Immortals
di Tarsem Singh Dhandwar
USA 2011
Trama
Il brutale e sanguinario Re Iperione e il suo feroce esercito stanno devastando la Grecia, demolendo tutto quello che trovano sul loro cammino con spietata efficienza. I villaggi continuano a cadere di fronte alle legioni di Iperione e ogni vittoria lo porta un passo più avanti verso il suo obiettivo: risvegliare il potere dei Titani per conquistare gli dei dell’Olimpo e tutta l’umanità. Sembra che nulla sia in grado di fermare il malvagio re dal diventare il padrone indiscusso del mondo, fino a quando un semplice uomo di nome Teseo giura di vendicare la morte della madre, avvenuta durante uno degli attacchi di Iperione. Quando Teseo incontra l’Oracolo della Sibilla, Fedra, le sue inquietanti visioni sul futuro del giovane la convincono che lui avrà un ruolo fondamentale per fermare questa distruzione. (Fonte: Coming Soon)
Commento
Adoro tutto ciò che prende spunto dal Mito Greco. Non m’importa più di tanto l’aderenza fedele al medesimo, trattandosi di storie metaforiche, allegoriche, e non certo di verità storiche. Mi piace quindi il coraggio di alcuni registi di sconvolgere le storie, di adattarle a trame inventate ex novo.
Trattasi probabilmente della mai svanita passione per I Cavalieri dello Zodiaco, che dal Mito pescano a piene mani, pur miscelando il tutto in un calderone che non aveva nessuna attinenza coi classici greci. Cosa che, tra l’altro, non ha mai dato fastidio a nessuno.
Ultimamente a Hollywood hanno riportato in auge la vecchia moda di girare film ispirati alle vecchie leggende elleniche. Il dittico sui Titani (due pessime pellicole) è il caso più eclatante, ma non è l’unico.
Gli Dei greci secondo Tarsem Singh.
Questo Immortals di cui parliamo oggi doveva essere – e in parte lo è stato – un tentativo più nobile di produrre un film meno fracassone e un po’ più epico rispetto a Scontro tra Titani e La furia dei Titani (vi ho già detto, vero, che fanno schifo?).
La regia è stata affidata a Tarsem Singh, visionario ed esteta ma, come dice la mia cara amica Lucia, completamente incapace di lavorare a una sceneggiatura decente. Immortals potrebbe essere commentato proprio con questo ritratto che caratterizza il regista; ritratto a cui corrisponde anche il film in questione.
La storia proposta da Singh è un fantasy con minima, se non nulla, attinenza al Mito. Ne pesca qua e là alcuni elementi: Teseo, il Minotauro (che Minotauro in realtà non è), i Titani chiusi nel Tartaro, gli Dei Olimpi. Tutto il resto, soprattutto il background protostorico in cui si sviluppa la trama, è inventata di sana pianta. E, ahimé, non funziona.
Le vicende hanno uno sviluppo casuale e confuso, un procedere quasi onirico che non trasmette né empatia né pathos. In questo Singh fallisce su tutta la linea. Il migliore attore del cast, Mickey Rourke, riesce a dar vita all’unico protagonista credibile del pacchetto, vale a dire Re Iperione. Teseo (Henry Cavill) è alquanto scialbo. Perfino la bellissima Freida Pinto, che interpreta l’indovina Fedra, non riesce a dare spessore a un personaggio inutile e superfluo. Tutto il resto è colmato da un debole intreccio che vede contrapposti i pagani guidati da Iperione e la lega ellenica, pronta a essere travolta dall’esercito nemico, a cui presto si affiancheranno i Titani liberati. Tutto confuso, tutto approssimativo.
Peccato, perché Immortals ha anche qualche pregio notevole. Innanzitutto la visionarietà stessa di Singh, che si rispecchia in alcune immagini particolarmente evocative, come per esempio la ricostruzione “lunare” del Monte Olimpo, o la rappresentazione stessa degli Dei, molto lontana dallo stereotipo dello Zeus barbuto (e relativa compagnia cantante).
Uno dei momenti più riusciti del film è senz’altro il truce, spettacolare scontro tra gli Dei e i Titani. Una manciata di minuti di grande impatto visivo, in grado di salvare l’intera pellicola da un voto altresì tendente al basso. Anche la scena finale, pur nella sua inutilità, è esteticamente perfetta, artistica, evocativa.
Quindi Immortals è da vedere o da evitare?
Se vi capita, guardatelo. Di certo c’è in giro molto di peggio. Peccato, e mi ripeto, perché questo film sa tanto di occasione perduta. Ci rivediamo al prossimo giro, caro vecchio Mito greco.
I Titani secondo Tarsem Singh.
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