D’Alema ha torto. Non è immorale il fatto che Monti si possa candidare con uno schieramento avversario al PD che è stato il maggior partito che ne ha sostenuto il governo. È invece immorale che Monti si candidi, con chiunque lo faccia, perché il governo Monti è stato sostenuto da quasi tutte le forze parlamentari e quindi il ragionamento di D’Alema sarebbe valido anche qualora si candidasse, per ipotesi assurda ma non troppo, con lo stesso PD. E sarebbe anche immorale una candidatura con una forza che non l’ha sostenuto perché contradditorio.
Questo tirare per la giacchetta il “professore”, specie dopo la santa benedizione del PPE, dà la misura di quanto infima sia la politica italiana e di quanto infima sarà la campagna elettorale nella quale, è evidente, si cercherà ogni trucco e stratagemma per raccogliere anche quattro voti ma non si baderà affatto ai contenuti. Se è vero che si voterà a febbraio la campagna sarà breve e ancora nessuno ha presentato un qualcosa che somigli ad un programma.
Tutti vogliono Monti: chi lo candida premier, chi lo vuole come “risorsa”, chi lo investe di una candidatura subordinata o subordinante alla propria. Ma Monti non può candidarsi perché è Senatore a vita e dovrebbe dimettersi per sottoporsi alla votazione degli elettori, cosa che, pare chiaro, non ha intenzione di fare. Per cui tutto questo sproloquiare sul nome del Premier fa da paravento ad una sconfortante assenza totale di progettualità, ad un vuoto completo di idee, al nulla assoluto. Saranno tempi foschi per l’Italia dopo le elezioni, chiunque le vinca.
Luca Craia