimane dai media. Ma se fosse stata uccisa per sbaglio da un colpo partito da un Marò, i media avrebbero dato lo stesso risalto?
E se i marò fossero stati detenuti in India in seguito all'uccisione dell'orsa, il patriottismo sarebbe stato uguale, o sarebbe prevalso l'animalismo?
E se al posto dell'orsa ci fosse stata una mucca (sacra in India) perchè il patriottismo avrebbe avuto la meglio?
La mucca vale meno dell'orsa?
La cosa è molto più interessante di quanto si possa pensare. Sono decine e decine gli italiani ingiustamente detenuti all'estero. Eppure il moto di affetto è solo verso i Marò.
E sono decine e decine le orse abbattute ogni anno in tutto il mondo, per svariati motivi. Ma Daniza (diventata addirittura Danzica in alcuni commenti sul web: sorvoliamo) è un'orsa differente.
A questo popolo incoerente e facilmente “trascinabile” dalla massa, va benissimo anche questa politica: quella delle Meloni, che ad un caso come quello dei Marò non riesce a fare altro che dire a Del Piero di non andare in India; o quella dei Salvini, che “un'orsa può venire uccisa, ma i clandestini no”.
Una politica da bar.
Un po' come la gente su facebook, che tra gattini e bambini-malati-da-curare-con-un-like, non per caso ti posta una foto dei “nostri ragazzi” o della povera “Daniza”.
Sperando che a nessun marò venga mai in mente di far fuori un'orsa.
Mirko Web
@mirkoboschetti
PS: In redazione mi dicono che è meglio specificare, ché non si sa mai. L'articolo è volutamente paradossale.
Vo-lu-ta-men-te.
Il paradosso è cretino per definizione. La speranza è che da un paradosso cretino si riesca a tirar fuori una riflessione sensata.