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L'immagine corporea è sempre più problematica per le adolescenti e le giovani donne, che spesso giungono a sperimentare un profondo disagio.
Il termine immagine deriva dal latino imago e significa: figura, ritratto, fantasma, ombra, rappresentazione mentale, sogno, visione, apparenza, riflesso di uno specchio, similitudine, allegoria.
Quindi l'etimologia ci suggerisce che l'immagine è una parte del tutto, un “come se”.
Come tale può essere camuffata, falsificata, trasformata; si potrebbe pensare di controllarla, così da poter illusoriamente controllare anche il corpo di cui l'immagine è una mera proiezione.
Una proiezione mentale individuale o di un ideale culturale o di un'aspettativa sociale.
Ma di chi è il nostro corpo?
E la nostra immagine?
Paul Schilder, psicanalista, definisce l'immagine corporea come la percezione di sé a livello corporeo, che è causata dal modo in cui si è imparato a percepire gli altri, il corpo degli altri, e come il proprio corpo è stato percepito dagli altri.
Quindi sarebbe come dire che l'immagine corporea nasce attraverso la relazione con gli altri.
In effetti quando noi ci relazioniamo con gli altri, innanzitutto ci guardiamo e osservando il nostro corpo e il corpo degli altri, attraverso la comunicazione non verbale, siamo già in grado di cogliere tantissimi messaggi involontari.
Possiamo perciò dire che l'immagine corporea non è mai stabile nel tempo, ma si modifica proprio in virtù del modificarsi della relazione che abbiamo con noi stessi e delle relazioni che creiamo con gli altri durante tutta l'esistenza.
Un altro aspetto importante dell'immagine corporea è che, spesso, è una rappresentazione mentale del nostro corpo, cioè il modo in cui sentiamo che il corpo appare a noi stessi: quindi può essere sia un'immagine di come ci si vede in positivo oppure sia negativo.
Gli aspetti che ho descritto dell'immagine corporea vanno a costruire quello che noi chiamiamo in gergo tecnico schema corporeo: un'immagine a più dimensioni del proprio corpo dove a volte si scontra con ciò che uno è e con ciò che uno vorrebbe essere.
Questo conflitto, se guardato da vicino e più a fondo, da proprio la misura di qual è il tipo di relazione che un individuo ha con il suo stesso corpo.
Quello che si osserva molto spesso è che alcune ragazze, alcune donne, fanno molta difficoltà a riconoscere il proprio corpo allo specchio. Non che non siano in grado di capire chi sono, ma fanno fatica ad accettare il loro corpo, ne vedono i difetti a volte esaltati, non sono in grado di percepire una reale magrezza o grassezza.
Alcune parti del corpo sembrano percepite come scisse, scollegate, dal resto del corpo.
In certi casi si parla di immagine corporea distorta cioè che non corrisponde alla realtà. Spesso questo tipo di problematica è presente in coloro che presentano disturbi del comportamento alimentare (per esempio ragazze che continuano a vedersi sovrappeso anche quando mostrano un'eccessiva magrezza).
Le influenze sociali, come la rappresentazione del corpo ideale delle donne che ne fanno i Mass media, possono condizionare negativamente la percezione del proprio corpo, l'autostima femminile.
Il corpo della donna nel mondo della moda, nel cinema e in televisione è spesso presentato come asciutto e mascolino, pur mantenendo gli attributi sessuali secondari in evidenza: vediamo quindi donne con fianchi strettissimi che presentano seni ingranditi, a volte, dall'intervento chirurgico.
Questa contraddizione, questo unire il maschile al femminile all'interno di un unico corpo, è spesso innaturale e irraggiungibile.
Tuttavia l'esposizione ripetuta a tali immagini rafforza l'idea che sia questo il corpo idealizzato e desiderato dalla società in generale.
Il grande conflitto che si genera, tra il corpo ideale e il corpo effettivo e percepito, conduce ad un senso di sofferenza e smarrimento, portando alcune ragazze all'ossessione per il raggiungimento di un'immagine fantasticata. Avere un corpo ideale sembra allora la soluzione di tutte le sofferenze.
Sessioni di allenamento in palestra, diete rigidissime, interventi di chirurgia estetica sono tutte strategie messe in atto per modificare il proprio corpo alla ricerca di una perfezione immaginata. Tuttavia l'immagine corporea distorta prevale sulla capacità di vedere la realtà oggettiva di come il proprio corpo appare. Da qui si genera una costante e continua insoddisfazione per il proprio corpo, che non ha termine e soluzione.
Alla domanda in quanto grosse si percepiscano, anoressiche e/o bulimiche, spesso sovrastimano grossolanamente le loro dimensioni e il loro peso.
La stessa cosa avviene all'inverso in persone in sovrappeso o obese che le sottovalutano quanto sia grande il loro corpo. Anche in questo caso c'è un'immagine corporea distorta per la quale sono convinte di essere più piccole di ciò che sono.
Credo che l'immagine del corpo femminile oltre ad essere minata da una rappresentazione culturale e sociale, è anche un tema squisitamente personale.
L'immagine del proprio corpo, e come noi ci percepiamo, è forse un canale unico che ci permette di entrare in contatto con quelle parti di noi più emotive e anche più primitive, dove vivono i nostri sentimenti e le nostre emozioni.
Se l'immagine corporea è soprattutto relazione, come dicevo poco fa, viene da chiedersi come viviamo le relazioni con gli altri e come viviamo la relazione con noi stessi. Perché qui non si parla solo di corpi, intesi come misure o dimensioni, ma si parla soprattutto di percepirsi, di sentirsi, di mettersi in ascolto di sé e di parti più intime che a volte restano inascoltate.
Sarebbe quindi utile riuscire a dedicarsi del tempo, a creare degli spazi, per iniziare a riflettere seriamente se in gioco, nel disagio dell'immagine del nostro corpo, c'è esclusivamente la fisicità o se si nasconde altro.
Se lo specchio rimanda un'immagine in cui non ci riconosciamo e che non ci piace, è importante fermarsi e chiedersi quali altre parti di noi, in questa fase della nostra vita, non ci piacciono, ci rendono insoddisfatte, e soprattutto ci stanno impedendo di essere libere di essere noi stesse.