Magazine Diario personale

Impara l’arte e mettila da parte. Oppure no?

Da Arthur

Igor

Non capisco, mannaggia, non capisco. Non capisco cosa c’entri l’arte con certe performance che di artistico hanno poco a che fare, secondo me. Sì, c’è l’idea, che solo a pensarla immagino debba esistere una mente a dir poco perversa, ma d’altra parte si sa, l’artista o chi si industria per apparirlo, deve essere un po’ pazzoide, fuori dalle righe, ma il troppo è troppo ari_mannaggia, deve esserci un filo conduttore, un qualcosa che chi guarda possa provare, che siano sensazioni, o emozioni, insomma, qualcosa, qualunque essa sia.

Oggi, navigando qua e là m’imbatto in un sito, dove una mia vecchia conoscenza che non vedo da almeno 15 anni e che, trasferitasi a Parigi, si è dedicata all’arte – fotografia, pittura e quant’altro beata lei – pubblicava un video di una sua performance. Con l’aiuto di un’amica, in uno spazio quadrato delimitato da linee, tirava fuori da una scatola di legno dei bastoncini appuntiti che sembravano delle grosse sottili matitone, di circa un paio di metri l’uno e dopo averli appoggiati per bene sulla parete che faceva da sfondo, indossata una maschera, li posizionava sul pavimento buttandoli a casaccio uno sopra l’altro, aspettando che rotolassero fino a fermarsi.

Avete presente lo Shangai, quel gioco che si fa con i bastoncini? Più o meno la stessa cosa, o almeno questa è stata la mia impressione. E poi, mi sono detto? Dove sta la novità? L’idea se pur simpatica, mi sembrava piuttosto uno scimmiottamento di una delle tante istallazioni anni ’70 che inneggiavano all’arte oggettuale – a questo proposito mi vengono in mente tanti trenini di legno diligentemente messi uno dietro l’altro che facevano bella mostra di sé in uno scenario fantastico di una chiesa sconsacrata – dove il significato era affidato più al pensiero di chi l’aveva immaginata, piuttosto di chi stava lì a vederla.

E già che poi di fronte a queste cose si rimane un po’ intimiditi, nessuno ha il coraggio di dire che non c’ha capito nulla e magari ci si complimenta con l’autore per l’idea geniale, come sempre succede.

L’arte, ho idea, dopo la famosa “Merda d’artista” di Piero Manzoni del 1961, credo abbia perso ogni ritegno, qualunque cosa è considerata opera artistica se solo è ben pubblicizzata e se ha la fortuna dell’appoggio e della recensione di un ben noto critico d’arte.

C’è ne tanta secondo me di arte buona al giorno d’oggi, astratta o figurativa che sia, arte che con la sua forza espressiva si pone al di sopra di opere che, caso contrario, spesso cadono nella banalità più assoluta. Non basta un’idea che sconvolga o che stupisca, serve dell’altro. Come questa estate, quando, entrato in una chiesetta Romanica ad un’unica navata, la prima cosa che ho detto ad alta voce è stata: “Che bella!”

Ecco, se un quadro, un’istallazione o una scultura mi provoca questa emozione, allora è arte, altrimenti è solo un normalissimo, banalissimo dejà-vu

*** Nella foto due opere del celebre scultore recentemente scomparso Igor Mituraj in argilla, matrici originali di successive fusioni in bronzo esposte nella chiesa di Sant’Agostino a Prietrasanta (Lu). La città di Pietrasanta ha dedicato al maestro una mostra con alcune opere monumentali nella piazza del Duomo.

Emozione pura, senz’altro da vedere.



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